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1 Marzo 2024
18:00

La moda curiosa e divisiva dei gioielli con latte materno, cordone ombelicale e capelli del neonato

Esistono negozi online che offrono la possibilità di trasformare in gioielli i ricordi della gravidanza e della maternità, come il latte materno, il cordone ombelicale e i capelli del neonato. La moda è divisiva: o la trovi affascinante, o la guardi con disgusto.

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La moda curiosa e divisiva dei gioielli con latte materno, cordone ombelicale e capelli del neonato
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Anziché diamanti, rubini e zaffiri, nei ciondoli dei gioielli sono incastonati residui di placenta essiccata, monconi di cordone ombelicale, latte materno solidificato, ciuffi di capelli del neonato. Il risultato? Orecchini, bracciali, collane che, sotto un manto di resina, conservano le tracce organiche della gravidanza e dei primi giorni da neomamma. I monili della maternità, un tempo appannaggio esclusivo delle cosiddette «mamme pancine», da qualche anno rappresentano un business redditizio, con fiorenti attività commerciali sia nei Paesi anglosassoni (dove è nato il primo brand di gioielli di latte materno) che in Italia. Tanto stravagante quanto controversa, la moda degli accessori-cimeli che sacralizzano la maternità divide le masse: o li ami o li trovi disgustosi e inquietanti. O ne rimani affascinato e li inserisci nella “wish list” del compleanno, o giudichi quegli ornamenti come feticci rivoltanti e inquietanti.

Cosa sono i gioielli di latte materno e cordone ombelicale?

Da qualche anno sono nati diversi e-commerce che vendono anelli, collane, bracciali, orecchini, perle, gemme, targhette realizzati con i “ricordi della maternità” dell’acquirente. Si tratta di gioielli che presentano pietre o ciondoli fabbricati con campioni di latte materno, ciuffi di capelli del neonato, monconi di cordone ombelicale o, all'estero, residui di placenta debitamente conservati dopo il parto. Nelle sembianze tuttavia sono identici a qualsiasi anellino o accessorio esposto nelle teche delle gioiellerie.

Come vengono realizzati

Il cliente spedisce all’azienda una provetta contenente un campione del proprio latte, estratto dal seno tramite spremitura o tiralatte o scongelato. Una volta a destinazione, il liquido materno viene solidificato, immerso e sigillato nella resina per impedirne il deterioramento. Il latte, quando si rapprende, assume forma e dimensione del ciondolo o della pietra ornamentale richiesta dall’acquirente, e viene incastonato nella struttura dell’anello o infilato nella catena della collana.

Il procedimento per fabbricare monili con i resti del cordone ombelicale. Trattandosi di materia organico che rischia di venire alterato, la lavorazione è delicata.

Quanto costano

I prezzi dei gioielli creati con il latte materno variano in base al prodotto. Le cifre generalmente vanno dai 70 euro degli articoli più basici agli oltre 700 euro dei monili più elaborati.

Quando è nato il business dei gioielli della maternità

Il business dei gioielli della maternità non è una novità, almeno nel panorama internazionale. Il primo brand a balzare agli onori di cronaca fu quello di Amy McGlade, madre e ostetrica australiana che nel 2014 ha trasformato il suo hobby in una linea di gioielli. La notizia all’epoca fu ripresa da vari giornali e tabloid e nel giro di qualche anno furono lanciate collezioni di anelli e ciondoli prodotti con il latte materno in diversi Paesi, fra cui l’Italia.

Tuttavia, la pratica di creare gioielli a partire da latte materno, cordone ombelicale, placenta ha una storia precedente. Quando nel 2016 è scoppiato in Italia il caso «pancine» con la pubblicazione sul blog “Il Signor Distruggere” delle conversazioni fra mamme in gruppi segreti di Facebook, fu chiaro che la realizzazione casereccia e artigianale di cimeli e collane con i «ricordi della maternità» era già diffusa (con punti interrogativi sulle accortezze di igiene).

Controversie

Le controversie nascono proprio dai punti in comune dei gioielli-cimeli con la deriva più radicale della maternità, a cui negli anni è stato affibbiato il termine di “pancinismo”. Per ricordare la gravidanza e i primi giorni con il neonato non ci si accontenta dei ricordi, e neppure della tutina incorniciata, del ciuccio fuori uso, del test di gravidanza o del braccialetto dell’ospedale, e si desidera custodire in eterno reliquie della gestazione, residui tangibili dell’organo deciduo che nutre e protegge il feto o del cordone ombelicale che lo nutre. I più critici, che guardano di malocchio la pratica, si domandano se non traspaia una sorta di “sacralizzazione” della genitorialità e quale sia il confine fra tenerezza e nostalgia da un lato e fanatismo per la maternità dall’altro.

Oltretutto, l’azienda di McGlade, la prima nota per la produzione dei gioielli, offre perfino la possibilità di trasformare in accessori e oggetti ornamentali gli embrioni inutilizzati o le ceneri di cari defunti, un servizio piuttosto macabro. Una delle critiche più diffuse consiste nella primitività di tali pratiche, che rimandano a un ideale ancestrale della vita e della morte. In effetti, nella Preistoria uomini e donne realizzavano collane e amuleti con ossa di animali.

Si è riaccesa la polemica sui gioielli-cimeli nella primavera 2023, quando l’influencer Ludovica Valli si è esposta sui social mostrando la fedina a forma di cuore realizzata con il latte materno, lo stesso con cui stava allattando il figlio Otto.

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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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