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7 Aprile 2023
11:00

La sintonizzazione, una “danza” tra genitori e figli che imparano a comunicare

La comunicazione tra bimbi e genitori inizia ben prima della parola e benché si tratti di un rapporto fatto di sguardi, sorrisi e versetti, questo primo step relazionale risulta fondamentale per instradare i piccoli alla socialità e, naturalmente, rafforzare il legame genitore-figlio.

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La sintonizzazione, una “danza” tra genitori e figli che imparano a comunicare
Psicologa e psicoterapeuta
sintonizzazione genitori-bambini

Aristotele scriveva “l’uomo è un animale sociale”. Questo è così vero che nasciamo predisposti a interagire e comunicare con gli altri fin dai primi momenti di vita.

Una predisposizione che ci porta precocemente a mostrare interesse per stimoli sociali, come il volto umano, e a ricercare la sintonizzazione con chi si prende cura di noi sia perché da questo dipende la nostra sopravvivenza (protezione, nutrimento, cura…) ma anche perché nella figura del caregiver troviamo la regolazione di stati affettivi, del livello di attivazione (arousal) e, non da meno, il piacere della compagnia e della condivisione.

Se osserviamo le interazioni che avvengono già dai primi giorni dopo la nascita tra un neonato e un genitore possiamo notare che essi sono spesso coinvolti in quelle che Daniel Stern chiamava “danze interattive”: dei complessi intrecci di scambi nei quali linguaggio, movimenti del corpo e espressioni del viso si coordinano ogni giorno in modo più preciso e sincronizzato. Quando il bambino è agitato la mamma calma, quando è rilassato la mamma aspetta, quando la osserva la mamma parla, canta, stimola, quando è affamato la mamma nutre.

In realtà questa sincronizzazione tra mamma e figlio inizia già nella vita intrauterina con processi fisiologici come il battito cardiaco e i livelli ormonali (Feldman, 2007) . A partire dalla nascita poi iniziano le interazioni faccia a faccia che permettono alla coppia genitore-figlio di comunicare con lo sguardo, il rispecchiamento delle espressioni emotive e il contatto.

Attraverso queste “danze” la coppia genitore-bambino impara a sintonizzarsi sul piano emotivo, attentivo e comunicativo con delle implicazioni molto importanti per lo sviluppo:

  • Regolazione di stati fisiologici come la fame o il sonno: il genitore si sintonizza sul segnale di sonno del neonato e cullandolo lo aiuta a trovare riposo;
  • Regolazione del livello di attivazione: ad esempio il neonato ricerca lo sguardo del genitore e questo coglie il segnale come un’occasione per offrirgli degli stimoli (carezze, suoni, contatto) e alzare il livello di attivazione oltre la noia;
  • Regolazione emotiva: i neonati esperiscono stati emotivi primitivi ma non sanno ancora come regolarsi da soli. Lo fanno segnalando con il pianto uno stato di disagio al genitore che rispecchierà la loro emozione e modulerà la propria voce e movimenti per aiutarlo a tornare a uno stato di benessere. È da queste risposte del genitore che il neonato imparerà ad “etichettare” i propri stati interni e successivamente a regolarli.

Le proto-conversazioni

Le danze interattive, soprattutto a partire dai due mesi, assomigliano a dei veri e propri dialoghi sociali tanto che sono state definite anche “proto-conversazioni”. Infatti fin da subito tendiamo ad interagire con l’altro rispettando lo schema dell’alternanza dei turni: di solito quando il bambino sta facendo dei vocalizzi è nelle pause che il genitore si inserisce per rispondere o incoraggiarlo a esprimersi ulteriormente e lo stesso neonato ascolta ed aspetta durante il turno del genitore.

In queste interazioni il focus è stato spesso portato sul ruolo attivo del genitore con la sua pronta risposta al pianto del bambino. In realtà gli studi delle relazioni precoci ci mostrano dei neonati molto attivi nel dare inizio a questi primi dialoghi e nel provocare il partner per ottenere una reazione.

I bimbi possono iniziare la comunicazione con il genitore con uno sguardo o un sorriso

Ad esempio possono iniziare la comunicazione con il genitore orientando il capo verso di lui e rivolgendo sguardi e sorrisi e concludere un momento di interazione distogliendo lo sguardo e girando il capo di lato ad indicare che hanno bisogno di una pausa.

Addirittura C. Trevarthen nei suoi studi ci mostra dei piccoli che fin dalle prime settimane di vita ricercano l’interazione per il puro piacere della compagnia instaurando fin da subito degli scambi “giocosi” che non hanno altro scopo se non quello del divertimento. La mamma, nelle sue parole, “è molto più che una figura di accudimento. Essa è prima di tutto una compagna di giochi” (Carter et al., 2015; Trevarthen, 2015) .

Viva le interazioni imperfette

La ricerca sulla sintonizzazione ci porta quindi a riflettere su quanto sia importante come genitori dare il giusto spazio all’osservazione dei propri figli fin dai primi istanti per provare a sintonizzarci con loro: che cosa mi sta comunicando? Che bisogni ha in questo momento? Mi sincronizzo con lui (ad esempio se piange alzo anche io il volume della mia voce) o ha bisogno che mi sintonizzi con un movimento opposto (parlando a volume basso per abbassare il livello di attivazione)?

Comunicazione con i bimbi

Sulla base di queste prime interazioni il bambino svilupperà degli “schemi dell’essere con”: rappresentazioni di Sé nelle relazioni e aspettative su come il mondo risponderà ai propri bisogni e alle proprie emozioni.

Questo non significa che per favorire uno sviluppo positivo la sintonizzazione debba essere sempre perfetta anzi!

E. Tronick ci insegna che tipicamente l’interazione è disordinata e comporta momenti in cui ci coordiniamo in modo errato, in cui fraintendiamo segnali o intenzioni e in cui gli stati affettivi dell’uno e dell’altro sono in discrepanza. É proprio dai momenti di riparazione di queste “rotture relazionali” e di ricongiungimento che facciamo nostro un insegnamento fondamentale: anche l’esperienza negativa di mancata sintonizzazione con l’altro può essere riparata e trasformata in nuovi modi di stare insieme, quindi posso fidarmi dell’altro e esplorare il mondo con sicurezza (Ham & Tronick, 2009) .

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