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3 Aprile 2024
11:00

La teoria dei nudge nell’educazione: il metodo per “spingere gentilmente” i bambini a compiere la scelta giusta

Conoscete le cosiddette "spintarelle gentili" per indirizzare i piccoli verso le scelte più corrette, sane e sostenibili? Tutto nasce dalla teoria dei nudge, formulata dal Premio Nobel Richard Thaler nell'ambito dell'economia comportamentale. Secondo alcuni, può essere applicata anche all'educazione dei figli.

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La teoria dei nudge nell’educazione: il metodo per “spingere gentilmente” i bambini a compiere la scelta giusta
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Lavare, sbucciare, tagliare la frutta e impiattarla in un contenitore a scomparti. Organizzare i giocattoli in scatole e ceste etichettate e divise per colori. Disporre ordinatamente i libri in bella vista sulla mensola più bassa dello scaffale. Sono delle tecniche di “nudging”, cioè delle «spintarelle», dei «colpetti» o dei «pungoli» gentili messi in atto nel contesto educativo dal genitore per indurre il figlio a compiere la scelta giusta.

Trovare la mela già accuratamente sbucciata e comodamente a fette nella box della merenda spingerà il piccolo a mangiare più volentieri lo snack salutare, al posto della brioche confezionata. Allo stesso modo, avere un accesso diretto ai libri (senza essere costretto ad arrampicarsi pericolosamente sulla libreria) lo invoglierà a leggere più frequentemente, e risistemare i mattoncini e i dinosauri in miniatura nel rispettivo contenitore lo indurrà a essere più ordinato.

Anche se a primo acchito appare un metodo destinato al fallimento, la “Nudge Theory” (o teoria dei nudge, letteralmente «teoria della spinta») è stata formulata da un Premio Nobel per l’economia e viene già applicata con successo nell’ambito della politica e della sanità pubblica.

Teoria delle “spinte gentili” nel contesto educativo

Secondo la teoria dei nudge – illustrata per la prima volta da Richard Thaler e Cass Sunstein nel loro libro “Nudge. La spinta gentile” del 2008 – le “spinte gentili” sono piccoli aiuti, interventi non invadenti, suggerimenti non espliciti, gesti indiretti di supporto che funzionano come imbeccate (e non imposizioni), volte ad influenzare le decisioni e i comportamenti altrui in modo positivo. Si tratta di una strategia di economia comportamentale diventata popolare nel 2017, quando Thaler vinse il Premio Nobel per l’economia e si accesero i riflettori su di lui e sui suoi studi pregressi.

Anche se la filosofia delle spinte generose viene principalmente adottata nel contesto politico, finanziario, della sanità pubblica e in quello piuttosto opaco del marketing, il concetto può essere potenzialmente applicato a qualsiasi ambito della nostra vita, incluso quello educativo.

Nel contesto pedagogico, i “nudge” diventano dei segnali per i più piccoli, una fonte di ispirazione o banalmente funzionano come lampadine che si accendono nel loro cervello. Ad esempio: il bimbo è in un ambiente confortevole, con dei cuscini e una libreria dalle piccole dimensioni, sulla quale sono disposti libriccini colorati. Il suo pensiero, magari, sarà: “Idea! Oggi voglio leggere o colorare”.

O magari no. Perché i “nudge” hanno come obiettivo quello di indirizzare a fin di bene una decisione, nel rispetto della libertà individuale, non di imporla contro la volontà. Proprio per questo motivo le spinte sono definite “gentili”: l’obiettivo è aiutare e supportare le scelte altrui senza snaturarle, rispettando i valori di chi si trova a compierle.

Se la sua applicazione nel mondo del marketing e delle attività commerciali che incoraggiano, più o meno velatamente, i consumatori all’acquisto del prodotto è piuttosto torbida e legata a interessi puramente economici, l’adozione dei “nudge” tra le mura di casa può rivelarsi una strategia efficace per insegnare buone pratiche ai figli ed educarli all’opzione più sana e corretta senza ricorrere alla costrizione e agli ordini imposti dall’alto.

Come “spingere gentilmente” il bambino a fare qualcosa

Secondo i sostenitori della “nudge theory” le spinte gentili aiutano i genitori, gli insegnanti e più in generale gli adulti a indirizzare il processo decisionale dei più piccoli verso una scelta più sensata e vantaggiosa nel loro interesse personale: per loro, per il loro futuro e per l’ambiente in cui vivono. Oltre a contribuire a un’educazione alimentare e comportamentale e a ridurre il consumo  di cibo spazzatura, vengono utilizzate per promuovere pratiche di sostenibilità ambientale.

Esempi di "spinte" in avanti

Vediamo degli esempi di “colpetti” cortesi in avanti per incalzare i bambini a compiere un’azione, a sviluppare la loro autonomia e indipendenza e a creare degli utili rituali quotidiani:

  • Applicare etichette colorate su scatoloni, ceste o contenitori per giocattoli, dividendoli per categoria (pupazzi, mattoncini, palloni, bambole). Sarà utile per insegnare ai piccoli a riporre correttamente e ordinatamente i giochi dopo averli utilizzati.
  • Posizionare nella stanza strumenti e supporti che garantiscano ordine e, al contempo, siano alla portata dei bambini, come un poggia-scarpe e un attaccapanni a un metro da terra. I piccoli impareranno a togliersi le scarpe e infilarsi le babbucce e ad appendere il grembiule, lo zaino e la giacca una volta tornati da scuola.
  • Preparare in un contenitore a scompari la frutta già sbucciata, senza semi e tagliata per la merenda pomeridiana o per lo snack della ricreazione a scuola. L’obiettivo è indurlo a mangiare in modo più salutare e nutriente.
  • Creare un angolo di lettura in casa, con delle mensole a misura di bambino, dei libri colorati posizionati sugli scaffali. Il bimbo sarà magari indotto a leggere di più o a colorare l’album di disegni.
  • Aggiungere nella cameretta dei bidoni per la raccolta differenziata, almeno divisi tra carta, plastica, indifferenziata. Sarà utile per abituare i piccoli a raccogliere separatamente i rifiuti per rendere più conveniente il loro smaltimento e riutilizzo.
  • Appendere nella sua stanza un calendario, indicando sopra le festività, il suo compleanno, i suoi impegni. Lo aiuterà a non perdere la concezione del tempo che passa e ad organizzarsi.Riempire il frigo e la dispensa di frutta, verdura e alimenti sani. È un modo per educare i piccoli a un’alimentazione sana senza toglier loro il gusto di mangiare.

Linee guida per i "nudge"

I campi di applicazione, comunque, sono potenzialmente infiniti con la creatività e la fantasia. Come ha evidenziato una ricerca recentemente pubblicata su Cleaner and Responsible Consumption, esistono però degli indicatori generici su cui puntare per rendere efficaci i “nudge” per i più piccoli:

  • Stabilire programmi predefiniti: a volte a “spingere” gentilmente i piccoli sono delle regole o delle iniziative (le normative sull’uso dell’acqua o le iniziative di “riciclaggio per divertimento” riducono gli sprechi e sensibilizzano i più piccoli alla sostenibilità).
  • Semplificare i processi: la semplicità è l’arma vincente per educare i bambini. Se qualcosa è semplice e facile da capire, è più probabile che il bambino la recepisca e sia indotto a sceglierla e applicarla.
  • Garantire la facilità di accesso: se qualcosa è vicina, accessibile e raggiungibile con facilità, è più probabile venga scelta. Come? Se l’obiettivo è educare i piccoli a un’alimentazione equilibrata, ha senso rendere già facilmente raggiungibili gli alimenti salutari rispetto al cibo spazzatura, per esempio nelle mense scolastiche. Per lo stesso ragionamento, come riporta la ricerca, nelle città che dispongono di più sistemi di trasporto i bambini tendono a scegliere quello più accessibile per spostarsi.
  • Utilizzare dei promemoria
  • Puntare su segnali e rappresentazioni grafiche: le immagini catturano l’attenzione di piccoli. I cartelli stradali o che indicano ad esempio di chiudere l’acqua del rubinetto  (un messaggio per il risparmio idrico) aiutano a “spingere” gentilmente i piccoli verso la condotta corretta più delle indicazioni a voce.
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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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