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23 Settembre 2023
18:00

La vita a 13 anni: un anno dentro al cellulare e alle famiglie di 3 adolescenti per dare un volto ai disagi della genZ

Jessica Bennett, giornalista del New York Times ha svolto un'indagine, entrando per un anno nella vita e nei cellulari di 3 tredicenni americane. Tra fragilità, liti con i genitori, bugie e piccoli traguardi è riuscita a dare un volto ai drammi della generazione Z.

A cura di Sophia Crotti
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La vita a 13 anni: un anno dentro al cellulare e alle famiglie di 3 adolescenti per dare un volto ai disagi della genZ
tre amiche

È stata pubblicata sul The NewYorkTimes sotto forma di racconto, dalla giornalista americana Jessica Bennett, la vita di 3 giovani ragazze americane. La giornalista per un intero anno è entrata nelle loro vite e nei loro telefonini, per indagare le difficoltà che oggi vivono le ragazze di 13 anni. L'età è significativa poiché è quella dalla quale, per la legge americana, i ragazzi possono accedere ai social network.

Anna dal Colorado, Addi dal Michigan e London dal Maryland sono le protagoniste dell'esperimento svolto dalla giornalista americana che appena un anno fa aveva pubblicato sui social questa richiesta: "c'è qualche ragazza disposta a far entrare una giornalista nella sua vita per un anno?". Le tre sono dovute tornare alla pratica del "caro diario", scrivendo il riassunto della loro settimana in un apposita agenda, ma gli smartphone sono stati comunque molto utili poiché con quelli registravano brevi vocali che raccontassero la loro giornata. Inoltre la giornalista ha avuto libero accesso ai loro profili social, raccogliendo messaggi, pensieri e contatti. Il tutto ovviamente con il permesso firmato dei genitori.

Nelle vite delle 3 ragazze, sconosciute che vivono ciascuna in uno stato diverso degli USA, vi sono due costanti, l'incertezza dei genitori sul da farsi riguardo i social network e la loro totale dipendenza emotiva dai cellulari.

La giornalista ha spiegato di aver voluto dare un volto ad una generazione che da tempo popola le prime pagine dei giornali con titoli allarmanti su depressione e ansia in aumento anche legata all'utilizzo dei social network. Visti i risultati, ci è perfettamente riuscita.

Addie e la difficoltà di stare senza cellulare

L'analisi dei messaggi e del diario di Addie ha messo in mostra le fragilità tipiche dell'adolescenza, crisi di pianto continue, paura di deludere i genitori con i brutti voti a scuola e tante bugie. Durante l'esperimento le è stato confiscato il cellulare dai genitori, una delle sue più grandi paure, poiché, analizzando i suoi social hanno scoperto che lei intratteneva una relazione segreta con un ragazzo più grande.

Senza il cellulare ogni cosa le faceva schifo

Per Addie, abituata all'invasione della sua privacy da parte di mamma e papà, il problema più grande è stato trascorrere il tempo senza telefonino, nel quale da 3 anni, trovava conforto e distrazione. Addie senza cellulare ha iniziato a dire alla madre che ogni cosa le faceva schifo, così lei le ha proposto di scrivere una lista delle cose per le quali fosse grata e il cellulare è risultato al 30esimo posto.

London è la difficoltà di essere adolescenti nell'era dei social

London, che vive a casa con la mamma e la sorella con diagnosi di autismo, durante l'esperimento ha installato TikTok, per rimanere al passo con i trend dei balletti delle coetanee. Prima di farlo ha promesso alla madre, tramite un finto contratto, che le avrebbe sottoposto tutti i contenuti prima di pubblicarli e lei ha accettato.

I genitori non possono proteggere i figli da tutto ciò che esiste online

La madre ha poi spiegato alla giornalista di essere molto preoccupata, perché per quanto presenti i genitori non possono proteggere i figli da tutto ciò che esiste online. E infatti London incappa quotidianamente in profili patinati, con volti perfetti e vite apparentemente meravigliose che scalfiscono la sua autostima. Non solo, anche contenuti non adatti alla sua età, che improvvisamente appaiono nel feed. La ragazza ha spiegato che essere adolescente oggi, secondo lei, è molto più complesso che un tempo, si rimane invischiati nelle logiche social, dalle quali ci si salva solo eliminando le app. A causa di incomprensioni via messaggio ha anche litigato con un'amica storica, piangendo tutte le notti e dovendo iniziare quindi un percorso con un terapista.

Anna e le conseguenze di un video online

In ultimo Anna, grande amante dei social è rimasta intrappolata in una situazione molto difficile che dimostra quanto un semplice video postato online possa avere ripercussioni sulle vite degli adolescenti. La 13enne si è trovata a dover spiegare al preside dell'istituto che lei non sapeva nemmeno cosa fosse la grassofobia, di cui era stata accusata a seguito di alcune sue parole estrapolate da un video di Snapchat.

Lo smartphone in generale le causa stress e ansia

Lo smartphone in generale le causa stress e ansia, quindi i genitori le hanno consigliato di non installare i social, rendendola però così totalmente estranea da molte dinamiche che avvengono nella sua classe. Anna infatti in alcuni messaggi con un'amica dice di sentirsi spesso il brutto anatroccolo, tagliata fuori da molte situazioni, e nemmeno bella come invece vede tutte le coetanee.

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Sophia Crotti
Redattrice
Credo nella bontà e nella debolezza, ho imparato a indagare per cogliere sempre la verità. Mi piace il rosa, la musica italiana e ridere di gusto anche se mi commuove tutto. Amo scrivere da quando sono piccola e non ho mai smesso, tra i banchi di Lettere prima e tra quelli di Editoria e Giornalismo, poi. Conservo gelosamente i miei occhi da bambina, che indosso mentre scrivo fiduciosa che un giorno tutte le famiglie avranno gli stessi diritti, perché solo l’amore (e concedersi qualche errore) è l’ingrediente fondamentale per essere dei buoni genitori.
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