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22 Febbraio 2024
13:02

Lo S-connesi day: il giorno in cui si chiede ai ragazzi, online giorno e notte, di rimanere un’ora senza cellulare

Il 22 febbraio è lo S-connessi day, un'occasione per riflettere sulla dipendenza da Internet e cellulari di adolescenti e preadolescenti. Uno studio americano ha dimostrato che i ragazzi già a 11 anni, stanno online giorno e notte, ricevendo una media di 237 notifiche giornaliere.

A cura di Sophia Crotti
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Lo S-connesi day: il giorno in cui si chiede ai ragazzi, online giorno e notte, di rimanere un’ora senza cellulare
online

Immaginate di svegliarvi improvvisamente senza cellulare, tablet o pc e di affrontare un’intera giornata così. Nessuna storia da guardare mentre fate il tragitto casa-scuola o casa-lavoro, nessun cartone animato con cui intrattenere i più piccoli mentre fanno colazione, nessuna indicazione per raggiungere quel nuovo posto di cui avete sentito parlare. Solo a pensarci vi sentite vuoti, spaventati, e un forte stato di ansia vi pervade? Beh siete affetti da nomofobia, la paura incontrollata di rimanere sconnessi dalla rete.

Ma niente panico, i dati parlano chiaro, ne siamo affetti tutti. Soprattutto gli adolescenti manifestano questa forma di dipendenza dai telefonini, tra di loro, secondo una ricerca americana condotta dall'associazione Common Sense , c'è chi durante il giorno sblocca il proprio cellulare quasi 500 volte. 

Per salvaguardare almeno i più piccoli oggi, 22 febbraio, si fa luce su questo tema con una giornata dedicata, lo S-connessi day il cui motto è “usa la testa:un’ora al giorno spegni il cellulare”. La provocazione proposta dall’allora Ministra della salute Beatrice Lorenzin fu “impegnatevi a spegnere il cellulare un’ora al giorno, dalle 20.30 alle 21.30, per riscoprire il piacere di fare una cena tutti insieme”.

Per scoprire l’entità del problema della dipendenza dalla rete, soprattutto degli adolescenti, è stata condotta una ricerca promossa dall’associazione americana Common Sense, su un gruppo di 200 ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 17 anni dal titolo “Compagno costante: una settimana nella vita di un giovane che usa lo smartphone”.

Questa volta, per evitare che gli adolescenti mentissero riguardo la loro dipendenza dai cellulari, è stato installato un software sui telefonini Android dei partecipanti, così da monitorarne le attività.  Il software ha permesso di identificare quante ore ragazzi e ragazze rimanevano connessi alla rete di giorno e di notte, durante l’orario scolastico o le attività sportive, quali app usavano maggiormente e quante notifiche li invogliavano a riprendere in mano il cellulare, una volta lasciato sul comodino.

La ricerca ha appurato innanzitutto che negli USA, dati non troppo diversi da quelli italiani, il 43% dei preadolescenti tra gli 8 e i 12 anni, e tra l’88% e il 95% degli adolescenti di età compresa tra i 13 e i 18 anni utilizzano abitualmente il proprio smartphone.

I risultati hanno dimostrato che il 97% dei partecipanti usa con regolarità il proprio smartphone a scuola con una media di 43 minuti al giorno. Durante le lezioni, al posto di ascoltare le interrogazioni dei compagni o le spiegazioni dei docenti, i ragazzi passano il loro tempo sui social (32%), guardando video su YouTube(26%) o giocando con il telefonino(17%).

La colpa di questa dipendenza che li sconnette anche dai loro doveri di studenti però non è unicamente da imputare ai ragazzi o alle loro famiglie, ma anche alle aziende che hanno creato volutamente cellulari e app, per rendere difficile la separazione dall’oggetto. Basti pensare che mediamente i ragazzi ricevono 237 notifiche al giorno e che hanno il tempo di interagire solo con un quarto di esse. È chiaro dunque che tenere lontano un oggetto che vibra in continuazione, promettendoci contenuti sempre più interessanti diventa molto difficile. I ragazzi controllano il loro telefonino mediamente 51 volte al giorno, con il dato più alto registrato di 498 sblocchi dello schermo. Tra loro c’è chi nonostante questo riesce ad utilizzare il cellulare poco tempo, ma anche chi trascorre più di 16 ore al giorno online.

dipendenza da smartphone

I ragazzi incollati al telefonino, però, non si limitano a trascorrere le ore diurne, ma anche la notte, soprattutto scorrendo morbosamente con il dito tra un video su TikTok e quello successivo. La piattaforma batte tutte le altre soprattutto quando si parla di dipendenze: «La apro per guardare un video ed è interessante, quello successivo anche, senza nemmeno che io cerchi uno specifico contenuto, fa tutto l’app, questo crea dipendenza» ha detto uno dei ragazzi intervistati. La metà dei ragazzi a cui è stato controllato il cellulare tra gli 11 e i 18 anni trascorre mediamente quasi 2 ore al giorno solo su TikTok.

Dalla ricerca è emerso inoltre che il 68% dei ragazzi under 13, età dalla quale ci si può iscrivere ai social network, li utilizza quotidianamente, accedendo dunque a contenuti non adatti alla propria età in maniera indisturbata.

Dunque i nativi digitali sono abilissimi a contravvenire ogni regola legata al mondo del web, sanno scegliere i contenuti che più li intrattengono, si giostrano tra scuola e cellulare, casa e cellulare, sport e cellulare e non rispettano neanche il coprifuoco notturno. Il 59% di loro utilizza i telefonini anche tra la mezzanotte e le 5 del mattino, inficiando gravemente sulla propria qualità del sonno.

Ma i ragazzi sono davvero i padroni della rete? No, ne sono intimoriti. 203 di loro, di età compresa tra gli 11 e i 17 anni, hanno detto che a volte o spesso non si sentono in grado di sfuggire alla tecnologia. Incastrati in una rete che li ha catturati, prima ancora che ne comprendessero le regole, e dalla quale sentono che nessuno li può liberare, possono solo constatare che i social e i loro cellulari costruiti per attrarli quante più ore possibili, riescono nella loro impresa. E che nella giornata della sconnessione l'unico impegno da poter chiedere è quello di stare almeno un'ora sconnessi, ed è già un fioretto che non tutti saranno in grado di rispettare.

Studio scientifico
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Sophia Crotti
Redattrice
Credo nella bontà e nella debolezza, ho imparato a indagare per cogliere sempre la verità. Mi piace il rosa, la musica italiana e ridere di gusto anche se mi commuove tutto. Amo scrivere da quando sono piccola e non ho mai smesso, tra i banchi di Lettere prima e tra quelli di Editoria e Giornalismo, poi. Conservo gelosamente i miei occhi da bambina, che indosso mentre scrivo fiduciosa che un giorno tutte le famiglie avranno gli stessi diritti, perché solo l’amore (e concedersi qualche errore) è l’ingrediente fondamentale per essere dei buoni genitori.
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