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18 Febbraio 2024
18:00

“Mammite acuta”: cos’è e cosa fare se il bambino vuole stare solo con la mamma

Per "mammite acuta" si intende una forma di attaccamento estremo alla figura materna che generalmente insorge tra i 10 mesi e i 2 anni del bambino. Va affrontata dimostrando vicinanza e supporto al piccolo, per aiutarlo a ritrovare la sicurezza e la fiducia che non riesce a trovare quando è con altre persone.

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“Mammite acuta”: cos’è e cosa fare se il bambino vuole stare solo con la mamma
Mammite acuta

Intorno ai due anni di età circa, i nostri figli iniziano a sperimentare quella che viene definita "mammite acuta", una forma di attaccamento estremo alla figura materna. Anche nei bambini più autonomi e autosufficienti, può capitare che insorga la volontà di non staccarsi un momento dalla mamma e il rifiuto di stare con altre persone con cui, magari, stava molto volentieri fino al giorno prima.

La mammite di solito si manifesta tra i 10 mesi e i 2 anni, quando i bambini sperimentano più autonomia e iniziano a capire di essere un soggetto staccato dalle figure genitoriali di riferimento, in particolare la madre con cui ha creato un legame profondo fin dalla gravidanza. Ma si hanno forme di mammite anche più avanti e si riconoscono dal fatto che i piccoli vogliono fare tutto con la mamma.

Cos'è la mammite e come riconoscerla

La mammite è una manifestazione che tutti i bambini, chi più e chi meno, hanno a un certo punto della loro crescita. Nei primi anni di vita del piccolo, la figura materna è molto importante: il loro legame inizia a diventare profondo e importante sin dalla gravidanza e si rafforza dopo la nascita, mese dopo mese. Vivono praticamente a stretto contatto. Crescendo il bimbo inizia a sperimentare autonomia e indipendenza, iniziando a comprendere di essere un soggetto altro rispetto alla figura materna.

Proprio in questo momento potrebbe iniziare a provare una sorta di nostalgia del rapporto quasi simbiotico che aveva prima con la mamma. Tanto da sviluppare un attaccamento molto intenso con la madre. Improvvisamente, non si riesce a staccare da lei, nemmeno per stare con persone con cui ha creato un bel rapporto di fiducia e con cui stava molto volentieri fino al giorno prima.

Quando viene la mammite e quanto dura

La mammite non ha una data precisa in cui insorge. Anzi, si sviluppa in fasi differenti, che praticamente tutti i piccoli, chi con più intensità e chi con meno, sperimentano:

  • tra i 10 e i 18 mesi la mammite potrebbe manifestarsi perché i bambini iniziano a essere più coscienti di essere un soggetto separato dalla mamma, a essere più autonomi e indipendenti: l'attaccamento alla mamma diventa un'ancora a cui appigliarsi in un momento di profondi cambiamenti, come quelli in cui imparano a camminare, a mangiare da soli, a muoversi autonomamente
  • in seguito, tra i 2 e i 3 anni, i bambini potrebbero sviluppare ancora la mammite, in particolare quando iniziano ad avere rapporti sociali con i coetanei o con altre figure adulte di riferimento, dopo l'ingresso all'asilo nido o alla scuola dell'infanzia. Conoscendo persone nuove, possono provare paura e avere la mamma vicino dà loro sicurezza
  • infine, ci possono essere dei casi di mammite anche intorno ai 4-5 anni, con manifestazioni tipiche del bimbo che vuole fare tutto quello che fa la mamma, seguendola ovunque

Oltre a queste fasi, comuni a tutti i bimbi, ci possono anche essere periodi di regressione che nascono da situazioni determinate in cui i bambini cercano la mano sicura della mamma. Di solito, però, si tratta di casi passeggeri, che durano poco. A patto di saperli gestire bene.

Quali sono le cause della mammite

Come abbiamo visto in precedenza, la mammite è un fenomeno che si manifesta normalmente in diverse fasi della crescita dei bambini. Nessuno è escluso da questo sentimento di attaccamento alla figura materna, in momenti cruciali della crescita dei piccoli. Ci sono, però, delle regressioni che possono manifestarsi quando i nostri figli sperimentano situazioni in cui si sentono insicuri e, quindi, cercano di farsi forza aggrappandosi alla figura materna. Questi momenti di attaccamento eccessivo possono essere sempre provocate dalla fase evolutiva vissuta, ma ci possono anche essere dei fattori esterni.

La mammite può intensificarsi o manifestarsi in caso di malattia del bambino, in seguito alla nascita di un fratellino o di una sorellina, per la gelosia provata, dopo un trasloco, con l'ingresso in una nuova scuola, per iniziare un nuovo ciclo scolastico o per trasferimento, per la morte di una persona cara o di un animale domestico, in caso di separazione o divorzio dei genitori.

Quali sono le conseguenze della mammite per i bambini e i genitori

L'attaccamento alla figura materna è fisiologico e normale. Può capitare che, però, inizi a diventare morboso. L'assenza, anche per pochi istanti della madre, può diventare un evento drammatico e traumatico che il bambino non può affrontare. Per questo è bene far ritrovare al piccolo la fiducia non solo in se stesso e nelle proprie capacità, ma anche negli altri che lo accudiscono. Se non si affronta il problema, il rischio è che il piccolo diventi dipendente solo dalla mamma, rifiutando ogni altra figura adulta di riferimento. Con ripercussioni gravi in famiglia e anche a scuola.

Nella coppia di genitori, questo attaccamento può anche far sentire l'altro genitore messo in disparte, in secondo piano e può soffrire di una condizione che è passeggera, ma può avere molte conseguenze anche sul rapporto di coppia.

Come affrontare e superare la mammite nei bambini

In caso di mammite acuta, dobbiamo stare accanto ai nostri figli, per fargli ritrovare la sicurezza e la fiducia che non riesce a trovare da solo quando è con altre persone. Ci vogliono calma e pazienza, bisogna fare in modo che si riabituino a stare con le altre figure di riferimento, come l'altro genitore, i nonni, gli zii o con la baby sitter e le maestre dell'asilo nido o della scuola dell'infanzia.

Quando non sono con noi, cerchiamo di fare in modo che sperimentino solo attimi piacevoli con attività che piacciono loro. Andare al parco, giocare al loro gioco preferito, leggere insieme o fare qualunque cosa li diverta, così da associare quei momenti con la felicità di quello che hanno fatto. Anche quando siamo con lui, sarebbe bene allontanarsi un po', senza avere uno stacco netto: mentre giochiamo insieme, se il bebè è intento a intrattenersi da solo, possiamo alzarci e spostarci di qualche centimetro, che presto diventeranno metri… L'importante è parlare sempre, in modo che possa comunque percepire la nostra presenza.

Cosa non fare

In questi momenti, dobbiamo evitare di credere che nostro figlio abbia delle preferenze e non ami gli altri componenti della famiglia.
Mai ricattare o punire il bambino se non vuole staccarsi dalla mamma e mai reagire in modo nervoso alle sue richieste di attenzioni. Non dobbiamo neanche cedere alla tentazione di affidarlo ad altri di punto in bianco, senza i dovuti saluti e le rassicurazioni. Evitiamo che il piccolo associ lo stare con gli altri con un momento di sconforto, di tristezza e di paura: per questo motivo è bene far fare attività gradevoli, per poi lentamente tornare alla noiosa routine quotidiana.

Il consiglio della psicologa

Il bisogno di vicinanza con la mamma si può presentare in fasi differenti dello sviluppo del bambino. Quando questa si ripresenta dopo un periodo di distacco sano potrebbe essere il segnale di un maggiore bisogno di sicurezza.

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