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9 Agosto 2023
15:00

Cosa fare se il bambino vuole stare sempre in braccio?

Il bisogno di stare in braccio è un aspetto normale e importante dello sviluppo infantile e rispondere a questa necessità aiuta a costruire una base solida per la fiducia, l'autonomia e la sicurezza emotiva nel corso della crescita. Ma che fare quando questa richiesta è vista dai genitori come eccessiva?

A cura di Sara Polotti
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Cosa fare se il bambino vuole stare sempre in braccio?
bambino in braccio

Quando si parla di tenere in braccio i bambini, e i neonati in particolare, è sempre bene tenere a mente una cosa: non si tratta di un vizio, ma di un bisogno. Lo ribadiscono sempre più studi e ricerche (come per esempio quello intitolato To have and to hold: effects of physical contact on infants and their caregivers): i bambini e le bambine necessitano di cure tattili specifiche, e stare in braccio alle persone che si prendono cura di loro è essenziale. Non solo nel breve, ma soprattutto nel lungo termine.

Tenere in braccio il proprio bambino, dunque, è quanto mai consigliato, in quanto risponde a un naturale e sano bisogno di un piccolo essere vivente che sente forte la necessità di essere protetto.

Certo: per alcuni genitori questo rappresenta una difficoltà, soprattutto nel caso di bimbi e bimbe particolarmente amanti del contatto fisico. Soddisfare questo bisogno non viene sempre facile, in altre parole. Ma che fare quindi nel caso di bambini che vogliono sempre essere tenuti in braccio?

Perché il bambino vuole stare sempre in braccio?

Quando un bambino desidera stare sempre in braccio, dormendo solo se tenuto o richiedendo con insistenza di essere tenuto e coccolato, alcuni genitori la vivono come una sfida parecchio tosta.

È però importante comprendere che il bisogno di contatto fisico è naturale e sano nei neonati e nei bambini piccoli. Prima della nascita, infatti, il bambino è abituato a trascorrere il tempo all'interno dell'utero materno, circondato da calore, protezione e costante contatto con la gestante.

Dopo la nascita, il contatto fisico con i genitori e le figure di cura sostituisce questa situazione uterina, trasformandosi in un aspetto essenziale per lo sviluppo del bambino, che – va ricordato – è un cucciolo di mammifero che dipende in tutto e per tutto dalle persone adulte attorno a lui. Questo contatto offre dunque sicurezza, comfort e un senso di attaccamento, favorendo lo sviluppo emotivo, cognitivo e relazionale del piccolo.

Il bisogno di stare in braccio può quindi derivare da vari fattori, tra cui:

  • Rassicurazione e sicurezza: Stare in braccio permette al bambino di sentirsi protetto e al sicuro, specialmente in un ambiente sconosciuto.
  • Bisogno di vicinanza: Il contatto fisico rafforza il legame tra genitore e bambino e aiuta il piccolo a sviluppare un senso di fiducia e affetto.
  • Comunicazione non verbale: Trascorrere del tempo in braccio permette al bambino o alla bambina di interagire con il genitore e di ricevere risposte immediate ai propri bisogni.
  • Regolazione emotiva: Il contatto fisico può calmare il bambino, riducendo l'ansia e il pianto e facilitando la regolazione emotiva (una skill che ha benefici anche a lungo termine).

Stare in braccio è un vizio?

Detto questo, molti genitori si preoccupano: prendere il bambino in braccio ogni volta che lo richiede può trasformarsi in un vizio? Significa assecondare comportamento capriccioso?

Di nuovo, va ricordato che il bisogno di contatto fisico nei bambini (che si traduce nella richiesta di venire presi in braccio) è una necessità primaria e naturale. Rispondere a questa richiesta (verbale o fisica a seconda dell'età) non significa dunque viziarlo, ma piuttosto soddisfare un bisogno fondamentale per il suo benessere emotivo e psicologico.

Va poi sottolineato un aspetto della vita neonatale: i bambini non possono essere viziati nei primi anni di vita. O perlomeno non nel senso stretto del termine. Rispondere ai loro bisogni di contatto e affetto non li renderà dipendenti, ma li aiuterà a sviluppare una base solida per l'autonomia futura, non percependo un senso di abbandono che crea timore costante.

Come abituare il bambino a non stare sempre in braccio

Sebbene sia importante rispondere ai bisogni di contatto del bambino, ci sono modi per soddisfare questa necessità primordiale senza trascurare le esigenze degli adulti e promuovere allo stesso tempo l'autonomia e la sicurezza del bebè.

Ecco alcuni consigli utili:

  • Sfruttare il babywearing: L'utilizzo di fasce o marsupi porta-bebè può consentire al genitore di tenere il bambino vicino (letteralmente attaccato al corpo), rispondendo così al bisogno di contatto del neonato e al contempo avendo le mani libere per svolgere altre attività.
  • Il gioco a terra: Fornire al bambino un ambiente sicuro per giocare a terra, incoraggiandolo a esplorare e muoversi liberamente, può essere un valido aiuto. Basta restare vicino, interagendo nel gioco e lasciando che il bebè piano piano si muova in autonomia.
  • La gradualità: Progressivamente, si possono introdurre momenti di separazione, lasciando il bambino in ambienti sicuri per brevi periodi e assicurandosi di ritornare per rassicurarlo.
  • Coinvolgere altre persone: Consentire al bambino di sviluppare relazioni affettuose anche con altre persone di fiducia oltre ai genitori è essenziale per far sì che la sua rete di sicurezza emotiva e fisica si ampli (con benefici a lungo termine).
  • Creare routine rassicuranti: Strutturare la giornata del bambino con routine prevedibili che gli permettano di sentirsi al sicuro e tranquillo è un'ottima idea. Le routine sono fondamentali durante l'infanzia, e seguirle renderà il bebè più sicuro di sé e quindi sempre meno dipendente dalle braccia dei genitori e dei caregiver.
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