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28 Febbraio 2023
12:00

Michele e Roberta ci raccontano la vita con la piccola Blu: “Condividiamo gli errori che ogni genitore può fare”

Blu è nata dall'amore di mamma Roberta e papà Michele, rappresentazione di quelle che oggi a livello statistico vengono chiamate famiglie tradizionali. Anche se loro storia è iniziata in modo non proprio tradizionale. Ci hanno raccontato le difficoltà educative, economiche, lavorative e di tempo che accompagnano la genitorialità. Sottolineando sempre che non serve sentirsi sbagliati, perché tutti i genitori fanno errori.

A cura di Sophia Crotti
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Michele e Roberta ci raccontano la vita con la piccola Blu: “Condividiamo gli errori che ogni genitore può fare”
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La famiglia di Roberta e Michele e Blu è quella che oggi alcuni chiamerebbero una famiglia tradizionale. Ma cosa significa davvero essere una famiglia nel 21esimo secolo? Per Roberta famiglia è condivisione di spazi e di idee, amore da scambiarsi a vicenda e rispetto. Per Michele, più pragmatico, è il primo esempio di società, quindi se si impara a vivere bene in famiglia sarà più facile vivere bene anche al di fuori.

Si raccontano dal salotto di casa loro, a Roma, su un morbido e spaziosissimo divano bianco, sul quale durante l’intervista spesso si abbracciano. Dietro di loro si intravede qualche foto di loro figlia, la piccola Blu, che ha nel nome il mare dell’Indonesia, dove i suoi genitori l’hanno tanto sognata e desiderata.

La storia della loro famiglia nasce da una passione, iniziata tra gli studi Rai dove Michele e Roberta si sono conosciuti. Un amore che li ha travolti, portando lui, che non aveva intenzione di mettere la testa a posto a metterla, e lei a interrompere una relazione che aveva iniziato precedentemente.

Michele era un supereroe quando si sono conosciuti, lavorava tantissimo, trascorreva molto tempo in palestra, si sentiva invincibile, ma in un attimo questa immagine di sé è cambiata. Roberta si commuove quando ci racconta che mentre si stava laureando e progettavano una vita insieme, si è accorta di un rigonfiamento sul collo di Michele, che si è rivelato essere un linfoma. Hanno vissuto quel dolore chiuso tra le mura della loro casa, appena presa, perché i genitori di Michele vivevano troppo lontani per spaventarli con una storia che alla fine, per fortuna, si è risolta per il meglio: «Le cure sono durate quasi due anni e quella che era a tutti gli effetti una strada in salita, grazie a Roberta si è rivelata una lunga passeggiata in pianura» ci dice Michele.

La malattia, sotto consiglio medico, li ha portati ad aspettare ad avere la loro piccolina, ma ha dato loro la certezza che erano pronti a sposarsi. Così Michele ha organizzato una cena per dare l’anello di sua madre a Roberta, ma alla fine ha rivelato tutto prima dell’antipasto perché le cose belle non è mai riuscito a tenerle per sé. Poi finalmente tre anni dopo, nel 2019, è nata Blu. Il nome per la mamma è energia pura, colore, felicità. Per il papà era corto abbastanza affinché nessuno lo potesse abbreviare. «Ho sempre odiato le abbreviazioni, poi nasce tuo figlio e ti stravolge il modo di pensare, infatti la chiamo solo con i nomignoli, pazzesco!» ci rivela ora.

Scegliere di avere Blu non è stata una passeggiata, entrambi facevano un lavoro che non permetteva di avere molto tempo e sicurezze. Roberta ci dice:«Prima di Blu, l’idea di un lavoro statale, come quello che ho ora, che mi obbligasse allo schermo 8 ore al giorno, mi terrorizzava, ad oggi è la soluzione. Sono molto più tutelata di quando ero una libera professionista, ho le ferie, la malattia, lo smart working, tutti elementi fondamentali per un genitore». Entrambi ci dicono che avere un figlio nel 21esimo secolo è un lusso, ma non da intendere solo dal punto di vista economico. Avere il tempo per crescere un bimbo è qualcosa che non tutti possono permettersi, eppure i piccoli hanno bisogno di molte attenzioni e se non si hanno aiuti e si riesce a vederli solo poche ore al giorno, è ancora più difficile essere genitori.

Hanno deciso di raccontare la loro storia tramite i social, proprio per parlare della vera vita dei genitori. Si chiamano “Belli di famiglia” e la loro descrizione è: non diamo consigli ma condividiamo errori, perché ce lo dicono chiaro e tondo, i profili patinati che esistono sui social sono un bel disegno di famiglie che non esistono: «Abbiamo tutti e tre i nostri momenti sì e quelli no, sbagliamo, ci chiediamo scusa e ricominciamo». La piccola Blu è parte integrante del profilo, ma decidere se esporla o meno sui social non è stata una scelta facile. L'hanno da subito vista divertita, però se non lo fosse stata non l’avrebbero mai obbligata o preparata in alcun modo.

Ci dicono che poi che il fatto che la piccola sia online non è sinonimo del fatto che le sia concesso di utilizzare dispositivi digitali. In generale hanno paura perché, avendoci lavorato, sanno che il mondo dei social è in continua evoluzione e quando la bimba sarà un’adolescente neanche possono immaginare come saranno. «Non vogliamo arrivare a proibire, ma la cresciamo cercando di darle tantissima fiducia in sé. La speranza è che facendo così, non si lasci accalappiare dagli stimoli sbagliati provenienti dall’esterno».

Se hanno ricevuto giudizi sul loro modo di essere genitori? Sì, dal vivo e sui social, ma a loro le critiche rimbalzano, a meno che non arrivino da persone importanti per la loro vita, anche perché, ci dice Michele, «Alla fine non si può accusare un genitore di sbagliare, o incolparlo per delle scelte educative che non si comprendono. Rendersi conto di sbagliare con i propri figli è una delle cose più difficili da accettare, ma fare errori è parte integrante del duro lavoro del genitore».

Abbiamo chiesto a Michele e Roberta quali sono le difficoltà e le gioie di due genitori lavoratori che si scontrano tutti i giorni con la vita frenetica, i giudizi delle persone e le sfide educative che essere genitori in questo preciso momento storico richiede.

Come vi siete conosciuti? E quando avete deciso che sareste diventati una famiglia?

Roberta: Ci siamo conosciuti negli studi Rai dato che entrambi lavoravamo alla redazione di Rai Gulp e Rai Yoyo. Michele mi ha fatto un colloquio e ci siamo conosciuti lì.

Michele: Ci siamo trovati molto bene e ho cercato di coinvolgerla in altre esperienze lavorative. Mi rendevo conto che lavoravo benissimo insieme a lei, e volevo trascorrere con lei più tempo possibile. Il mio corteggiamento però è stato lento, perché lei non mi dava alcun tipo di confidenza al di fuori del lavoro.

Roberta: Eh sì, ero super fidanzata (ride)

Il fatto che una relazione è solida lo scopri col tempo

Michele: Diciamo che io però, all’inizio ero ancora in una fase della mia vita che definirei all’arrembaggio. L’ho presentata al mio migliore amico dicendogli che lei era una persona davvero in gamba, ma io mi sentivo un pirata e, nonostante avessi riconosciuto che era una persona meravigliosa, non volevo mettere la testa a posto. Ci ho ripensato quasi subito, ho provato a invitarla al mare per vedere se la relazione era solida o no.

Roberta: Lo abbiamo scoperto nel tempo che era solida, in realtà. Anche perché noi abbiamo iniziato un po’ al contrario: tutte le storie iniziano con grandi emozioni bellissime, anche a noi non sono mancate, ma non sono state bellissime. Dopo pochi mesi che stavamo insieme, abbiamo scoperto che Michele aveva un linfoma.

Matrimonio Michele e Roberta

Michele: Lei ha notato subito la mia pallina sul collo e ha detto “Perché non ti fai vedere dal mio medico di base?”. Io abitavo a Roma, mi ero trasferito da Trieste e per questo neanche avevo il medico di base. Poi io ho sempre fatto palestra, ero convinto di essere immortale. Dopo aver fatto i controlli è venuta fuori questa cosa pesante e grazie alla sua attenzione ho iniziato il percorso chemioterapico e radioterapico.

Quando Roberta dice che abbiamo iniziato al contrario intende che abbiamo iniziato dalle difficoltà, lei è stata messa subito alla prova. In più in quel momento si stava laureando, avevamo da poco deciso che saremmo andati a convivere. Poi è andato tutto bene, ma è stato un momento complicato, mi ha conosciuto che ero Superman e in un attimo mi sono trasformato in un essere sofferente.

La nostra storia è iniziata subito in salita, percorrerla insieme è sembrata una lunga passeggiata in pianura

Non ho detto nulla al lavoro, i miei genitori sono di Trieste quindi non ci vedevamo spesso e per questo ho preferito di non dire loro nulla. Lei si è fatta carico di questa sofferenza da sola. La nostra storia è iniziata subito in salita, anche se devo dire che grazie a lei mi è sembrata una lunga passeggiata in pianura.

Roberta: Esatto, è stato un momento lungo e difficile, le cure sono comunque durate un anno e mezzo. Però parlando di cose belle, usciti da questa situazione abbiamo poi deciso di sposarci.

Michele: Mi sono fatto dare l’anello da mia madre, e volevo organizzare una sorpresa, infatti l’ho portata a cena al ristorante. Il mio problema è che non so fare le sorprese. Quindi alla fine gliel’ho chiesto ancora prima di ordinare l’antipasto.

Roberta: Poi me lo hai chiesto con quella cosa carinissima del dente…

Roberta Michele e Blu

Michele: Ho trovato una poesia carina su internet: veniva chiesto a una bambina cosa volesse dire amore per lei e ha risposto: amare una persona significa che anche se ti è caduto un dente, alla persona che ti ama tu puoi fare un grande sorriso. Perché lei aveva visto cadere molti miei denti e li aveva raccolti tutti.

Roberta: Nel 2016 ci siamo sposati e nel 2019 è nata Blu, la volevamo già da prima ma i medici ci avevano detto che avremmo dovuto aspettare un po', viste le cure che aveva fatto Michele. Siamo stati tre settimane in Indonesia per una bellissima vacanza e lì abbiamo concepito Blu, che è nata a marzo 2019.

Cosa vuol dire per voi famiglia?

Roberta: Per me famiglia è condivisione di spazi e di idee, costruzione, avere un progetto comune da seguire, amore da scambiarsi a vicenda e rispetto.

Famiglia è amore e rispetto, il primo esempio di società

Michele: Per me famiglia è il primo esempio di società, è una società nella società. All’interno delle famiglie ci sono le stesse dinamiche di controllo, scambio di opinioni, convivenza forzata. Se uno va d’accordo in famiglia, poi dovrebbe riuscire a esportare il tutto in un contesto più grande.

Scegliere di avere una bambina è stato semplice, per voi che siete due lavoratori?

Roberta: Io ho un lavoro statale, lavoro al Centro Nazionale delle Ricerche. Ma devo dire la verità, prima di diventare mamma, quando mi immaginavo 8 ore al giorno in un ufficio col cartellino da timbrare, mi spaventavo un po’.

Io da mamma libera professionista, sarei stata molto più in difficoltà

Poi col tempo cambi questa opinione. Io da mamma libera professionista sarei stata molto più in difficoltà. Adesso ho determinati diritti garantiti, per esempio le ferie, la malattia, il congedo per la bambina. Sono stata abbastanza tranquilla da questo punto di vista.

Oggi ho mantenuto lo smart working, ma se lei non andasse a scuola e stesse a casa tutti i giorni, la situazione sarebbe comunque ingestibile. Non possiamo prenderci in giro: essere genitori e lavoratori è faticosissimo.

Michele Roberta e Blu

Michele: Oggi si dice che fare un figlio è un lusso ed è proprio vero: al di là della parte economica, è importantissima la quantità di tempo che riesci a dedicare a un bambino. Eppure si vede subito, anche quando andiamo alle feste, o all’asilo, c’è lo scontro tra Blu che ha un approccio spensierato, rispetto ad altri bambini che sono più nervosi, desiderosi di attenzione proprio perché, senza puntare il dito contro nessuno, se non vedi tuo figlio tutta la settimana, lo vedi un’ora e mezza al giorno, sei stanco morto dopo il lavoro e questo moltiplicato per entrambi i genitori, anche i bambini lo subiscono. Ma molti genitori sono in questa situazione per forza, senza alcun tipo di aiuto.

Avete degli aiuti esterni?

Roberta: Nel periodo della pandemia abbiamo potuto gestirla completamente da soli, siamo andati avanti così, ora i miei ci aiutano andandola a prendere a scuola o tenendola nel pomeriggio, finché noi non finiamo di lavorare.

Fare un figlio nel 21esimo è un lusso in termini economici e di tempo

Abbiamo un piccolo appoggio, ma non vogliamo mai abusarne. Babysitter non ne abbiamo mai avute, perché io fatico a fidarmi: sono stata così tanto con lei che ho paura all’idea di affidarla a qualcuno che conosco poco, ma questo è proprio un mio limite. Ogni tanto poi va dagli zii, dove ha una cuginetta con cui giocare.

Michele: I miei non possono aiutarci perché vivono lontano.

Perché avete deciso di raccontarvi sui social?

Roberta: La mia era la volontà di normalizzare la figura dei genitori, che sui social spesso sembrano dei supereroi, ci sono profili patinati dove tutto è perfetto. La realtà non è questo: ogni mamma, ogni papà, ogni bambino ha la sua giornata sì e quella no. Volevamo normalizzare una famiglia che non è sempre perfetta, la nostra. Infatti la nostra prima bio era “Non diamo consigli, ma condividiamo errori”, tutti quelli che facciamo noi.

Non diamo consigli ma condividiamo errori

Michele: Poi ci tengo a dire che non è un approccio recitato quello di Blu, non le facciamo imparare frasi da ripetere o balletti.

Roberta: Esatto, quando noi facevamo i video, Blu da subito ci è sembrata molto divertita, se lei non lo avesse trovato divertente non l’avremmo esposta.

La decisione di esporla è stata semplice?

Michele: No, non è stato facile decidere di esporla, ne abbiamo parlato a lungo, anche perché prima di “Belli di famiglia", non avevamo mai pubblicato una foto con lei, ne abbiamo discusso parecchio. Finché non abbiamo capito che questo profilo sarebbe potuto essere come un album di famiglia, che un giorno lei riguarderà.

Com’è crescere un bimbo nel 21esimo secolo, essendo anche esposti sui social, dove tutti sono molto giudicanti?

Roberta: Per quanto riguarda le critiche, magari ci rifletto ma cerco di non offendermi troppo, anche se tutto dipende da chi viene il giudizio. Dal giudizio sui social non mi faccio toccare. Ci arrivarono una pioggia di critiche sul primo video virale che fece quasi 3 milioni di visualizzazioni su Instagram.  Eravamo in vacanza a Fuerteventura, Michi e Blu erano su un gonfiabile in procinto di scendere da un piccolo scivolo e io li riprendevo da sotto, come qualsiasi mamma farebbe in vacanza.

Roberta Michele e Blu

A un certo punto smette di scorrere l’acqua sullo scivolo, Michi non se ne accorge e il gonfiabile si blocca, Blu si capovolta, ci hanno scritto cose tipo: “Lo avete fatto apposta”, “La mamma non molla nemmeno la telecamera per continuare a riprendere”. Cose al limite della decenza. Era solo un video divertente, se Blu si fosse fatta male e se ci fosse stato un vero pericolo, non lo avremmo pubblicato.

Non vogliamo proibire nulla a nostra figlia, ma vogliamo darle fiducia in sé, così che non cada nelle trappole social

Michele: Per quanto riguarda le difficoltà ad educare un bambino oggi, mi rendo conto che più Blu crescerà più sarà complicato trasmetterle dei valori in campi che ancora non conosciamo. Lei non usa dispositivi digitali, se non per guardare cartoni animati. Anche a cena fuori non la lasciamo col telefono o con il tablet. Investiamo molto tempo per intrattenerla. Contribuire a creare un'opinione sui social e il loro utilizzo non sarà scontato. Anche perché ci scontriamo contro realtà dove tutto è concesso. Il nostro approccio è che non vogliamo arrivare a proibire, cerchiamo di darle fiducia in sé, così tanta che non si lasci accalappiare degli stimoli dall’esterno, è quello il nodo gordiano.

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Sophia Crotti
Redattrice
Credo nella bontà e nella debolezza, ho imparato a indagare per cogliere sempre la verità. Mi piace il rosa, la musica italiana e ridere di gusto anche se mi commuove tutto. Amo scrivere da quando sono piccola e non ho mai smesso, tra i banchi di Lettere prima e tra quelli di Editoria e Giornalismo, poi. Conservo gelosamente i miei occhi da bambina, che indosso mentre scrivo fiduciosa che un giorno tutte le famiglie avranno gli stessi diritti, perché solo l’amore (e concedersi qualche errore) è l’ingrediente fondamentale per essere dei buoni genitori.
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