Nascondino, un gioco intramontabile che stimola abilità cognitive ed emotive nei più piccoli

Nascondino è uno dei giochi più praticati e amati da grandi e piccoli, un passatempo per divertirsi all'aperto o in casa che sviluppa competenze cognitive ed emotive.

29 Aprile 2023
18:00
2 condivisioni
Nascondino, un gioco intramontabile che stimola abilità cognitive ed emotive nei più piccoli
Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’età evolutiva
Immagine
Stai leggendo Giocando s'impara non perderti altri contenuti di Wamily
Immagine

All’aperto o al chiuso, in compagnia di soli bambini o anche di adulti, senza bisogno di attrezzature e gratuito: già questo potrebbe spiegare il successo intramontabile del gioco del nascondino. Se ci aggiungiamo la sorpresa della scoperta, l’eccitazione della corsa per “salvarsi”, il piacere di essere cercati, capiamo perché il nascondino sia uno dei giochi più amati di sempre!

Come funziona nascondino

Le regole base di nascondino sono note. Stabiliti i partecipanti (che possono essere coetanei, oppure grandi e bambini insieme), un giocatore conta fino a 10 o 2o, con gli occhi chiusi e la faccia rivolta verso un muro, o un albero, o un palo ( ossia ciò che verrà definito “tana”). Terminata la conta, quel giocatore si mette alla ricerca dei compagni di gioco che nel frattempo si sono nascosti, i quali possono liberarsi raggiungendo la tana senza farsi vedere, toccandola e gridando “libero!”. Chi invece viene visto e chiamato per nome dal giocatore che ha contato, viene considerato “preso”: il primo ad essere trovato dovrà contare al turno successivo.

Ci sono poi diverse varianti: per esempio, si può decidere che per essere presi bisogna venire toccati da chi conta, oppure che l’ultimo giocatore, se si riesce a liberare, può liberare tutti arrivando alla tana e dicendo “tana libera tutti!”.

Immagine

Quali competenze sviluppa il gioco

Come mai questo gioco da sempre è così amato dai bambini? Facciamo un passo indietro. Il gioco del nascondersi accompagna i bambini fin dai primi mesi di vita. Basti pensare, infatti, ai tipici giochi del “cucù” o “bubu-settete” che si fanno con i bimbi dai 2-3 mesi: l’adulto si nasconde per brevi istanti ed è tutto una risata, una sorpresa, una paura: in questi scambi relazionali il bambino inizia a comprendere che una persona continua ad esistere anche quando esce dal suo campo visivo. Tra i 6 e i 15 mesi, periodo di massima ansia da separazione, il bambino interiorizza che mamma e papà tornano sempre, e sarà lui stesso a proporre il gioco del coprirsi il volto per “sparire” . Crescendo, il bambino sperimenterà sempre più e sempre in modi più raffinati la “ magia” del nascondere e del trovare, coinvolgendo oggetti e persone.

Competenze cognitive

È affascinante pensare a come lo sviluppo del pensiero intersoggettivo nonché della teoria della mente siano osservabili in un gioco apparentemente così semplice! Il piccolo inizialmente tende a nascondere solo il volto o a mettersi in posti visibili dove non incrocia lo sguardo dell’altro (per esempio, si nasconde sotto il tavolo credendosi invisibile) ed è convinto di non essere visto da chi lo sta cercando, questo perché ancora si sta formando la capacità di immedesimarsi in ciò che l’altro vede (il meccanismo è “io non ti vedo, tu non mi vedi”). Man mano che cresce, il bimbo comincia a nascondere tutto il proprio corpo, inizialmente in luoghi scontati e ripetitivi (quante volte i miei bimbi in studio, per nascondersi, piazzano il tappeto in mezzo alla stanza, ci si mettono sotto, e la vera difficoltà diventa provare a guardare ovunque tranne che sotto quel cumulo appariscente), poi in luoghi sempre più raffinati e difficili da scoprire.

Verso i quattro anni il piccolo comprende che la sua esperienza non è l’unica e riesce a considerare contemporaneamente più prospettive. Ecco che i nostri introvabili giocatori stanno formando la così detta teoria della mente: pensano dove non cercherebbe chi conta, ma anche a un nascondiglio non troppo lontano dalla tana, chi conta invece immagina dove possano aver trovato rifugio gli altri, e magari sa che Tommaso (nome di fantasia) sceglie posti non scontati mentre Antonio (nome di fantasia) va sempre nello stesso posto.

Competenze emotive

Nel gioco del nascondino, di pari passo a questa evoluzione cognitiva, entrano in gioco una varietà di emozioni intense che supportano la costruzione dell’autonomia del bambino. In questo tipo di sfida si inserisce infatti la tensione del rimanere nascosti in attesa del momento giusto per correre alla tana, la solitudine del rimanere nel proprio rifugio senza vedere gli altri, fidandosi della certezza di essere pensati e cercati dall’altro, il piacere appunto di sentirsi intensamente cercati, “voluti” e pensati, così come lo smarrimento del dover iniziare a cercare gli altri. Il bambino:

  • Diventa autonomo nel padroneggiare un ambiente conosciuto
  • Acquisisce coraggio nel cercare pertugi in un ambiente nuovo
  • Prende confidenza con il proprio corpo, rannicchiandosi e assumendo posizioni per farsi il più piccolo possibile e non essere visto.

Insomma, il gioco stimola in lui emozioni che accompagneranno il bambino poi per tutta la vita: la solitudine, la fuga, il desiderio di sentirsi cercati. Ma quante e quali emozioni suscita questo gioco negli adulti invece? Quante volte noi adulti siamo spaventati dai bimbi che vogliono giocare a nascondino uscendo dal nostro campo visivo? Non è mai facile definire un campo di gioco, che sia una stanza, un parco, un piazza che sia abbastanza sicuro da essere a misura di bambino ma abbastanza adatto, con anfratti e angoli nascosti per una sfida avvincente.

Varianti

Ecco invece qualche possibile variante: come già detto, possono giocare grandi e piccoli insieme, oppure un solo grande e si decide che conta sempre lui, oppure ci si nasconde a coppie (un modo per accompagnare così i bimbi che hanno inizialmente paura di nascondersi da soli, o i bimbi più piccoli). Divertente è pure la versione “sardina”: tutti contano e un solo giocatore si nasconde. Per prendersi ci si può toccare, o dire il nome, o aggiungere difficoltà e dover dire l’età, o il colore preferito del bambino visto. L’importante, come sempre, è definire le regole insieme prima di dare il via!

Sfondo autopromo
Famiglia significa NOI
api url views