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28 Aprile 2023
14:00

Nelle scuole sono 207mila gli insegnanti di sostegno, ma il 32% di loro non è adeguatamente formato

Gli insegnanti di sostegno specializzati scarseggiano soprattutto al Nord, dove circa il 42% di quelli in attività è sprovvisto dei requisiti per educare gli studenti con disabilità. Tra i tasti dolenti, anche il ritardo nell’assegnazione dei ruoli all’inizio dell’anno scolastico e un rapporto alunno-insegnante “a singhiozzo” per le frequenti sostituzioni.

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Nelle scuole sono 207mila gli insegnanti di sostegno, ma il 32% di loro non è adeguatamente formato
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Quelle che un tempo erano voci e lamentele che correvano fra i corridoi della scuola, oggi sono numeri allarmanti periodicamente trasmessi dai media che animano l’opinione pubblica e richiedono un intervento risolutivo. Nel nostro Paese lavorano nelle scuole 207.000 insegnanti di sostegno con il ruolo di gestire e, appunto, “sostenere” studenti con disabilità, tuttavia il 32% di loro non è specializzato. Le figure preparate sono poche, considerando che dietro ai banchi siede un esercito di 316.000 fanciulli con disabilità, e tanti degli insegnanti in attività sono sprovvisti, almeno sulla carta, di quei requisiti e di quella formazione imprescindibili per seguire adeguatamente gli alunni con difficoltà. Alunni che a volte potrebbe essere terribilmente complicato e dannoso gestire senza le dovute competenze. Proprio per colmare la voragine di docenti di sostegno specializzati, il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, nell'ambito del decreto sulle Pubblica Amministraziona, starebbe lavorando a 19.000 nuove assunzioni di insegnanti chiamati ad assistere gli studenti con difficoltà.

Secondo i dati Istat relativi all’anno scolastico 2021/2022, sono 316.000 gli alunni con disabilità che frequentano le scuole italiane e 207mila gli insegnanti per il sostegno impiegati (quasi 200mila nella scuola statale e più di 7mila nella scuola non statale). In pratica, esiste un insegnante di sostegno per ogni 1,5 alunni, un rapporto che in realtà è piuttosto positivo e più favorevole di quello previsto in origine dalla Legge 244/2007, che raccomandava che nelle scuole fosse presente almeno un docente per il sostegno ogni due studenti in difficoltà. Allora, qual è il nodo?

Il grattacapo in seno all’insegnamento per il sostegno consiste nella carenza di docenti specializzati, che a sua volta determina l’assunzione di laureati privi delle competenze in abito di sostegno e inclusione di bambini e ragazzi disabili. Più di 70.000 docenti di sostegno che insegnano nelle scuole non hanno una formazione specifica, ma vengono impegnati nelle classi con alunni disabili per far fronte alla carenza di figure specializzate. Un fenomeno più frequente nel Nord Italia, dove la quota di insegnanti di sostegno senza i requisiti necessari sale al 42%, mentre si riduce al 19% nel Mezzogiorno.

A rendere il quadro più complicato, si aggiunge, alla carenza di titoli adeguati, il ritardo nell’assegnazione delle cattedre e dei ruoli: come precisa l’Istat, a un mese dall’inizio della scuola, circa il 14% degli insegnanti di sostegno non risulta ancora assegnato, una percentuale che raggiunge picchi del 20% in Lombardia e Liguria.

Tra i punti critici, è inclusa la discontinuità del rapporto fra l’alunno e l’insegnante di sostegno, il quale potrebbe andarsene ed essere sostituito da un collega nel corso dell’anno. Non è la prassi, ma i cambi di insegnanti durante il ciclo scolastico sono frequenti e rischiano di danneggiare rapporto psicologico ed educativo che tanto faticosamente s’instaura fra il docente e il giovane studente.

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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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