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5 Marzo 2024
13:00

Perché il diritto all’aborto nella costituzione in Francia è una notizia importante?

L'aborto è concesso e praticato in molti i Paesi del mondo, ma mai nessuno prima della Francia lo aveva inserito tra i diritti tutelati dalla Costituzione, rendendolo di fatto intoccabile e non più sopprimibile.

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Perché il diritto all’aborto nella costituzione in Francia è una notizia importante?
Perché il diritto all’aborto nella costituzione in Francia è una notizia importante?

Il 4 marzo la Francia è diventato il primo Paese al mondo a rendere l'aborto un diritto tutelato dalla Costituzione. La storica decisione è stata presa in larga maggioranza dal Parlamento francese, riunitosi per l'occasione in sessione congiunta a Versailles, con 780 pareri favorevoli e appena 72 contrari.

Il diritto all'interruzione volontaria di gravidanza, oggi garantita in forma anonima e gratuita e tutte le donne francesi, viene così aggiunto tra i principi e tutelati dall'Articolo 34 della Constitution che stabilisce il rapporto tra il parlamento e il governo.

Si conclude dunque con un esito positivo il disegno promosso dalla capogruppo della France Insoumise all’Assemblée NationaleMathilde Panot, e fatto proprio dal presidente Emmanuel Macron, dimostratosi capace di perorare fino in fondo una causa tutt'altro che scontata e che in un anno e mezzo di discussioni e accesi dibatti è stata più volte contestata sia dal Vaticano che dalle frange più conservatrici del Paese.

Ma per quale motivo l'inserimento nella Costituzione di una pratica già concessa dalla Legge rappresenta una notizia così epocale? Che bisogno c'era di ribadire con un iter legislativo di oltre un anno e mezzo il diritto ad una pratica già garantita e adottata da molti anni?

Il peso di un diritto Costituzionale

In realtà da qualche anno a questa parte il clima politico intorno all'aborto appare in continuo fermento e ciò che fino a qualche anno appariva scontato – almeno nel mondo occidentale – oggi non sembra più così certo.

A innescare la miccia è stata sentenza choc del giugno 2022 con cui la Corte Suprema degli Stati Uniti ha invalidato la sentenza Roe vs. Wade che dal 1973 legalizzava l'aborto a livello federale. Tale decisione, infatti, non solo ha riportato le lancette dell'orologio indietro di decenni in materia di diritti civili, ma ha innescato un pesantissimo precedente che è stato immediatamente cavalcato dai movimenti pro-vita e ultra-conservatori di tutto il mondo, Italia compresa.

Dopotutto, se perfino la democrazia più potente della Terra rimette in discussione il diritto a interrompere una gravidanza, perché l'argomento non può essere rimesso in discussione anche in Europa?

Ed è proprio in questa ottica che ben si può comprendere la portata della scelta francese. Se infatti ogni legge può cambiare col tempo ed essere rivista o addirittura abrogata, lo stesso non si può dire dei diritti protetti dalla Costituzione, i quali sono considerati come princìpi fondanti del Paese che li ha adottati, rimanendo dunque intoccabili e non più comprimibili.

Ecco perché all'indomani del terremoto statunitense la Francia, con il presidente Macron in testa, si è subito adoperata per aggiungere al testo cardine della nazione anche il diritto a porre fine ad una gravidanza indesiderata senza dover ricorrere a pratiche clandestine e pericolose per la salute.

Inserire un diritto nel codice costituzionale significa quindi non solo sottolineare l'importanza "civile" di quel diritto e sigillare la necessità di consentire a tutte le donne la facoltà di decidere del proprio futuro, ma anche ribadire con decisione che, su certi temi, non è più possibile alcun ritorno al passato.

Una presa di posizione simile poi ha il merito di fungere d'apripista per gli altri Paesi: l'esempio francese potrebbe diventare un modello per modernizzare gli statuti fondanti delle nazioni e offrire maggiori tutele per i loro cittadini.

Le critiche

Benché gran parte dell'opinione pubblica francese e internazionale abbia salutato l'esito del voto come una vittoria, non manca chi, anche in campo progressista e tra i movimenti femministi, nota qualche sbavatura di fondo.

L'approvazione della legge non è stata una passeggiata di salute e per intercettare il favore dei partiti più scettici i promotori dell'iniziativa hanno dovuto accettare qualche compromesso.

Il testo approvato, infatti, non riconosce l'aborto come un diritto fondamentale – caratteristica invece prevista nell'idea originaria – il che lascia un certo spazio di manovra a future modifiche non tanto nella legittimazione della pratica, ormai intoccabile, ma nelle modalità di accesso, come il numero di settimane entro le quali risulta possibile interrompere la gravidanza (oggi sono 14).

Rimane inalterato anche il diritto dei medici a riconoscersi come obiettori di coscienza, elemento che però non era mai stato messo in discussione nemmeno dai partiti più radicali.

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Niccolò De Rosa
Redattore
Dagli studi umanistici all'esperienza editoriale, sempre con una penna in mano e quel pizzico d'ironia che aiuta a colorare la vita. In attesa di diventare grande, scrivo di piccoli e famiglia, convinto che solo partendo da ciò che saremo in grado di seminare potremo coltivare un mondo migliore per tutti.
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