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8 Settembre 2023
18:00

Psicomotricità per bambini, crescere attraverso il gioco

Negli ultimi anni si sente parlare spesso di psicomotricità per bambini, una disciplina relativamente recente che si fonda sulle interazioni tra funzioni psichiche e motorie. L'obiettivo dello psicomotricista è stimolare nel piccolo competenze motorie, emotive e sociali attraverso il gioco e l'attività fisica.

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Psicomotricità per bambini, crescere attraverso il gioco
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La psicomotricità per bambini è una disciplina di ambito socio-educativo che sviluppa abilità e competenze motorie, emotive e sociali attraverso il gioco e il movimento. Viene proposta in genere ai piccoli con carenze o fragilità di vario tipo, ma in realtà ha benefici su chiunque.

Negli ultimi tempi si parla sempre di più di psicomotricità per bambini perché si tratta di una disciplina giovane, i cui vantaggi sullo sviluppo dei piccoli sono stati scoperti di recente. Nella seduta, il bambino viene stimolato attraverso il gioco ed esercizi motori da uno specialista, chiamato psicomotricista, che agisce sulle funzioni motorie e mentali del piccolo.

Che cos’è la psicomotricità

La psicomotricità per bambini è una disciplina nata in Francia e relativamente recente che riguarda l’ambito socio-educativo e favorisce lo sviluppo di competenze di vario tipo nel piccolo attraverso il gioco e l’attività motoria. È indicata dagli 8 mesi agli 8 anni di età principalmente per bambini con carenze, timidi, insicuri, con difficoltà relazionali, di concentrazione o a parlare, iperattivi e, più in generale, che manifestano difficoltà nel percorso evolutivo.

Nel termine psicomotricità sono fusi due concetti: la psiche (quindi, la mente) e la funzione motoria (che riguarda, invece, il corpo). Nei primi anni di vita, infatti, il corpo e il movimento svolgono un ruolo cruciale nel favorire il processo maturato della vita psichica del bambino. Sulla base di questo presupposto, lo psicomotricista agisce sulle funzioni motorie e mentali del bambino e/o sul disturbo emotivo attraverso il gioco e un lavoro basato sul corpo, per aiutarlo a sviluppare nuove abilità e competenze che toccano le sfere della mente, del corpo e dell’emozione.

Cosa si fa in una seduta di psicomotricità

Le sedute sono individuali o in gruppo e hanno una durata che varia a seconda dell’età del bambino, anche se di regola le attività non sforano mai i 60 minuti. A stabilirne la frequenza, in base alle specifiche esigenze del piccolo, è lo specialista, che prima di avviare le sedute di psicomotricità effettua una valutazione neuro-psicomotoria del bimbo.

In una seduta di gruppo il terapista inizialmente impartisce delle regole basiche ai bambini e li lascia liberi di giocare con quel che li attira, aiutandoli a esprimersi in autonomia ed esplorare lo spazio circostante. Nel corso della seduta collettiva, il gioco si differenzia e ciascuno dei piccoli sceglierà una sua attività, prima di perdere l’interesse via via che si avvicina la fine della lezione. All’inizio e alla fine della seduta il terapista potrebbe proporre ai pazienti un rituale di apertura e chiusura, che li aiuta a scandire la durata della seduta. Il rituale potrebbe consistere nel recitare una filastrocca entrando ordinatamente in sala o, alla fine della seduta, in un ballo collettivo sulle note della musica. Dopo aver riordinato i giochi e la stanza, i piccoli sono invitati a uscire.

L’ambiente dove ha luogo la seduta di psicomotricità deve essere rassicurante, spazioso e sicuro per il numero di bambini che accoglie, che devono sentirsi liberi di muoversi in un clima sereno. La sala non deve però essere eccessivamente grande: dimensioni spropositate rischiano di creare confusione nei più piccoli. La stanza potrebbe essere allestita, oltre che con giochi, con specchi alle pareti, in cui il bambino può riflettersi osservando i suoi movimenti, e con tappeti e materassini sul pavimento, su cui il piccolo svolgerà i suoi esercizi fisici.

Attenzione a non confondere – come avviene comunemente –  la psicomotricità (e, quindi, la figura dello psicomotricista) con la neuro psicomotricità, il cui professionista di riferimento è il terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva, una figura professionale dal 1997 riconosciuta dal Ministero della Sanità come operatore sanitario. «La neuro psicomotricità – spiega a Wamily la dott.ssa Marta Isella, terapista della neuro e psicomotricità – lavora anche con la disabilità e i ritardi dello sviluppo, riguarda esclusivamente l’età evolutiva e rientra nelle professioni sanitarie, mentre la psicomotricità lavora più sulla parte relazionale e di percezione corporea, prevede sedute sia individuali che a gruppetti, ed è proposta a qualsiasi età: è per piccoli, adolescenti, adulti, anziani».

Come si fa a capire quando un bambino ha bisogno di psicomotricità

Lo psicomotricista attua i progetti di intervento psicomotorio nelle aree:

  • Relazionale: attraverso le attività motorie proposte al bambino (per esempio, il gioco simbolico, il gioco senso motorio e di socializzazione) sviluppa i nuclei affettivo-emotivi, cognitivi e sociali della personalità del piccolo
  • Funzionale: tramite il gioco e il movimento promuove lo sviluppo dell'individuo, con un'attenzione alla sua persona e con un valore educativo, non terapeutico
  • Preventiva-educativa: è un percorso di maturazione che stimolare la crescita, il cambiamento e lo sviluppo del bambino, accompagnandolo nelle attività ludiche

Lo psicomotricista organizza una serie di attività che hanno alla base l’unione mente-corpo, ricorrendo, per esempio, al gioco simbolico, che permette al piccolo di cimentarsi nella costruzione di qualcosa, e non di utilizzare un prodotto già “fatto e finito”. La seduta si svolge in stanze grandi dove il piccolo ha a disposizione tanto materiale destrutturato, colorato e morbido: cerchi, bastoni, palline, materassi, cubotti, specchi in cui riflettersi. A quel punto, sarà invitato a spostare il materiale, a costruire da zero dei giochi, a muoversi, magari sulle note della musica. Oltre allo sfogo vero e proprio, rientra nella seduta anche una parte di rilassamento.

La psicomotricità è particolarmente indicata per bambini timidi, agitati, con difficoltà a relazionarsi

Per chi è indicata la psicomotricità? In teoria per tutti i bambini, anche se nella pratica generalmente si rivolgono a uno psicomotricista genitori di piccoli che manifestano fragilità (e non patologie gravi, per cui è richiesto l’intervento di un terapista della neuro psicomotricità). La psicomotricità per bambini, infatti, potrebbe particolarmente giovare ai piccoli che manifestano fragilità di vario tipo o che hanno difficoltà a stare con i coetanei. «La psicomotricità farebbe bene a tutti i bimbi – commenta la dott.ssa Isella – perché li aiuta a entrare in contatto con sé a partire dal corpo, ad avere un luogo di sfogo e di rielaborazione emotiva e a lavorare sull’espressione delle emozioni. Tuttavia, di solito, alle sedute di psicomotricità vanno bambini inibiti, fragili, timidissimi, molto agitati, che manifestano difficoltà nello stare con gli altri. La psicomotricità di gruppo potrebbe, per esempio, insegnare loro a rispettare lo spazio dell’altro, a usare il tocco con l’altro in modo gentile».

Esercizi di psicomotricità

Gli esercizi di psicomotricità sono innumerevoli e cambiano a seconda delle esigenze del bambino, proprio perché nello spazio a disposizione del piccolo sono presenti oggetti destrutturati da spostare, assemblare, sollevare, schivare. Durante la seduta, individuale o di gruppo, il bimbo avrà modo di cimentarsi in percorsi a ostacoli, puzzle, giochi con la palla, pittura, canto, ballo, eccetera. Perfino giochi tradizionali, come nascondino o “un, due, tre, stella!” aiutano a sviluppare e stimolare competenze psicomotorie. Vediamo qualche esempio.

  • Creare un percorso a ostacoli utilizzando il materiale presente nella sala, come cerchi, cubi, tappeti. Il giovane partecipante è invitato a oltrepassare un primo ostacolo, a saltarne un secondo, a evitare di cadere dentro un metaforico fiume con animali feroci, ad attraversare un ponticello di cubetti, e, infine, a strisciare fino alla meta, dove tirerà la palla in un canestro
  • Il gioco dello specchio prevede che il piccolo si rifletta nello specchio, copiando in modo speculare i movimenti proposti dallo psicomotricista e imparando a eseguirli in autonomia
  • Realizzare un puzzle da assemblare per unire le figure nelle posizioni corrette o giocare a memory con carte colorate
  • Tirare la palla l’un l’altro mentre si è in cerchio e farla rimbalzare mentre si salgono e scendono i gradini

Oltre ai giochi di coordinazione, che aiutano il piccolo a gestire il proprio corpo nello spazio circostante, magari al ritmo di una musica, lo psicomotricista organizza anche momenti di rilassamento.

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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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