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18 Febbraio 2024
9:00

Il gioco tonico emozionale: in quali attività consiste la prima forma di gioco per i bambini

Il gioco tonico emozionale è la prima forma di movimento che il bimbo, già da appena nato, sperimenta tra le braccia della mamma, sentendo parlare i propri genitori o vedendoli muovere dei sonagli verso di lui. Questo gioco permette al bimbo di mantenere la fusione con la madre sperimentata nei 9 mesi precedenti e iniziare a sviluppare la propria identità.

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Il gioco tonico emozionale: in quali attività consiste la prima forma di gioco per i bambini
Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’età evolutiva
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La prima forma di gioco che il bimbo mette in atto è quello tonico emozionale, o tonico-fusionale, che consiste in stimoli che gli permettono di sviluppare i suoi apparati sensoriali. Questo gioco permette al bambino di mantenere qualcosa di quella fusione che nei 9 mesi ha realizzato con la madre ma al contempo di costruire una propria identità.

Il bambino sin dalla nascita gioca: dai primi scambi di sguardi all’interazione con oggetti e altri individui, il gioco rappresenta per il bambino la modalità per entrare in relazione con sé stesso e con il mondo.

È proprio grazie all’attività ludica che sviluppa conoscenze, apprende e consolida nuove competenze, costruisce la propria identità e interagisce con l’altro e con l’ambiente.

Quali sono le forme del gioco?

Il gioco tonico emozionale è strettamente connesso allo sviluppo cognitivo, motorio, linguistico e relazionale, poiché è “la più spontanea abitudine del pensiero infantile” (J. Piaget): proprio sulla base dello sviluppo psicomotorio del bambino, sono state individuate le seguenti tappe del gioco generalmente condivise.

  • 0-6 mesi: gioco tonico-emozionale
  • 6-12 mesi: gioco sensoriale e sensomotorio
  • 12-18 mesi: gioco funzionale e proto-simbolico
  • 18-24 mesi: gioco simbolico
  • 24-36 mesi: gioco di finzione
  • Dai 3 ai 5 anni: gioco di rappresentazione

Quando si sviluppa il gioco tonico-emozionale

Nei primi mesi di vita il bambino interagisce prevalentemente con i propri genitori: la relazione è stabilita attraverso segnali comunicativi verbali e non da entrambi le parti, come vocalizzi, sguardi, espressioni facciali, sorrisi, ma anche posture, tocchi, movimenti.

Se pensiamo alle cosiddette coccole, che racchiudono gli esempi appena citati, probabilmente immaginiamo giustamente momenti di rilassamento per il bambino. Oltre a questo, il bambino sta iniziando a costruire la propria identità, sta conoscendo sé stesso, prendendo confidenza con il proprio corpo e ciò che con questo può fare, il tutto attraverso la preziosa dipendenza in questi primi mesi dai genitori, in particolare dalla mamma con cui il contatto e la sintonizzazione sono già stati coltivati nei nove mesi precedenti la nascita.

Il contatto è così fondamentale e piacevole che si parla anche di “gioco tonico-fusionale”: il bambino infatti con la nascita passa dalla fusione completa con la mamma, nel suo grembo, ad una nuova dimensione in cui è importante mantenere elementi di questa – appunto -fusione, che man mano evolveranno. Il bambino non ha ancora le capacità motorie per esplorare il mondo in autonomia ma sta sviluppando i propri apparati sensoriali interno ed esterno: ecco perché il gioco del bimbo nei primi mesi si basa su stimolazioni sensoriali tattili, visive, olfattive, uditive e vestibolari.

Quali sono i giochi di tipo tonico-emozionale?

Per forme di giochi giochi tonici-emozionali si intendono tutte quelle azioni che in maniera automatica si mettono in atto con un bimbo piccolo. Quando il neonato viene cullato e massaggiato dalla mamma, oppure quando gli si mostrano sonagli e immagini a contrasto, quando gli si fanno espressioni buffe e gli si rivolgono versetti o si cantano canzoncine, o ancora quando viene accarezzato con teli morbidi, stiamo già scoprendo cosa intendiamo per giochi tonici-emozionali.

gioco tonico emozionale

In questa fase per il bambino è importante sentirsi contenuto e protetto ed al tempo stesso stimolato a livello sensoriale che, attenzione, non significa iperstimolarlo con continue nuove proposte di materiali, posizioni, movimenti, suoni ecc! La mamma che tiene in braccio il proprio bambino e lo dondola è un ottimo esempio di stimolazione: contenuto dal suo abbraccio, sperimenta il movimento e magari sente anche il suono di ciò che la mamma gli canta, e la stessa voce che ha sentito mentre era in pancia ora inizia ad essere associata a un volto, un tocco esterno e un odore.

Da qui tutto viene costruito man mano insieme al bambino, introducendo nuovi movimenti, suoni e materiali. La continua co-costruzione di questi scambi sembra quasi una conversazione, tanto che spesso si parla proprio oltre che di gioco, di “dialogo tonico emozionale”. Questi apparentemente semplici giochi sono fondamentali per rispondere all’esigenza del bambino di costruire  il proprio sé attraverso qualcuno che accogliendolo e guardandolo gli fa sentire che esiste e che può abbandonarsi con fiducia.

Il dialogo tonico emozionale dopo i 6 mesi

L'interesse per il dialogo tonico emozionale del bambino, cambia nel tempo. Il piccolo sarà maggiormente interessato ad altre tipologie di gioco con la crescita, le modalità relazionali evolveranno verso una maggiore indipendenza man mano che affermerà la propria identità e si riconoscerà come essere indipendente dalla mamma. Tuttavia il piacere tonico emozionale rimarrà e capiterà spesso nei primi anni di vita che il bambino lo richiederà, specialmente nei momenti di forte emozione e di stanchezza: è importante che, quando ricercato, non gli venga negata questa “regressione”.

gioco tonico emozionale

Sapere di avere un luogo – o meglio qualcuno – dove poter tornare in quello stato di rilassamento e completa fiducia del bimbo piccolo beato tra le braccia della mamma sarà per lui sicuramente rassicurante. Se ci pensiamo, non piace forse anche a noi adulti abbandonarci negli abbracci delle persone a cui vogliamo bene e di cui ci fidiamo? Diverso è se il  bambino invece non sembra abbandonare questo stadio verso attività diverse e maggiormente complesse: in questo caso è bene chiedere una consulenza ad uno specialista dell’età evolutiva.

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