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4 Maggio 2023
9:00

Quando portare il bambino al Pronto Soccorso? Ecco quali sono i segnali preoccupanti

Al Pronto Soccorso sono visitati milioni di bambini all’anno, ma solo nel 10% dei casi si rivelano essere reali emergenze e urgenze. Per un genitore è importante capire quando portare il piccolo in ospedale e quando, invece, affidarlo alle cure domestiche. La pediatra Anna Cortesi: «Occhio a reazioni allergiche, macchie rosse e difficoltà respiratorie».

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Quando portare il bambino al Pronto Soccorso? Ecco quali sono i segnali preoccupanti
In collaborazione con la Dott.ssa Anna Cortesi
Medico Specialista in Pediatria
Quando andare al Pronto Soccorso

Fronte rovente, macchie rosse sul corpo, una rovinosa caduta dal fasciatoio, respiro accelerato. Correre al Pronto Soccorso della città o telefonare al pediatra, dedicando al bambino le nostre attenzioni sul divano di casa?

Esistono dei parametri precisi per capire se andare al Pronto Soccorso o limitarci a consultare il medico di famiglia. Seguirli ci aiuta a evitare di ingolfare inutilmente la sala d’attesa dell'ospedale con codici bianchi e accessi non urgenti e, viceversa, a non sottovalutare preoccupanti campanelli d’allarme, che potrebbero inaspettatamente tradursi in codici gialli o rossi. La pediatra Anna Cortesi ci aiuta a fare chiarezza.

Quando portare il bambino al Pronto Soccorso

Per un genitore, specie se alle prime armi, non è facile distinguere una semplice influenza da sintomi che preannunciano un disturbo più grave nel bambino. Che cosa ci deve spingere a chiamare il 112 o a correre al Pronto Soccorso mano nella mano con il piccolo?

Colorito cutaneo alterato, difficoltà respiratoria, sospetto di allergia o soffocamento, ferite profonde, traumi cranici e, esclusivamente nel caso di neonati e soggetti fragili, febbre sono campanelli d'allarme che meritano un tempestivo consulto medico, se non un intervento immediato.

Febbre (in neonati e bambini fragili)

Neonati con qualche mese di vita e bambini affetti da una patologia o uno specifico disturbo sono i soggetti da tenere particolarmente sotto controllo nel caso di temperatura corporea alterata. In loro la febbre potrebbe essere la prima avvisaglia di qualcosa di più grave rispetto a un'innocua influenza.

«I bambini con meno di tre mesi in caso di febbre dovrebbero recarsi sempre in Pronto Soccorso, e più in generale sotto l'anno di vita bisognerebbe richiedere una visita con il pediatra di famiglia se si osservano 2-3 puntate febbrili nella stessa giornata, in quanto c’è maggior rischio di complicanze» spiega la pediatra Anna Cortesi.

«Diverso è il caso di bambini in età scolare, in cui la febbre, nella maggior parte dei casi, è un semplice sintomo che preannuncia un'infezione virale autolimitata» continua la dott.ssa.

Febbre neonato

«La febbre richiede particolare attenzione anche nel caso di bambini fragili, asmatici, diabetici o che soffrono di altre patologie croniche e che davanti a un’infezione con buona prognosi in un bambino previamente sano rischiano di incorrere in un’evoluzione più complicata della malattia, che potrebbe arrivare a richiedere un ricovero ospedaliero» precisa Cortesi.

Grave difficoltà respiratoria

Sia che il piccolo abbia un mese di vita, sia che abbia già spento 8 candeline sulla torta di compleanno, nel momento in cui manifesta difficoltà respiratorie, ansima, boccheggia o ha il respiro affannato, siamo chiamati ad alzare ulteriormente la nostra soglia dell'attenzione e ad intervenire.

«La difficoltà respiratoria ci deve allarmare a prescindere dall'età del bambino. Come ce ne accorgiamo? La osserviamo nel piccolo quando per respirare utilizza i muscoli intercostali, ha una frequenza respiratoria accelerata e la sua respirazione diventa addominale» spiega la pediatra.

«Di fatto, quando notiamo una depressione a livello sottocostale, intercostale e sopraclavicolare, significa che il bambino sta avendo difficoltà a respirare: questa è sempre un’urgenza e se il pediatra non può vederlo il giorno stesso lo portiamo immediatamente in ospedale» raccomanda Cortesi.

Macchie rosse e colorito cutaneo alterato

Il colore della pelle è un importante indicatore dello stato di salute di un paziente. Se il corpo del piccolo inizia ad essere tempestato di strane macchie rosse non riconducibili alle comuni infezioni virali (bocca mani piedi, sesta malattia, varicella) ci allarmiamo.

«Un altro sintomo allarmante è la comparsa di macchie cutanee che non scompaiono quando esercitiamo una pressione sulla pelle con le dita» continua la dott.ssa Cortesi. «Il colorito cutaneo alterato è un segnale da non sottovalutare soprattutto se è accompagnato da febbre e da importante spossatezza nel bambino, che non cede con il miglioramento della temperatura».

Reazioni allergiche e soffocamento

Il sistema respiratorio è da tenere perennemente sott'occhio. Quando un bambino ingerisce un oggetto di piccole dimensioni oppure si porta alla bocca un alimento mal tagliato, colloso o a cui è allergico, il rischio per lui è quello di soffocamento. Se si ostruiscono le vie aeree, la chiamata ai soccorsi deve essere immediata.

«Le reazioni allergiche possono compromettere il sistema respiratorio con ostruzione delle vie aeree, in caso per esempio di un problema a livello della laringe. È un’urgenza vitale e bisogna raggiungere al più presto il Pronto Soccorso» sottolinea la pediatra.

«Possono verificarsi nel bambino anche allergie meno gravi, che non compromettono la via respiratoria, come nel caso di eruzioni cutanee, o alterazioni digestive (vomiti, diarrea…), che non producono una difficoltà respiratoria».

Sospetto di frattura o ferita con abbondante sanguinamento

Quando il piccolo cade e nasce il sospetto di una frattura, ci si rivolge al Pronto Soccorso, così come in caso di un'emorragia prodotta da una ferita.

Pronto soccorso bambino

Trauma cranico

Una rovinosa caduta – per esempio dal fasciatoio – potrebbe procurare un trauma cranico al bambino. In caso di perdita di coscienza o di vomito, ci rivolgiamo al Pronto Soccorso.

Quando chiamare il 112

La chiamata al 112 (o la corsa all'ospedale) scatta nel momento in cui la sintomatologia si presenta in maniera rapida, come nel caso della già citata difficoltà respiratoria, del soffocamento o di un'allergia.

Quando una sintomatologia si manifesta e degenera velocemente, bisogna contattare subito il 112 o correre al PS

Labbra gonfie, fiato affaticato, arrossamenti, vomito, sospetto di asfissia: le manifestazioni fisiche che ci inducono a chiamare i soccorsi sono evidenti.

«Se il bambino inizia ad avere le labbra gonfie, a respirare rapidamente, a rimettere, sulla pelle compaiono macchie rosse o rosate o abbiamo un sospetto di soffocamento, si tratta di un’emergenza vitale, la situazione sta degenerando in modo rapido perciò o si corre al Pronto Soccorso o si chiama l’ambulanza» sottolinea l’esperta.

Genitori ansiosi? È comprensibile

Al Pronto Soccorso pediatrico sono visitati milioni di bambini all’anno ma solo un caso su dieci si rivela essere una reale emergenza. Ci sono delle linee guida da seguire per evitare di congestionare la sala d’attesa del Pronto Soccorso pediatrico, ma per un genitore non è semplice imparare a gestire l’ansia per la salute del proprio figlio.

Qual è il limite della paranoia, e quale della sana e previdente preoccupazione?

Il genitore che nota qualcosa che non va nel figlio finisce per sentirsi sbagliato nel portare il bambino in ospedale, se la sintomatologia non soddisfa i requisiti previsti dalla “legge ospedaliera”. Qual è il limite della paranoia e quale della preoccupazione sana e previdente?

«La soglia di percezione del pericolo è diversa da genitore a genitore. Ci sono mamme e papà più insicuri e ansiosi di altri, ma sono comprensibili, specie se è il primo figlio» rassicura la pediatra.

«In Pronto Soccorso mi è capitato di ricevere genitori che si erano presentati senza un reale criterio di emergenza, ma ho capito che erano le prime volte per loro, il pediatra non rispondeva perché oberato dal lavoro e non avevano altro modo di esprimere la difficoltà che stavano vivendo. È comprensibile. Gli stessi genitori con il secondo figlio potrebbero comportarsi in modo diverso».

«Per questo è così importante l’educazione dei genitori sulle possibili problematiche di salute dei loro bambini da parte del pediatra di famiglia e, siccome spesso in ambulatorio il tempo non è sufficiente, da fonti affidabili nel web. Credo sia anacronistico ostacolare i genitori a "googlare" ciò che non sanno, è qualcosa che facciamo tutti. Piuttosto è importante indirizzarli verso i siti o le pagine social con contenuti affidabili» conclude la pediatra.

Le informazioni fornite su www.wamily.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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