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10 Marzo 2023
10:00

Sindrome del bambino scosso: cos’è e come riconoscerla

Il pianto disperato di un bambino può portare il genitore o l'adulto che se ne sta occupando a reazioni eccessivamente energiche. Scuotere un bambino per calmarlo può infatti portare danni permanenti e perfino causare il decesso del piccolo. Ecco cos'è la sindrome del bambino scosso.

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Sindrome del bambino scosso: cos’è e come riconoscerla
Sindrome del bambino scosso

La sindrome del bambino scosso interessa principalmente i bimbi sotto i due anni di età (con un picco d'incidenza entro i primi sei mesi di vita) e benché non sia né una patologia né una condizione congenita, rappresenta la principale causa di decesso neonatale per abuso.

Tale forma di maltrattamento consiste nello scuotimento del bambino, con possibili conseguenze neurologiche, anche irreprabili.

Tale definizione non deve però trarre in inganno. Benché il termine "maltrattamento" associato ad un bambino ci porti col pensiero a situazioni drammatiche e contesti sociali borderline, in realtà questa forma di maltrattamento risulta molto più comune di quanto si possa pensare.

Cos'è la sindrome del bambino scosso

Come il nome stesso suggerisce, la Shaken Baby Syndrome (o Abusive Head Trauma) si manifesta in seguito ad uno scuotimento violento del bebè, il quale viene tenuto per il tronco e "sballottato" con eccessivo vigore.

Ciò provoca un movimento innaturale della testa del lattante – se il collo non è ancora sufficientemente sviluppato  per sostenerla- e porta il cervello a sbattere con violenza contro le ossa della scatola cranica, rischiando seriamente di causare un trauma contusivo a livello cerebrale e innescare pericolose emorragie.

Quali sono i sintomi

Un bambino che è stato scosso con violenza nelle ore successive potrebbe iniziare a presentare difficoltà nella respirazione e una certa rigidità nella postura. Altri segnali molto comuni sono vomito, pianti continui, irritabilità e una certa assenza di espressività (niente sorrisi, vagiti o versetti tipici di questa età).

In alcuni casi la sindrome si manifesta anche con episodi di convulsioni, arresti cardiaci o alterazioni dello stato di coscienza, fino al coma.

Appare quasi ridondante sottolineare come in caso di sospetta sindrome da bambino scossa sia necessario recarsi con urgenza al Pronto Soccorso.

Le possibili cause dietro al maltrattamento

Normalmente l'adulto che arriva a muovere con violenza il bambino compie questo gesto come risposta istintiva e inconsapevole alla frustrazione per un pianto inconsolabile, prolungato e, spesso, apparentemente ingiustificato: il bambino strilla, la mente si offusca e lo stress del momento porta a reazioni inconsulte, come quando un oggetto cessa di funzionare e ci troviamo a sbatterlo con foga nel disperato tentativo di risolvere la situazione.

pianto bebè

Scarsa consapevolezza del pericolo da parte del genitore o dell'adulto che ha in cura il piccolo (parenti, baby sitter etc…), disagio psicofisico e stati di alterazione da droga o alcool sono elementi frequenti nei casi di sindrome da bambino scosso, tuttavia anche la semplice stanchezza e l'esasperazione per i pianti incessanti del bebè spesso sono concause che possono portare madri e padri fisicamente (e psicologicamente) provati a tentare di consolare il figlio scuotendolo.

Per questo si tratta di un fenomeno subdolo e che deve essere conosciuto in modo da evitare di commettere errori nei momenti più concitati e stressanti.

In generale la sindrome del bambino scosso viene dunque associata a condizioni di forte stress e, spesso, inesperienza o sottostima della pericolosità di alcuni comportamenti.

I principali fattori di rischio possono essere identificati tra:

  • giovane età del genitore
  • depressione e/o disagi psichici
  • condizioni socio-economiche critiche
  • bassa istruzione
  • precedenti episodi di violenza familiare
  • uso di droghe o alcolici

I rischi della sindrome del bambino scosso

Il pericoloso scuotimento cui viene sottoposto il bebè può causare versamenti intracranici capaci d'invalidare irreparabilmente importanti funzioni fisiche e cognitive. Oltre al serio rischio di morte – nei casi diagnosticati coinvolge un bambino su quattro – il bambino scosso può andare incontro a:

  • Disabilità fisico-motorie
  • Paralisi cerebrale
  • Ritardi cognitivi
  • Disturbi dell'apprendimento
  • Disturbi comportamentali
  • Problemi di memoria
  • Problemi nello sviluppo del linguaggio
  • Danni alla vista o, addirittura cecità (nei casi dove l'emorragia interessa anche la retina)

Come prevenire il pericolo

Il modo migliore per evitare situazioni spiacevoli è essere adeguatamente informati su cosa si possa e cosa non si possa fare quando teniamo un bimbo in braccio.

I normali giochi fisici (prendere i piedini, sollevare il piccolo in alto ecc…) e persino  le manovre più goffe da parte dei genitori non rappresentano un pericolo per il bebè, tuttavia il discorso cambia quando entra in gioco uno scuotimento energico che comporta l'oscillazione eccessiva della testolina.

Oltre alla consapevolezza dei rischi poi è importante poi che il genitore o l'adulto che si sta occupando del bambino sia in grado di controllarsi anche nelle situazioni maggiormente stressanti. Se il piccolo piange in continuazione e sembra non trovare pace, i motivi possono essere molteplici (fame. troppo caldo. troppo caldo, coliche, ecc…) pertanto è bene assicurarsi che tutti i bisogni primari siano stati soddisfatti, che il pannolino sia pulito e che non siano in corso febbri o malanni di sorta. Se poi il bambino continua a disperarsi è bene stringere i denti, continuare a cullarlo o, se proprio non ce la facciamo più, lasciarlo calmare un po' nel lettino.

Il consiglio della pediatra

«La SIDS spesso ha origine dall’esasperazione di genitori inconsapevoli e poco informati. Bastano pochi secondi di scuotimento per provocare la Sindrome del bambino scosso, che può causare lesioni cerebrali permanenti (ritardo mentale, paralisi cerebrale, cecità) o addirittura  coma o  morte del bambino fino in 1/4 dei casi. Per prevenire queste terribili conseguenze possono essere utili corsi di formazione per i genitori sul  pianto dei neonati, per imparare a riconoscerlo e a gestirlo,  una maggiore sensibilizzazione dell’opinione pubblica su questi argomenti,  un piano di sostegno per le famiglie e per i genitori che si sentono in difficoltà nel prendersi cura del loro neonato da soli».

Le informazioni fornite su www.wamily.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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Niccolò De Rosa
Redattore
Dagli studi umanistici all'esperienza editoriale, sempre con una penna in mano e quel pizzico d'ironia che aiuta a colorare la vita. In attesa di diventare grande, scrivo di piccoli e famiglia, convinto che solo partendo da ciò che saremo in grado di seminare potremo coltivare un mondo migliore per tutti.
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