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28 Marzo 2024
13:07

A causa della denatalità le aziende di pannolini investono più sugli anziani che sui neonati

In Giappone un'azienda di pannolini ha annunciato che smetterà di produrre mutande assorbenti per neonati perché, a causa del calo delle nascite, vendono più pannoloni per adulti. In Italia, secondo Paese più vecchio al mondo dopo il Giappone, qual è l'andamento del mercato di pannolini?

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A causa della denatalità le aziende di pannolini investono più sugli anziani che sui neonati
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In Giappone un’azienda di pannolini per neonati ha annunciato lo stop alla produzione di mutande assorbenti per lattanti: il suo target saranno i nonni, non più i nipoti. Nel Paese più vecchio del Pianeta, con un trend di nascite che scende in picchiata e i tassi di natalità ai minimi storici, non è più conveniente fabbricare pannolini per neonati, e si guarda alla clientela più vantaggiosa e in crescita costante: gli adulti e, nello specifico, gli anziani, che rappresentano una fetta sostanziosa della popolazione giapponese, pari al 30% del totale. La scelta dell’impresa nipponica, Oji Hildings, non è avventata: è dal 2011 che le sue vendite di pannoloni per adulti in Giappone hanno superato quelle per lattanti. L’andamento del mercato riflette in modo eclatante la grave crisi delle culle vuote in corso, a cui non è estranea l’Italia, secondo Paese più vecchio del globo dopo il Giappone. Stiamo assistendo in anteprima a quello che avverrà nel Belpaese? Secondo un’indagine francese, pure in Italia, come in Giappone, il mercato dei pannolini per neonati ha subito una significativa contrazione negli ultimi anni.

Il calo delle vendite di pannolini in Giappone

È dal 2001, anno del suo picco, che la produzione dell’azienda di pannolini, Oji Hildings, è in progressivo calo, e nel 2011 le vendite degli assorbenti igienici per lattanti sono state scavalcate da quelle dei pannoloni, gli ausili per incontinenti adulti. Ad oggi, il gap è tanto profondo da non essere più sostenibile. Come riporta Bbc, l’azienda ha scelto di puntare esclusivamente sul mercato per adulti.

Il calo della produzione, dai 700 milioni di pannolini prodotti nel 2011 ai 400 milioni dell’ultimo anno, rispecchia i dati della crisi demografica. Nel Paese nipponico nel 2001 sono nati 1,17 milioni di bambini, già in calo di ventimila rispetto all’anno precedente, mentre nel 2023 sono stati registrati all’anagrafe poco meno di 759mila neonati. Il tasso di fecondità in Giappone è a 1,26, ampiamente inferiore al 2,07 ritenuto necessario per mantenere una popolazione, e quasi il 30% degli abitanti ha almeno 65 anni, oltre il 10% ne ha più di 80.

L’azienda, comunque, ha comunicato che continuerà a produrre pannolini per neonati in Malesia e in Indonesia, dove, anche se le nascite sono in calo, è previsto un aumento della domanda.

È dagli anni Novanta che il Governo del Giappone combatte contro l’inverno demografico attraverso incentivi e programmi destinati all’infanzia e sussidi a neogenitori e giovani coppie. Da qualche anno vengono promosse App di incontri nella speranza di invertire il calo dei tassi di matrimonio e delle nascite. Tuttavia, le misure adottate fino ad oggi hanno avuto effetti scarsi nel lungo periodo. Perfino la Cina, dove fino a poco tempo fa vigeva la politica del figlio unico, si trova a fronteggiare un calo delle nascite per il secondo anno di fila.

L’Italia, il Giappone d’Europa

Nonostante a livello globale il mercato dei pannolini per neonati sia in crescita, in Italia, come in Giappone, ha subito una contrazione. Secondo quanto riporta Businesscoot, società francese che si occupa di ricerche di mercato in Europa, in cinque anni il valore di produzione dei pannolini in Italia è calato di quasi il 60%, più della metà. Il crollo è contestuale al declino delle nascite, che nel Belpaese tra il 2017 e il 2022 è stato del 13,6%.

Tuttavia, la situazione italiana non è stagnante: semplicemente è cambiata. Tra il 2018 e il 2022 in Italia si è registrato un aumento del valore della produzione venduta di pannolini, un dato che suggerisce una ripresa. Quindi si produce di meno, ma i prodotti sono più costosi e puntano sulla qualità anziché sulla quantità. Ad esempio, i genitori sono sempre più orientati all’acquisto di alternative sostenibili e al contempo più costose, come i pannolini di stoffa.

Fonti
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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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