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22 Settembre 2023
9:00

Coltivare il dialogo nella relazione genitori-figli: un fattore di protezione per lo sviluppo

Un dialogo basato fin dai primi anni sul rispetto e l'assenza di giudizio rimane il modo migliore per abituare i ragazzi a condividere liberamente le proprie esperienze e le proprie emozioni. Solo così i genitori possono sapere - o perlomeno intuire cosa - passa nella testa dei loro figli.

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Coltivare il dialogo nella relazione genitori-figli: un fattore di protezione per lo sviluppo
Psicologa e psicoterapeuta
comunicazione genitori e figli

La comunicazione tra genitori e figli inizia molto presto, alcuni studi ci dicono addirittura già prima di nascere, nella vita intrauterina. É da lì infatti che iniziamo a mettere i primi mattoncini di un dialogo che, se tutto va bene, ci accompagnerà per sempre, fin da quando come genitori parliamo avvicinandoci al pancione e da lì dentro qualcuno ci risponde con un calcetto.

Successivamente, nel corso dei primi mesi di vita ci impegniamo in quelle che sono chiamate danze interattive dove attraverso un gioco di vocalizzi, espressioni facciali e rispecchiamenti reciproci permettiamo al bambino di sviluppare le prime rudimentali competenze comunicative.

Competenze che si affinano sempre di più con lo sviluppo del linguaggio e di forme di gioco interattivo sempre più complesse. Genitori, non date per scontati questi momenti: le prime occasioni di gioco insieme, i primi saluti, le prime interazioni triadiche…state già gettando le basi per il modo in cui voi e i vostri figli vi relazionerete anche nei temutissimi anni dell'adolescenza.

Ascoltare e condividere

L'essere umano apprende e costruisce sé stesso soprattutto nei contesti interpersonali e attraverso l'esempio e già verso i sei mesi, con l'inizio dello svezzamento, abbiamo una grande occasione di insegnamento: la tavola per molte famiglie è a volte l'unico vero spazio di ritrovo, per raccontarsi la giornata, condividere opinioni su cose da fare, cose su cui riflettere, scherzare… I figli iniziano giá da qui ad osservare come comunichiamo e le interazioni triadiche (ad esempio madre-padre e figlio) sono molto stimolanti per lo sviluppo.

Con l'inizio della scuola questa diventa di solito occasione per chiedere anche ai più piccoli come é andata la giornata: sono ormai capaci di raccontare e mostrarsi interessati alle loro cose trasmette il messaggio di essere visti, avere un valore per l'altro. Occhio però, non deve diventare un momento inquisitorio su prestazioni scolastiche, impegno e quant'altro, cerchiamo di coltivare un genuino interesse per la vita dell'altro familiare.

dialogo genitori figli

Mostriamoci anche noi adulti ben disposti a condividere le nostre giornate ma soprattutto i nostri pensieri e le nostre emozioni, coltiviamo introspezione prima di tutti su noi stessi, solo cosí saremo capaci di trasmettere anche ai figli le risorse e la possibilità di una comunicazione che non si fermi alla superficie ma esplori anche i vissuti più profondi.

Anche qui, un piccolo monito: questo non significa monopolizzare il discorso con le proprie lamentele da grandi, problemi e polemiche, cosa che a noi adulti spesso viene un po' troppo bene! Lasciare sempre spazio agli altri e anche ad argomenti leggeri.

A tal proposito, possiamo iniziare fin da piccini, verso i tre anni di età a coltivare un dialogo con i bambini sulle proprie emozioni: sono proprio i genitori infatti che hanno il compito di guidare lo sviluppo di una consapevolezza emotiva, insegnando a dare un nome alla rabbia, paura, tristezza e così via e anche di una regolazione emotiva.

Dialoghiamo ogni giorno

Le basi costruite fin dai primi anni, come dicevamo, ci sono utilissime in adolescenza quando i figli iniziano a costruire la propria identità, la propria opinione indipendente sul mondo, sui propri stati emotivi e sulla morale. Come ci insegnano Alberto Pellai e Barbara Tamborini in L'etá dello tsunami (De Agostino, 2016), il dialogo con i genitori è una palestra per allenare queste competenze a cui è opportuno dedicare ogni giorno del tempo, con domande che stimolino il raccontare come ci si è sentiti in una situazione, cosa potrebbe aver provato l'altro, cosa si pensa di un certo episodio, il porsi delle domande e così via.

Come abbiamo detto è fondamentale che anche tra genitori ci sia una comunicazione che si sintonizza sul pensiero dell'altro, per offrire un modello da interiorizzare.

E se nostro figlio smette di parlare?

Aver coltivato un buon dialogo con i propri figli ovviamente non garantisce che questi, soprattutto in adolescenza, saranno sempre disponibili ad aprirsi e che non ci saranno conflitti: il fatto che anche i figli "modello" che fino a un anno prima adoravano conversare con i genitori improvvisamente rispondano a monosillabi e passino tempo chiusi nella loro tana è normale, fa parte di questa fase.

Il ruolo del genitore però sarà quello di offrirsi con costanza all'ascolto e cogliere al volo i momenti di apertura. Rispettiamo il loro tempo ma facciamo sapere con costanza e coerenza che li osserviamo, notiamo e ci siamo.

Anche nei momenti di conflitto impariamo a non giudicare le emozioni che esprimono e a non drammatizzare troppo lo scontro: anche questi sono in buona parte un indicatore sano di una relazione che sta cambiando. L'importante è che allo scontro segua sempre una riparazione, non una sentenza su chi aveva ragione e chi torto ma un riavvicinamento in cui si possa percepire che le proprie reazioni emotive sono state comprese.

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