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13 Aprile 2023
15:35

I genitori pubblicano sui social 300 foto dei figli all’anno, forse inconsapevoli dei rischi dello sharenting

Secondo uno studio europeo i genitori pubblicherebbero sui loro profili social in media 300 foto dei figli all’anno. La Società Italiana di Pediatria: «Attenzione ai rischi».

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I genitori pubblicano sui social 300 foto dei figli all’anno, forse inconsapevoli dei rischi dello sharenting
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La bacheca di Facebook è la prima opzione, la seconda è la home di Instagram, scelto dal 16% dei genitori per raccontare ai loro seguaci virtuali la vita dei figli attraverso fotografie scattate con lo smartphone. Si chiama sharenting (dall’inglese share, “condividere”, e parenting, “genitorialità”) la condivisione delle foto dei minori in rete, un fenomeno in vertiginosa crescita: la stima è di 300 foto per minore all’anno condivise sui social dai genitori. A comunicare il dato è uno studio già disponibile online e in via di pubblicazione sulla prestigiosa rivista scientifica Journal of Pediatrics, dell’European Pediatrics Association.

Trecento scatti a bambino per anno equivalgono a quasi una foto al giorno scattata con il telefono e pubblicata da mamme e papà, forse all’oscuro dei potenziali rischi che corre il figlio esposto online. Sull'argomento è intervenuta la Società Italiana di Pediatria (Sip) per informare i genitori sui rischi connessi alla pratica dello sharenting. I pericoli della condivisione di immagini sui social sono più di uno e riguardano la tutela dell’immagine del minore, la riservatezza dei dati personali, la sicurezza digitale, fino al rischio di pedopornografia.

Lo studio europeo

Un ritratto del piccolo il primo giorno di scuola, oppure mentre addenta un cornetto, lecca il gelato, riposa sul letto, accarezza l’animale domestico. E nella didascalia, sotto all’immagine, il suo nome, la sua età, la città dove vive, la scuola che frequenta. Dati sensibili divulgati dai genitori con un clic, un gesto che un domani potrebbe avere ripercussioni negative sul giovane protagonista dello scatto. Secondo lo studio europeo, di cui è primo autore il professore Pietro Ferrara, responsabile del Gruppo di Studio per i diritti dei bambini della Società Italiana di Pediatria (Sip), ogni anno i genitori condividono online una media di 300 foto riguardanti i propri figli e prima del quinto compleanno ne hanno già condivise quasi 1.000.

Prima che il bambino compia 5 anni sono online già 1000 foto che lo ritraggono

I social più utilizzati per condividere le foto dei figli sono Facebook (scelto dal 54% degli adulti), seguito da Instagram (16%) e da Twitter (12%). L’età dei minori visibili a chiunque (o quasi, nel caso di profili privati) è bassa, se non “inesistente”: spopolano in rete le foto prima della nascita, con le immagini del feto ottenute con l’ecografia, oltre che di test di gravidanza, di pancioni e di esami prenatali. Negli Stati Uniti il 34% dei genitori pubblica abitualmente ecografie online, percentuale che in Italia si attesta al 15%.

I rischi dello sharenting per il minore

Qual è il rischio di non coprire il volto del figlio? I pericoli sono più di uno e riguardano la tutela dell’immagine del minore, la riservatezza dei dati personali, la sicurezza digitale, fino al rischio di pedopornografia. Lo sharenting è una pratica lecita dal punto di vista legale, perché, fino al compimento dei 14 anni del figlio, sono i genitori, in quanto rappresentanti legali, a detenere il diritto all’immagine e alla riservatezza del minore. Tuttavia, pubblicare immagini e dati sensibili di un fanciullo in rete lo rende potenzialmente preda del furto di identità.

L'immagine potrebbe danneggiare il figlio in futuro

«Spesso, infatti, i genitori non pensano che quanto condiviso sui social media, a volte anche molto personale e dettagliato, esponga pericolosamente i bimbi ad una serie di rischi, primo fra tutti il furto di identità. – spiega il professore Pietro Ferrara, autore dello studio – Senza contare che informazioni intime e personali, che dovrebbero rimanere private, oltre al rischio di venire impropriamente utilizzate da altri, possono essere causa di imbarazzo per il bambino una volta divenuto adulto (ad esempio in colloqui di lavoro, test di ammissione all'università). Infine, questo tipo di condivisione da parte dei genitori può inavvertitamente togliere ai bambini il loro diritto a determinare la propria identità».

Nel dibattito pubblico e politico la pratica di condividere con i follower le foto dei figli è un tema caldo. Oltralpe, in Francia, è in discussione fra gli scranni del Parlamento una proposta di legge per limitare la condivisione di foto dei figli in rete, mentre in Italia, come ricorda il Sip, già nel novembre scorso la Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza Carla Garlatti ha sollecitato per lo sharenting l’applicabilità delle disposizioni in materia di cyberbullismo, che consentono ai minorenni di chiedere direttamente la rimozione dei contenuti.

Il consenso a divulgare l’immagine, garantito dai genitori in quanto rappresentati legali, è un terreno scivoloso che presenta ambiguità di fondo. «Nel nostro ordinamento – ha continuato Pietro Ferrara – l'immagine della persona è tutelata da diverse norme: la legge sul diritto d'autore che prevede che nessun ritratto di una persona possa essere esposto senza il consenso di quest'ultima; l'articolo 10 del codice civile, che consente la richiesta di rimozione di un'immagine che leda la dignità di un soggetto con conseguente possibilità di risarcimento danni. Va, però, anche evidenziata un'ambiguità delle normative che proteggono l'immagine in quanto si parla di ‘consenso dell'interessato' che, nel caso di minore, deve essere offerto dal suo rappresentante legale (articolo 316 del Codice Civile), cioè proprio il genitore».

Le immagini di minori in rete, tra l’altro, sono un’esca per la pedopornografia. Secondo un’indagine condotta dall’eSafety Commission australiana circa il 50% del materiale presente sui siti pedopornografici deriverebbe dai social media.

I pediatri hanno il compito di sensibilizzare mamme e papà sui rischi dello sharenting

La Società Italiana di Pediatria è intervenuta per informare i genitori sui rischi connessi alla pratica dello sharenting, dispensando una serie di consigli per i genitori, come evitare le immagini dei figli in stato di nudità, e ricordando che la figura del pediatra è centrale nella sensibilizzazione sulla portata del fenomeno, in allarmante aumento. «I pediatri sono figure centrali per sensibilizzare i genitori sui pericoli associati alla condivisione online. – ha dichiarato la Presidente Sip, Annamaria Staiano – Per proteggere la privacy dei bambini, alle famiglie può essere spiegato quali siano le possibili strategie difensive. È importante supportare le mamme e i papà, bilanciando la naturale inclinazione a condividere con orgoglio i progressi dei figli con l’informazione sui rischi connessi alla pratica dello sharenting».

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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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