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22 Gennaio 2024
10:00

I bambini della Shoah: storie per non dimenticare l’orrore dell’Olocausto

Milioni di vittime dello Shoah non si possono dimenticare. Come non si possono dimenticare i bambini deportati nei campi di concentramento. Alcuni di loro sono sopravvissuti per miracolo.

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I bambini della Shoah: storie per non dimenticare l’orrore dell’Olocausto
bambini della Shoah

6 milioni di ebrei persero la vita per mano di Hitler e dei nazisti, insieme a milioni di polacchi, ucraini, bielorussi, jugoslavi, rom, disabili prigionieri di guerra sovietici, politici. Molte delle vittime erano bambini. Alcuni dei più piccoli deportati sono sopravvissuti, non molti, e hanno raccontato le loro storie. Mentre le vite di altri piccoli sono state ricostruite in seguito.

Shoah è un termine ebraico che indica lo sterminio degli Ebrei nel genocidio nazista. Si preferisce questa parola a quella che solitamente si usa nel parlare di una pagina buia della nostra storia recente. Olocausto, infatti, significa "sacrificio supremo" e implica qualcosa di inevitabile, a cui rassegnarsi. Ma non è così. Per questo ogni anno nel Giorno della Memoria si ricordano i caduti, per non dimenticarle. Come non sono da dimenticare le storie dei bambini della Shoah, piccole vittime innocenti della crudeltà umana. Vediamone alcune.

Anna Frank

Il suo diario ha permesso di fare luce sugli orrori della guerra e del nazismo, guardando a quegli eventi con un punto di vista differente. Anna Frank scrisse il suo diario quando era nascosta con la famiglia e alcuni conoscenti in una soffitta di una casa di Amsterdam. Era nata a Francoforte sul Meno, in Germania, il 12 giugno del 1929. Era la secondogenita di un uomo d'affari. A gennaio del 1933, il padre fu arrestato dai tedeschi e la famiglia scappò ad Amsterdam. Il 4 agosto del 1944 la polizia tedesca trovò la famiglia Frank, dopo una denuncia anonima. Tutti furono deportati ad Auschwitz. Anna e la sorella Margot vennero trasferite a Bergen-Belsen, dove persero la vita per il tifo. Il padre è l'unico sopravvissuto della famiglia e ha pubblicato il suo diario nel 1947.

Miriam Wattenberg

Era adolescente Miriam Wattenberg quando gli orrori della Shoah hanno iniziato a mietere vittime in Europa. Era nata a Lodz il 10 ottobre del 1924. Come Anna Frank, iniziò a scrivere un diario sulla guerra, a ottobre del 1939, dopo la resa della Polonia. La sua famiglia dovette scappare a Varsavia: nel novembre del 1940 si trasferì con il padre, la madre e la sorella minore nel ghetto della città. Sua madre era americana, quindi visse una condizione privilegiata, che non salvò la sua famiglia dalla prigionia. Nel 1944 venne concesso alla sua famiglia di espatriare negli Stati Uniti.

Liliana Segre

Oggi è senatrice a vita. Liliana Segre ha vissuto sulla sua pelle la Shoah. Nata a Milano, la sua famiglia aveva ascendenza ebraica. Viveva con il padre e i nonni paterni, perché la mamma era deceduta quando lei aveva un anno di vita. La famiglia era laica, ma scoprì di essere ebrea dopo l'emanazione delle leggi razziali fasciste del 1938. Venne espulsa dalla sua scuola. La famiglia, a settembre del 1943, prov a scappare in Svizzera, senza successo. All'età di 13 anni è stata arrestata e il 30 gennaio del 1944 deportata dal binario 21 della stazione di Milano Centrale al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Separata dal padre, che non rivedrà mai più, Liliana è riuscita miracolosamente a sopravvivere, anche alla marcia della morte verso la Germania dopo l'evacuazione del parco. Liliana è stata tra i 25 sopravvissuti dei 776 bambini italiani di età inferiore ai 14 anni che furono deportati ad Auschwitz.

Oleg Mandić

Aveva 11 anni quando venne internato come prigioniero politico, insieme alla mamma e alla nonna, perché il padre e il nonno era partigiani amici di Tito. Oleg Mandić è riuscito a sopravvivere al medico nazista Josef Mengele, conosciuto da tutti come Dottor Morte. Solo da adulto, diventato giornalista, ha iniziato a raccontare l'orrore visto nel campo di concentramento. Quello che veniva fatto in quel luogo era terrificante. Nessuno parlava, ma tutti sapevano: l'aria era impregnata di odore di carne bruciata.

monumento alla Shoah

Sergio De Simone e Andra e Tatiana Bucci

Aveva solo 6 anni quando il 21 marzo del 1944 i tedeschi hanno fatto irruzione nella casa di Fiume dove la famiglia si era rifugiata scappando da Napoli. Sergio De Simone viveva con la mamma, Gisella Perlow, che aveva origini ebraiche. Il padre Eduardo era un sottufficiale cattolico della Marina Militare Italiana, partito per la Guerra. Tutta la famiglia venne deportata: anche Mira, la sorella di Giselle, ele sue due bambine, Andra e Tatiana Bucci. Dopo una tappa al campo di concentramento della Risiera di San Sabba, il 29 marzo la famiglia partì per Auschwitz. La custode della baracca dei bambini, avvisò Andra e Tatiana di non dire mai di voler tornare dalla mamma, quando gli ufficiali lo chiedevano, ma di rimanere ferme al loro posto. Loro informarono Sergio, ma lui si fede avanti insieme ad altri 20 bambini, che vennero consegnati al campo di concentramento di Neuengamme per essere sottoposti agli esperimenti sulla tubercolosi del dottor Kurt Heissmeyer. Tutti i bimbi vennero uccisi per impiccagione, dopo una dose di morfina, prima dell'arrivo degli alleati. Andra e Tatiana Bucci, invece, scambiate per gemelle, vennero sottoposte a terribili esperimenti, salvandosi così da morte certa. In seguito riuscirono anche a ritrovare la madre.

Michael Bornstein

Il piccolo Michael Bornstein è stato uno dei 52 bambini ebrei sotto gli otto anni a sopravvivere al campo di sterminio di Auschwitz. Prelevato insieme alla sua famiglia dal ghetto di Zarki, dove li avevano condotti a guerra ormai iniziata, a maggio del 1944 ha viaggiato su un carro bestiame verso il campo di concentramento. Aveva solo 4 anni. Con lui la mamma, il papà, il fratello e la nonna. Il padre e il fratello di nove anni finirono nella sezione maschile. Michael venne nascosto dalla madre e dalla nonna in quella femminile. Suo padre e suo fratello hanno perso la vita nelle camere a gas. Per sopravvivere era costretto a mangiare tra i rifiuti. Lui è sopravvissuto insieme alla nonna e ha raccontato la sua storia a tutti quanti: ma ci sono voluti 75 anni per riuscire a rivivere quello che aveva vissuto.

Inge Auerbach

La piccola Inge era figlia unica. I suoi genitori si chiamavano Berthold e Regina Auerbach. Erano ebrei osservanti e vivevano a Kippenheim, nel sud ovest della Germania, vicino alla Foresta Nera. Il padre era mercante tessile e avevano una grande casa. Erano benestanti. Il 10 novembre del 1938 suo padre e suo nonno vennero arrestati. Lei, insieme alla mamma e alla nonna, si nascosero in un capanno. Poco tempo dopo il padre fece ritorno a casa. All'età di 7 anni, però, venne deportata con i genitori nel ghetto di Theresienstadt, in Cecoslovacchia. Tolsero tutto alal famiglia, ma lasciarono alla famiglia la sua bambola Marlene. L'otto maggio del 1945 la famiglia di Inge venne liberata dal ghetto, dopo tre anni, emigrando poi negli USA.

Zigmond Adler

La famiglia di Zigmond Adler era ebrea, originaria della Cecoslovacchia. I genitori erano emigrati in Belgio, dove la mamma faceva la camiciaie e il padre era un uomo d'affari. Zigmond nacque nel 1936, perdendo la mamma un anno dopo. Il padre si risposò due volte in seguito e il piccolo ebbe una sorella minore. Aveva solo tre anni quando i Tedeschi arrivarono in Belgio. Due anni dopo il padre venne deportato e la matrigna scappò affidando il piccolo allo zio materno. Alcuni amici cattolici li aiuteranno a nascondersi, ma due anni dopo la Gestapo li trovò. Il bambino, la zia e due cugini vennero portati prima nel campo di internamento di Mechelen e poi ad Auschwitz. Il 21 maggio del 1944, all'età di 7 anni, Zigmond ha perso la vita nella camera a gas.

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