15 Marzo 2023
17:10

I disturbi del comportamento alimentare iniziano già da bambini. Ecco come genitori e scuola possono intervenire

Oggi 15 marzo è la giornata nazionale dei disturbi alimentari. Il simbolo è il fiocchetto lilla, che è sinonimo di speranza di guarigione. Sempre più bambini ne soffrono. La dietista Valentina Muollo: «Già a 10-11 anni sviluppano un brutto rapporto con il loro corpo e con il cibo».

A cura di Sophia Crotti
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I disturbi del comportamento alimentare iniziano già da bambini. Ecco come genitori e scuola possono intervenire
In collaborazione con la Dott.ssa Valentina Muollo
Dietista
fiocchetto lilla

Oggi, 15 marzo, è la giornata nazionale del fiocchetto lilla. Un’intera giornata dedicata alla sensibilizzazione riguardo i disturbi alimentari, come l’anoressia, la bulimia o il binge eating, patologie che coinvolgono la mente e il corpo di chi ne soffre e che colpiscono sempre più presto ragazzi e ragazze.

I disturbi alimentari oltre al comportamento alimentare disfunzionale, dunque non mangiare o mangiare troppo spesso in risposta a forte stress, sono accompagnati da un'eccessiva  preoccupazione per il peso, alla quale si associa una percezione distorta dell’immagine del proprio corpo.

I campanelli d’allarme ormai si manifestano sempre prima, ne abbiamo infatti parlato con la dietista Valentina Muollo, che ci ha spiegato l’importanza di avere un occhio attentissimo alle abitudini alimentari dei nostri bambini. Dobbiamo educarli sin da piccoli ad amare il proprio corpo, partendo proprio dagli alimenti con i quali decidiamo di nutrirlo. Lo stesso devono fare la scuola e gli insegnanti con attività interdisciplinari che sensibilizzino anche i più piccoli sull’importanza di una corretta alimentazione.

La storia della giornata del fiocchetto lilla

A dare vita a questa giornata in Italia nel 2012 è stata un’associazione “Mi Nutro di Vita”, per volontà di un papà, Stefano Tavilla che il 15 marzo dell’anno prima aveva perso sua figlia di soli 17 anni, a causa della bulimia. La giornata è stata poi ufficialmente dedicata a livello nazionale ai disturbi del comportamento alimentare (DCA) nel 2018, con una direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri.

Il fiocchetto lilla simboleggia la speranza della guarigione

Il simbolo della giornata arriva dall’America ed è un fiocchetto lilla, che simboleggia la speranza di guarire intraprendendo un percorso che coinvolge tanti e diversi esperti ma che inizia dalla consapevolezza e dal dialogo proprio tra le mura di casa.

disturbi alimentari

La giornata ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo i DCA, sostenendo chi ne soffre, scoraggiando il disinteresse evidenziando le cause e le conseguenze di questa patologia, creando una rete di solidarietà e mettendo tutti a conoscenza dei servizi di aiuto presenti sul territorio.

I disturbi alimentari colpiscono i ragazzi sempre più presto

Un sondaggio svolto dall’Istituto Superiore di Sanità nel 2020, che ha coinvolto i diversi centri specializzati nella cura dei disturbi alimentari, ha registrato 8000 utenti in Italia, il 59% dei quali di età compresa tra 13 e i 25 anni.

Più della metà di chi soffre di disturbi alimentari in Italia ha tra i 13 e i 25 anni

«L’età dei disturbi alimentari si sta abbassando, l’esordio ormai è già nell’età scolastica – ci dice la dottoressa Muollo – e moltissime sono le concause, tra le quali la famiglia, la genetica, l’ambiente, che devono essere indagate da un team di esperti, dallo psicologo al nutrizionista».

bilancia

Il sondaggio svolto dall’ISS ha anche messo in rilievo il fatto che a soffrire di disturbi alimentari siano soprattutto le donne, il 90% delle pazienti ricoverate o in cura per disturbi alimentari sono ragazze, contro il 10% di sesso maschile.

«Alcune bambine già tra i 10 e 11 anni, possono iniziare a sviluppare  un’elevata attenzione al peso, fanno tantissima attenzione a come si vestono in relazione al loro corpo, stabilendo un rapporto sbagliato con lo specchio» spiega la dottoressa Muollo, che continua sottolineando l’importanza dell’occhio attento di genitori e insegnanti davanti alle prime avvisaglie.

L’educazione alimentare a scuola

In occasione dell’Expo 2015, tenutasi a Milano, il Miur ha pubblicato le linee guida per promuovere l’educazione alimentare nelle scuole. L’obiettivo delle attività interdisciplinari proposte doveva essere non più solo spiegare i principi nutritivi del cibo ma proprio educare a un’adeguata alimentazione, necessaria ai giovani per prendere consapevolezza del loro rapporto con il cibo, con il loro corpo e in generale con la loro salute.

Educare a un’adeguata alimentazione è necessario perché i giovani siano consapevoli del loro rapporto con il cibo

La dottoressa Muollo a proposito dell'educazione alimentare a scuola ci dice: «La scuola è bene che proponga fin dalla scuola primaria una sana educazione all’alimentazione, a mangiare insieme, a uno stile di vita sano a 360 gradi, magari anche con progetti esterni. Non farei però un tipo di educazione alimentare specifica sui disturbi del comportamento alimentare già nella scuola primaria, perché si rischia di innescare un circolo vizioso».

L’occhio vigile e il buon esempio di noi genitori

Infine è importantissimo l’occhio attento di noi genitori tra le mura di casa, cerchiamo, per quanto possibile, di ritagliarci il momento della cena o della colazione per stare a tavola tutti insieme. Dialoghiamo, osserviamo i bimbi e ascoltiamoli, proponendogli una dieta sana, facendogli vedere che anche noi mangiamo ciò che mangiano loro.

«Se per esempio si notiamo che il bambino tende ad escludersi da occasioni sociali come la mensa scolastica, il compleanno dell’amico, se inizia a evitare sempre alcuni alimenti che diventano così tabù, come la pasta, l’olio, il pane, cose che generalmente vengono classificate come “più ingrassanti”, questi sono segnali che ci devono mettere in allarme».

Se ci accorgiamo che qualcosa non va, non dobbiamo farci prendere dal panico ma cercare il più possibile di farci raccontare dal nostro bimbo o dalla nostra bimba cosa sta provando: «Il lavoro grande lo fa la famiglia soprattutto quando i bimbi sono piccoli, occorre osservare bene i comportamenti alimentari, che se iniziano ad essere disfunzionali, sono un modo per chiedere aiuto» dice la dottoressa Muollo.

Aiutare il bambino non vuol dire portarlo a sua insaputa dallo psicologo o dal nutrizionista, ma dialogare con lui

A questo punto poi  ci si può muovere per contattare un esperto, se il bimbo è molto piccolo possiamo rivolgerci noi a un nutrizionista o a uno psicologo per spiegare bene la situazione e decidere come agire. Dal sito dell’Istituto Superiore di Sanità si può raggiungere una piattaforma apposita che per ogni regione mostra tutti i centri attivi sul territorio per la cura dei Disturbi del comportamento alimentare.

disturbi alimentari

«Aiutare il bambino non significa portarlo a sua insaputa dallo psicologo o dal nutrizionista, sarebbe controproducente sia se il bambino fosse sotto peso, sia sovrappeso. Dobbiamo muoverci noi adulti per trovare un professionista che sappia fornire delle indicazioni che diano il via a un percorso costruttivo».

Non serve infatti che il piccolo guardi alla dieta come a qualcosa di rigido e preciso, altrimenti si rischiano di innescare dei meccanismi deleteri per l’adolescenza e l’età adulta. Va appunto educato all’alimentazione, con un percorso costruttivo che gli permetta di capire che il cibo è la benzina del nostro corpo e che privarsene o abusarne significa farsi del male e a quel punto dover chiedere aiuto.

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Sophia Crotti
Redattrice
Credo nella bontà e nella debolezza, ho imparato a indagare per cogliere sempre la verità. Mi piace il rosa, la musica italiana e ridere di gusto anche se mi commuove tutto. Amo scrivere da quando sono piccola e non ho mai smesso, tra i banchi di Lettere prima e tra quelli di Editoria e Giornalismo, poi. Conservo gelosamente i miei occhi da bambina, che indosso mentre scrivo fiduciosa che un giorno tutte le famiglie avranno gli stessi diritti, perché solo l’amore (e concedersi qualche errore) è l’ingrediente fondamentale per essere dei buoni genitori.
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