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2 Ottobre 2023
12:30

I nonni ringiovaniscono a stare con i nipoti. A dirlo è la scienza

Trascorrere del tempo di qualità con i nipoti è come sorseggiare un elisir di giovinezza per i nonni. Giocare, stimolare, divertire, sollevare, seguire i piccoli comporta un allenamento motorio e cognitivo che rallenta l’invecchiamento e riduce il rischio di isolamento. Occhio, però, a non esagerare per evitare che prendersi cura dei nipoti diventi fonte di stress.

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I nonni ringiovaniscono a stare con i nipoti. A dirlo è la scienza
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L’elisir di giovinezza? Ridere, e prendersi cura dei nipoti. A rivelarlo è la scienza, che ricompensa il lavoro dei nonni babysitter con una speranza: occuparsi dei nipoti allunga la vita.

Sono diversi gli studi scientifici che nel corso degli anni si sono interrogati sull'impatto del lavoro di cura dei nonni sulla loro salute fisica e mentale. Tendenzialmente, i risultati convergono nel sottolineare i benefici – in termini cognitivi, fisici, sociali e affettivi – derivanti dal babysitteraggio dei figli dei propri figli.

Trascorrere regolarmente del tempo con bambini e adolescenti aiuta a rimanere attivi nel corpo e nell’anima. Tra giochi, corse, esercizi di memoria, risate, abbracci, cura dell’altro, con i piccoli non ci sia annoia quasi mai.

L’unica accortezza è quella di non esagerare. Il servizio di assistenza ai piccoli è un’arma a doppio taglio: se si esagera, con uno sforzo fisico e un carico mentale smodati, si rischia un effetto controproducente.

L’elisir di lunga vita

Una delle indagini più estese sulla longevità dei nonni in relazione al lavoro di cura, che ha coinvolto 500 anziani tra i 70 e i 103 anni, è stata condotta nell’ambito del Berlin Aging Study, uno studio iniziato nel 1990 e concluso nel 2009. Testando le capacità psicofisiche degli anziani è emerso che la metà dei nonni che si prendevano cura di figli e nipoti erano ancora vivi dopo circa dieci anni dal primo contatto, mentre coloro che non offrivano aiuto né a figli né a nipoti risultavano deceduti nel giro di cinque anni. Si tratta ovviamente di una correlazione, non un rapporto di causa, tuttavia, come ha commentato Ralph Herwig, uno degli autori dello studio, «un moderato livello di coinvolgimento sembra avere effetti positivi» sulla durata della vita. In sostanza, prendersi cura dell’altro e, nello specifico, di figli e dei nipotini giova alla salute.

Rimanere attivi

In effetti, i nonni che crescono ed educano i nipoti, giocano con loro e dedicano del tempo ai piccoli di casa sono generalmente più attivi dei coetanei che vivono in solitudine o circondati da altri anziani. Senza dubbio, prendersi cura di un bambino comporta un ragguardevole dispendio di energie e faticosi sforzi fisici e cognitivi, tra sollevare, tenere in braccio, correre, seguire, giocare, insegnare, stimolare. Una raffica di attività che, tuttavia, mantengono attivi i nonni, sia mentalmente che a livello muscolare e motorio. L’attività fisica regolare infatti è la regola numero uno contro le patologie tipiche dell’invecchiamento, nonché il più valido trattamento non farmacologico per allungare la vita in salute. Anche l’elasticità mentale, l’esercizio della memoria e, più in generale, l’attività cognitiva aiutano a rallentare l’invecchiamento e l’insorgenza di malattie neurodegenerative.

I ricercatori hanno scoperto che le persone di età pari o superiore a 75 anni che partecipano ad attività ricreative, come ad esempio giochi in scatola, hanno un rischio inferiore di demenza rispetto agli altri anziani. Una dimostrazione di come, anche con qualche ora di gioco in compagnia dei più piccoli, la mente venga stimolata e allenata.

Dopotutto, un rapporto del 2018 dell’American Academy od Pediatrics aveva sottolineato come «giocare con i bimbi aggiunge valore non solo per i bimbi ma anche per gli adulti che si prendono cura del loro» perché i più grandi giocando «possono rivivere o risvegliare la gioia della propria infanzia e ringiovanire se stessi».

Una cura contro l’isolamento

Ma la longevità non è l’unico beneficio indagato del rapporto con i nipoti. Un secondo aspetto su cui la ricerca scientifica si è soffermata è quello del network degli anziani. Secondo uno studio pubblicato su Bmj Open, prendersi cura dei nipoti è collegato a un rischio minore di solitudine e di isolamento sociale. Nello specifico, attingendo ai dati della quinta ondata dell’indagine Deas, è emerso che in media i 1.125 nonni attivi presi a campione, che si prendevano cura dei nipoti, si sentivano meno soli e meno isolati rispetto ai nonni che non ricoprivano un ruolo di assistenza attivo. «Aiutare le famiglie a conciliare lavoro e famiglia fornendo assistenza supplementare ai nipoti può aumentare l'autostima dei nonni e può anche facilitare relazioni positive e durature con i loro figli e nipoti – hanno commentato i ricercatori -. Inoltre, prendersi cura dei nipoti può anche ampliare la cerchia sociale dei nonni e offrire ulteriori opportunità di stabilire rapporti con altri genitori o nonni».

Occhio a non esagerare

I benefici del prendersi cura dei nipoti sono diversi, tuttavia, le ricerche sottolineano di non esagerare. Trascorrere del tempo di qualità con i piccoli è un conto, sobbarcarsi carichi fisici e mentali eccessivi è diverso e rischia di avere un effetto controproducente. I nonni stanno diventando un supporto ineliminabile di assistenza all’infanzia, tanto che si parla di nonni come pilastro del welfare italiano. «Fornire aiuto non deve essere inteso come la panacea per una vita più lunga – aveva avvertito il dott. Hertwig, a margine dello studio di Berlino sui 500 anziani, «studi precedenti hanno dimostrato che se il coinvolgimento è più intenso, può essere causa di stress».

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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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