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19 Marzo 2024
11:30

Il Presidente della Corte Costituzionale ha ribadito la necessità di una legge per i figli delle coppie omogenitoriali

Il presidente della Corte Suprema Augusto Barbera ha ammonito il Parlamento riguardo il persistente vuoto normativo sul fine vita e il riconoscimento dei figli nati da coppie dello stesso sesso: «un rammarrico il mancato intervento del legislatore».

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Il Presidente della Corte Costituzionale ha ribadito la necessità di una legge per i figli delle coppie omogenitoriali
corte costituzionale

Nel corso della relazione annuale alla presenza del Capo dello Stato e al Collegio riunito, il presidente della Corte Costituzionale Augusto Barbera ha richiamato il Parlamento ai propri doveri nei confronti del Paese, sollecitandolo ad intervenire in particolare sugli annosi temi del fine vita e il mancato riconoscimento dei figli delle coppie dello stesso sesso.

«Questa Corte è chiamata ad essere "custode della Costituzione", ma è tenuta ad essere altrettanto attenta a non costruire, con i soli strumenti dell'interpretazione, una fragile "Costituzione dei custodi"» ha affermato Barbera, già Professore emerito di Diritto Costituzionale ed ex Ministro per i rapporti con il Parlamento nel governo Ciampi, ribadendo il ruolo della Corte Suprema a garante dei diritti fondamentali nonostante la persistente inattività di chi dovrebbe promulgare leggi chiare e definite per tutelare tutti i propri cittadini.

«Non si può non manifestare un certo rammarico per il fatto che nei casi più significativi il legislatore non sia intervenuto, rinunciando ad una prerogativa che ad esso compete, obbligando questa Corte a procedere con una propria e autonoma soluzione, inevitabile in forza dell’imperativo di osservare la Costituzione» ha proseguito Barbera, invitando il Parlamento ad adoperarsi al più presto per colmare quei vuoti normativi che ancora oggi privano migliaia di famiglia di alcuni diritti essenziali come l'autodeterminazione o la possibilità di un bambino ad avere una mamma o un papà.

«In entrambi i casi il silenzio del legislatore sta portando, nel primo caso, a numerose supplenze delle assemblee regionali; nel secondo caso, al disordinato e contraddittorio intervento dei Sindaci preposti ai registri dell’anagrafe» ha poi proseguito il giudice, arrivando anche a citare il "Godot" di Beckett per sottolineare il profondo disagio dato dalla continua attesa di promesse che sembrano non potersi mai concretizzare.

E in effetti, proprio come in un'opera  di teatro surrealista, in Italia vige da decenni un'indeterminatezza legislativa che persiste nel trattare le famiglie omogenitoriali come fantasmi. La legge italiana infatti non è ancora dotata di una normativa chiara e univoca sul riconoscimento dei figli di coppie gay e ogni singolo riconoscimento anagrafico finisce per trasformarsi in un lancio di moneta: se il tiro va a buon segno, allora i bambini potranno avere due genitori grazie all'azione di sindaci progressisti e sentenze favorevoli; se invece la coppia incontra sulla propria strada l'opposizione delle istituzioni, il destino sarà quello di un limbo giudiziario dall'esito per nulla scontato.

La stessa Unione Europea è intervenuta più volte per sollecitare il legislatore dal torpore, ma come dimostrato dal discorso del giudice Barbara, la Politica ha lasciato cadere nel vupto ogni appello. E a pagarne le conseguenze sono i cittadini.

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Niccolò De Rosa
Redattore
Dagli studi umanistici all'esperienza editoriale, sempre con una penna in mano e quel pizzico d'ironia che aiuta a colorare la vita. In attesa di diventare grande, scrivo di piccoli e famiglia, convinto che solo partendo da ciò che saremo in grado di seminare potremo coltivare un mondo migliore per tutti.
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