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12 Luglio 2023
12:17

In Veneto un intero paesino senza bambini ha “adottato” una famiglia con 7 figli

Ogni anno da giugno, quando finisce la scuola, fino a settembre una famiglia di Erbè (Verona) con sette figli si trasferisce sulle colline di Castelvero, una frazione di 300 abitanti dove da anni non nascono bambini. Gli abitanti si sono affezionati alla famiglia, tanto da proporsi come baby sitter e da organizzare il matrimonio dei due genitori.

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In Veneto un intero paesino senza bambini ha “adottato” una famiglia con 7 figli
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Simone Andalò e Chiara Albertocchi, con i loro sette figli, hanno ripopolato di neonati e fanciulli Castelvero, una frazione in provincia di Verona di appena 300 anime, dove da anni non si vedono più fiocchi rosa e blu sulle porte delle case. Con la loro vivace e rumorosa tribù, composta da mamma, papà e sette figli (due femmine e cinque maschi), hanno rianimato la silenziosa frazione del comune di Vestenanova, dove la famiglia si rifugia ogni anno da giugno a settembre per trascorrere il periodo estivo lontano dalla calura e dal caos della città.

«Qui bambini non ce ne sono e ci hanno “adottati” – ha spiegato mamma Chiara, come riporta l’Arena di Verona . Mi piaceva l'idea di un posto tranquillo in mezzo al verde per trascorrere l'estate: quando sono venuta qui la prima volta, per vedere la casa, ho respirato subito aria di famiglia».

Era il giugno 2011 quando Simone e Chiara, 42 anni, ex operatrice sanitaria oggi mamma a tempo pieno, arrivarono per la prima volta da Erbè (Verona) a Castelvero, a circa un’ora di distanza dalla casa di residenza. All’epoca, avevano due figli: Manuel e Iole, che oggi sono i fratelli maggiori di Alan, Ruben, Thiago, Cleofe e Geremia, i nuovi arrivati. Da allora, ogni anno la famiglia si trasferisce sulle colline della frazione veneta a giugno, quando chiudono le scuole, e ci resta fino a quando riaprono, salvo le due settimane di mare ad agosto.

"Siamo in famiglia ed i nostri sono i bambini di tutti"

Gli abitanti di Castelvero si sono da subito affezionati alla coppia e alla loro “cucciolata”, che di estate in estate diventava più numerosa, tanto da proporsi come “zii adottivi” e baby sitter per i piccoli. «Quando veniamo su è una festa – ha raccontato papà Simone – . Gigi Zandonà, che si è autoproclamato baby sitter ufficiale, li porta tutte le sere a mangiare il gelato. Siamo in famiglia ed i nostri sono i bambini di tutti».

Il segreto per avere sette figli che gironzolano e bisticciano per casa? «È solo questione di organizzazione… E della mano santa che è l’assegno unico – ha rivelato mamma Chiara – . Dobbiamo essere una squadra. Si fanno 3-4 lavatrici al giorno, ma è vita. Quando ne manca uno, sento la casa vuota».

Castelvero è diventato teatro di grandi eventi per la famiglia. È nella frazione veneta che nel 2019 Simone si è inginocchiato sfilando un anello dalla tasca per chiedere la mano di Chiara. Ed è al piccolo bar della borgata dell’alta Val d’Alpone che nell’estate 2020 settanta compaesani si sono radunati per il gender reveal dell’ultimo figlio di Chiara e Simone, Geremia, tra palloncini blu e fumogeni azzurri.

Il matrimonio della coppia è diventato una festa di paese

Finalmente, nelle scorse settimane è stato celebrato il matrimonio di Chiara e Simone, rimandato per tre anni a causa della pandemia. La location? Ovviamente, la frazione di Castelvero. Per l’occasione, l’intero paesino è stato addobbato a festa, le strade sono state chiuse al traffico, e gli abitanti si sono riuniti nel campetto sportivo della borgata, dove è stata organizzata una vera e propria sagra, con tanto di dj, arpista e sindaco. La porchetta era il piatto forte delle nozze, un pezzo di parmigiano a testa la bomboniera. Centotrenta in totale gli invitati al banchetto nuziale, con meno di trenta parenti: il resto erano abitanti di Castelvero.

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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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