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22 Gennaio 2024
14:00

La depressione perinatale porta le mamme ad avere pensieri suicidi o a voler morire anche 18 anni dopo il parto

Una donna con diagnosi di depressione perinatale sviluppa pensieri suicidi o tenta il suicidio con una probabilità di 3 volte maggiore rispetto a chi non ne è affetta. A rilevarlo uno studio pubblicato su Jama Network Open, che ha evidenziato che il rischio rimane alto anche 18 anni dopo il parto.

A cura di Sophia Crotti
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La depressione perinatale porta le mamme ad avere pensieri suicidi o a voler morire anche 18 anni dopo il parto
depressione

La depressione perinatale è un fenomeno di cui ancora si parla troppo poco, ma che può avere delle conseguenze fatali per la mamma e il suo bambino. Uno studio internazionale pubblicato sulla rivista scientifica Jama Network Open ha individuato nelle mamme che hanno sofferto o soffrono di depressione perinatale una tendenza 3 volte più sviluppata, rispetto alle neomamme senza le stessa diagnosi, ad avere pensieri e comportamenti suicidi.

La depressione perinatale è uno stato depressivo che colpisce le donne che stanno per diventare madri o che lo sono da poco diventate. Questa condizione può comparire già durante la gravidanza e svilupparsi anche in seguito in quella che si chiama depressione post partum e colpisce circa il 20% delle mamme. Il suicidio materno, che ne consegue è generalmente violento, avviene per impiccagione o avvelenamento ed è definito dallo studio: «un problema di salute pubblica, dal momento che è la seconda causa di morte più comune nel periodo post-natale».

Gli psichiatri hanno analizzato i dati relativi a 952.061 madri svedesi, raccolti tra il  dal 2001 al 2017. 86.551 donne con diagnosi clinica di depressione perinatale (PND) e 865.510 non affette, ma abbinate alle altre donne per anno solare del parto, periodo, condizioni di salute ed età.

Il suicidio che segue una diagnosi di depressione perinatale è la seconda causa di morte delle mamme nel periodo post-natale

Che la depressione perinatale e quella post partum avessero tra le conseguenze pensieri suicidi, e tentativi di suicidio era un dato già tristemente noto alla comunità scientifica, ma che questi si presentassero 18 anni dopo il parto, ancora con una probabilità triplicata per le donne che ne avevano sofferto, è un dato allarmante e nuovo.

Dalle analisi è emerso che le donne con una diagnosi di depressione perinatale tendono a mostrare con maggiore frequenza pensieri suicidi entro 1 anno dalla diagnosi. Periodo durante il quale, tra l'altro, con più probabilità le donne metteranno in atto concretamente il suicidio, spesso in maniera molto violenta.

I pensieri suicidi nelle donne superstiti sembrerebbero abbandonarle momentaneamente poco dopo il primo anno di vita del bebè, per poi ripresentarsi in maniera anche aumentata a circa 5 anni dalla prima diagnosi.

Dallo studio è emerso anche che la depressione perinatale, come tutte le patologie psichiatriche, si presenta con maggior frequenza se sussistono determinati fattori di rischio sociali, biologici e psicologici. Ad avere pensieri suicidi sono spesso le donne sole, che hanno in precedenza avuto diagnosi psichiatriche, che sono in seria difficoltà economica, che non hanno avuto adeguato accesso al sistema sanitario nazionale o che hanno sviluppato rapporti disfunzionali in famiglia.

Esistono alcune avvisaglie, alle quali gli esperti invitano a fare caso: insonnia, forte irritabilità, senso di colpa, inadeguatezza, forte ansia per la salute del bambino.

Serve creare una fitta rete di supporto che permetta alle persone che circondano le mamme di rendersi conto di alcune avvisaglie, così da poterle aiutare a chiedere aiuto a uno specialista. Le neo mamme non devono sentirsi giudicate se stanno passando un momento difficile: che la maternità e il periodo post-partum siano momenti meravigliosi lo ha deciso la società, non le madri. E questa pressione sociale può pesare su di loro come una condanna a morte.

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Sophia Crotti
Redattrice
Credo nella bontà e nella debolezza, ho imparato a indagare per cogliere sempre la verità. Mi piace il rosa, la musica italiana e ridere di gusto anche se mi commuove tutto. Amo scrivere da quando sono piccola e non ho mai smesso, tra i banchi di Lettere prima e tra quelli di Editoria e Giornalismo, poi. Conservo gelosamente i miei occhi da bambina, che indosso mentre scrivo fiduciosa che un giorno tutte le famiglie avranno gli stessi diritti, perché solo l’amore (e concedersi qualche errore) è l’ingrediente fondamentale per essere dei buoni genitori.
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