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26 Marzo 2024
15:00

La proposta di legge della Siru per cambiare la Legge 40 sulla Pma: sì a donazioni di embrioni ad altre coppie e alla scienza

La Società Italiana della Riproduzione Umana (SIRU) ha lavorato a una proposta di legge per svecchiare la Legge 40 sulla procreazione assistita. L'obiettivo è renderla più aderente alle evidenze scientifiche.

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La proposta di legge della Siru per cambiare la Legge 40 sulla Pma: sì a donazioni di embrioni ad altre coppie e alla scienza
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È in arrivo sugli scranni del Parlamento una proposta di legge firmata dalla SIRU (Società Italiana della Riproduzione Umana) che punta a svecchiare la tanto dibattuta Legge 40 sulla Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), che di recente, il 19 febbraio, ha compiuto 20 anni. Quali sono i punti salienti e rivoluzionari della revisione proposta? La donazione solidale degli embrioni inutilizzati ad un’altra coppia o alla ricerca scientifica (in Italia è vietato), la conclusione dell’iter di fecondazione post-mortem, cioè dopo la morte del partner maschile (già attuata all’estero), un rimborso spese per i donatori volontari di gameti come mezzo per incentivare le donazioni e, in generale, l’attenzione alla prevenzione dell’infertilità e alla preservazione della fertilità. Nessuna novità invece sul fronte dell’accesso alla PMA – oggi impedito alle coppie omosessuali, a donne single e vedove – né su quello della Gestazione Per Altri (GPA), o maternità surrogata perché, secondo gli autori del dll, in contrasto con altre norme dell’ordinamento italiano.

L’esigenza di modificare la Legge 40 sulla PMA è stata discussa ieri, lunedì 25 marzo, alla Camera dei Deputati, nella cornice dell’evento organizzato dalla SIRU dal titolo “Oltre la legge 40/2004 – Una proposta di legge sulla salute riproduttiva e la PMA”. Le tempistiche non sono casuali: oltre a ricorrere il ventennale della Legge sulla fecondazione assistita, nel 2024 è prevista l’entrata in vigore dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) per le cure di riproduzione medicalmente assistita, inizialmente programmata per il 1° gennaio e slittata (teoricamente) al 1° aprile. I LEA sono attesi con trepidazione da centinaia di coppie italiane perché, se applicati, consentiranno l’accesso gratuito alla fecondazione nel caso dell’omologa (con entrambi i gameti della coppia) e tramite il pagamento di un ticket nel caso dell’eterologa (con uno dei due gameti di un donatore) nelle strutture sanitarie pubbliche del Paese, da Nord a Sud.

Perché da anni si aspetta una “rinfrescata” e un aggiornamento della Legge 40, emanata per la prima volta nel 2004? Gli addetti ai lavori, quindi ginecologi, androloghi, biologi, genetisti, psicologi, ostetriche, medici dei consultori, chiedono una maggiore conformità della normativa a quelle che sono le evidenze scientifiche.

Innanzitutto in Italia la donazione di gameti (indispensabile per la fecondazione eterologa) è esclusivamente volontaria e altruistica, perché la Legge 40 ne vieta la commercializzazione. In diversi Paesi esteri invece è previsto un rimborso spese per il donatore (costretto a viaggiare o assentarsi da lavoro per donare), un’iniziativa che incentiva le donazioni, che in Italia non sono neppure sponsorizzate da campagne di sensibilizzazione. A causa dello scarso numero di donazioni, nello Stivale in quasi 9 casi su 10 vengono utilizzati semi provenienti da banche estere, come si apprende dal Registro nazionale sulla procreazione medicalmente assistita.

Poi, abbiamo un problema di embrioni crioconservati nei bidoni d'azoto liquido (cioè quelli che non vengono più utilizzati dalla coppia che li ha precedentemente generati): sono troppi. Poterli donare alla ricerca biomedica – per citare uno solo dei vantaggi – aiuterebbe il progresso scientifico da un lato e ridurrebbe le ingenti spese di conservazione degli embrioni, oggi a carico delle Regioni, dall’altro. In Spagna, ad esempio, i genitori biologici hanno la possibilità di decidere subito se donare volontariamente i loro embrioni in sovrannumero o se conservarli per utilizzarli un domani. Se non scelgono, gli embrioni restano in custodia alla clinica, che dopo quattro anni ha diritto ad assegnarli a coppie in cerca di un figlio, alla ricerca o distruggerli.

Per quanto riguarda i cittadini, sono tanti gli insoddisfatti della Legge, che ad esempio ne preclude l’accesso a determinate famiglie e individui, cioè coppie omosessuali e donne single. In più, ad incentivare il turismo procreativo, quindi lo spostamento di coppie dal Belpaese all’estero o dalle regioni del Sud a quelle del Nord e Centro per sottoporsi alla PMA, sono pure le lunghe liste d’attesa e i costi elevati delle tecniche, nonostante l’articolo 3 della Costituzione preveda l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. Un nodo, quello economico, che si spera venga presto sciolto dall’entrata in vigore dei LEA.

Nel corso dei vent’anni dalla sua approvazione, comunque, la Legge 40 ha già subito dei rimaneggiamenti a colpi di sentenze della Corte Costituzionale. La più significativa è la numero 162 del 2014, che ha stabilito il superamento del divieto di fecondazione eterologa. Il continuo ricorso ai Tribunali per rimodernare la Legge 40 è, per usare le parole della Presidente della SIRU, Paola Piomboni, una perenne «delega alla giurisdizione».

«La nostra proposta – ha continuato Piomboni – intende, quindi, raccogliere l’appello della comunità scientifica, degli operatori del settore e delle organizzazioni civiche che da anni chiedono di risolvere le diverse questioni aperte nonché di garantire i diritti dei pazienti che hanno necessità di accedere a percorsi diagnostico-terapeutici, adottando come ambito di riferimento la salute riproduttiva. Di qui la specifica attenzione agli aspetti di prevenzione e preservazione della fertilità oltre che di diagnosi e di terapie per l’infertilità e la sterilità».

Le novità più significative presenti nella proposta di legge elaborata dalla SIRU, insieme a diverse associazioni di pazienti, sono:

  • L’introduzione della prevenzione dell’infertilità e della preservazione della fertilitàù
  • La possibilità di donare embrioni ad altra coppia se non si ipotizza di utilizzarli in futuro per una gravidanza
  • La possibilità di donare embrioni alla ricerca scientifica, in primis quelli diagnosticati geneticamente malati proveniente da coppie ad altro rischio genetico (come talassemia e fibrosi cistica)
  • La possibilità di concludere l’iter sanitario con il trasferimento in utero (se l’embrione è già stato formato) in caso di decesso del partner maschile, con il consenso esplicito e sottoscritto dai componenti della coppia all’inizio del trattamento
  • La promozione di politiche che incentivino la donazione di gameti e di campagne di sensibilizzazione sulla prevenzione e la donazione di gameti ed embrioni
  • L’introduzione di un indennizzo per donatori/donatrici quantificato, anche in base ai giorni di lavoro perso a causa della donazione
  • La creazione di un Fondo del Ministero della Salute destinato a ricerche e progetti per la tutela della salute riproduttiva
  • La redazione delle linee guida della riproduzione assistita per mano della Società Scientifica accreditata, e non più del Ministero della Salute, per garantire una pratica medica aderente alle evidenze scientifiche
Fonti
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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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