La rabbia, come le altre emozioni di base, è una risposta evolutiva e antica a situazioni in cui sentiamo ostacolato un obiettivo, subiamo un torto o un'ingiustizia, viviamo una frustrazione, la nostra libertà di azione viene bloccata.
In tutte queste situazioni alcuni circuiti primitivi del nostro cervello si attivano a segnalarci una situazione "minacciosa" e si genera uno stato di tensione che crea le condizioni per manifestazioni di rabbia più o meno intense.
Nei bambini possiamo assistere spesso a momenti di frustrazione piuttosto "esplosivi": pensiamo ad esempio alla classica scena al supermercato del bambino che piange e batte i piedi o si butta a terra disperato perché il genitore ha detto che non possono acquistare il gioco che voleva.
Nel corso degli anni, sviluppiamo delle competenze di regolazione emotiva che ci permettono di dosare le reazioni regolando i nostri stati interni e imparando a tollerare una certa dose di frustrazioni.
Questa capacità nei bambini è ancora in via di sviluppo per questo fanno così fatica a controllarsi. In parte la reattività dipende da caratteristiche innate temperamentali ma molto dipende anche da come le persone intorno si comportano con loro, reagiscono alla loro rabbia e insegnano a regolarsi.
Perché i bambini si arrabbiano?
Ce lo spiega bene la dott.ssa Margot Sunderland nel libro Aiutare i bambini pieni di rabbia o odio: sentirsi in preda agli istinti, alla rabbia, può anche essere spaventoso per il bambino che non sa ancora come calmarsi da solo. I bambini riportano ad esempio di sentirsi come un vulcano, di avere un fuoco dentro.
«Si è completamente dipendenti dall'aiuto di qualcun altro. E se non esiste qualcuno disposto ad aiutare, la terrificante scarica di rabbia continuerà fino a quando non si sia consumata».
Spesso i bambini che perdono il controllo sono visti come cattivi e per questo vengono puniti.
Secondo la Sunderland, quando come adulti ci viene da reagire in modo "agonistico" con un bambino arrabbiato dobbiamo ricordare che per lui non è questione di buona volontà o autocontrollo, non è che vuole essere aggressivo, impulsivo o rabbioso. Al contrario non ha alternative per gestire la tensione interna che la situazione che sta vivendo ha creato, non sa come calmarsi diversamente.
Comprensione e compassione sono invece le risorse che devono guidare l'adulto per accompagnare il bambino dalla rabbia alla riflessione, anche se non è sempre facile!
Per quanto possiamo essere illuminati anche in noi adulti si attivano delle emozioni in risposta, anzi spesso ci fanno proprio arrabbiare perché entriamo in frustrazione anche noi. In quanto adulti però possiamo fare appello a uno sviluppo corticale maturo e a una maggiore possibilità di regolare le nostre emozioni prima di agire.
É come se dovessimo "prestare" al bambino questo regolatore finché non lo interiorizzeranno e ne avranno uno anche per sé.
Come stare vicino a un bambino arrabbiato?
Nel libro citato vengono riassunte quattro fondamentali funzioni regolatrici:
- Sintonizzarsi con l'intensità delle emozioni del bambino: se sta gridando di rabbia possiamo commentare la sua emozione con voce energica "Caspita, sei proprio arrabbiato!"
- Validare la sua esperienza, il modo in cui lui si sente in quella situazione: il nostro compito è aiutarlo a trovare una connessione tra emozioni e parole, per imparare a descrivere e riflettere sull'accaduto. Ad esempio:"quando quel bambino ti ha strappato il gioco di mano è stato brutto vero? Deve averti fatto proprio arrabbiare".
- Contenere il bambino e le sue emozioni: riuscire a rimanere calmi e forti per contenere a volte a parole, a volte fisicamente l'esplosione di emozione del bambino lo aiuta a sentirsi sicuro nel provare quello che prova.
- Calmare il bambino per tranquillizzarlo e riportare il livello di attivazione nel range.