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13 Giugno 2023
9:00

Parole fantastiche e dove trovarle? In sala parto

Ci sono delle parole che, in una sala parto, non ti aspetteresti mai di trovare. Ciò che non si conosce spesso, infatti, spaventa. Quindi è buona cosa cercare di fare un po’ di chiarezza….

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Parole fantastiche e dove trovarle? In sala parto
Ostetrico
ostetrici e sala parto

Nessuno forse se lo aspetta ma in Sala Parto c’è anche molto tempo per parlare. Diceva infatti il famoso ostetrico francese Frédérick Leboyer: “Lasciatelo stare. Lasciatelo fare. Lasciategli il tempo. Il sole si alza forse di colpo? Tra il giorno e la notte non indugia forse l'alba incerta e la lenta, maestosa gloria dell'aurora? Lasciate alla nascita la sua lentezza e la sua gravità”.

Se quindi ci vuole tempo per venire al mondo, in tutta questa grande attesa si inserisce a pieno la relazione. E tanti sono quindi i viaggi che si fanno durante il travaglio di parto, non solo fisici, di preparazione, contrazione dopo contrazione … ma anche mentali, fatti di racconti, storie, sogni ed aspettative. Ed è il linguaggio alla base di tutto questo: sono i termini a fare la differenza.

Cerchiamo allora di entrare bene nel contesto in quanto ci sono delle parole che, in una sala parto, non ti aspetteresti mai di trovare. Ciò che non si conosce spesso, infatti, spaventa. Quindi è buona cosa cercare di fare un po’ di chiarezza …

Kiwi in sala parto?

Ebbene sì. Ma non siamo dal fruttivendolo e nessuno vi offrirà una macedonia o un frullato.

“Kiwi”, infatti, è il marchio di un tipo di ventosa ostetrica.

Non di rado, quindi, sentirete il personale dire frasi come “applichiamo un Kiwi” o “apriamo un Kiwi”: si tratta di un gergo semi-tecnico per indicare l’esigenza di effettuare un parto operativo.

La ventosa ostetrica, infatti, è un dispositivo che permette di agganciare (tramite la creazione del vuoto) con una coppetta la testa del bambino così che il medico possa fare forza tirando dall’esterno e aiutando l’uscita del neonato.

Le lingue del parto? Il greco e il latino

Alcune terminologie specifiche sono proprio derivanti dalle lingue antiche e si utilizzano ancora oggi con tranquillità.

Si sentirà allora ancora parlare di amniorexi per indicare una procedura attraverso cui l’ostetrica/o o il medico tramite uno strumento allungato dotato di piccolo uncino rompe artificialmente le membrane amniotiche determinando forzatamente, quando necessaria, la cosiddetta rottura delle acque.

Allo stesso modo ci può capitare di sentir richiedere un monitoraggio cardiotocografico in continuum: di che cosa si tratta?

È quello che tutti conoscono come “tracciato” e che serve a registrare il battito del feto e le contrazioni materne al fine di monitorare il benessere del bambino durante la prosecuzione del travaglio di parto.

In questo caso “in continuum” indica quindi la necessità che tale osservazione avvenga senza interruzione, aspetto che può diventare necessario per un controllo più accurato, soprattutto quando si somministrano farmaci come l’ossitocina.

Capiterà di sentire anche parole spaventose?

Certo, non mancheranno. Non è infrequente, ad esempio, sentire l’ostetrica fare diagnosi di “tumore da parto”.

Ma non sta succedendo nulla di particolarmente grave, anzi.

Purtroppo però il linguaggio popolare è abituato ad associare alla parola “tumore” il concetto più complesso e maligno di carcinoma. Ma non è così: secondo la scienza un tumore è semplicemente una tumefazione, un rigonfiamento, ed è naturale, ad esempio, che nel feto, tra le ossa del cranio e il cuoio capelluto si crei uno stravaso di liquidi che dà la sensazione di una piccola sacca molle al tatto: quello è il cosiddetto tumore da parto.

Un aspetto, quindi, senza alcuna conseguenza clinica significativa.

sala parto

Si può sentir parlare di colori…

È vero. Ma non è un gioco, anzi. I colori sono un codice che serve a decretare il livello di urgenza di una situazione e la conseguente cascata di azioni che si devono rendere necessarie per cercare di porvi una soluzione.

Capiterà allora che il personale passeggi tranquillamente e con molta serenità dedichi del tempo anche alla burocrazia dopo aver comunicato l’esigenza di espletare il parto con un taglio cesareo verde o bianco.

Vedremo tutti un po’ più di fretta, invece, se abbiamo sentito che lo stesso intervento è stato classificato come “giallo”.

Infine, se al principio di tutto sta la comunicazione di un taglio cesareo rosso probabilmente vedremo tutto il personale indaffarato senza sosta in compiti molto specifici e attenti perché quel colore fa capire che nel giro di breve tempo ci si attende una soluzione.

…o ascoltare messaggi da battaglia navale!

"M zero": colpita e affondata? Assolutamente no. Questo è solo un altro esempio di codice.

Quella con M è la codifica del colore del liquido amniotico che risulta trasparente se associato allo zero e via via si colora dal giallo al verde (quando si tinge di meconio) passando dal codice M1 a M2 e infine M3.

Il monitoraggio del liquido amniotico ha un valore molto importante in sala parto sul benessere di chi deve nascere e quindi queste sigle vengono ripetute frequentemente dal personale presente che comunica, spesso telefonicamente, ad altri soggetti che potrebbero essere coinvolti, la situazione clinica del momento.

Insomma, ogni luogo è davvero un piccolo mondo, con caratteristiche sue proprie spesso non riscontrabili in nessun’altra realtà.

E la sala parto tra tutte le realtà ospedaliere è decisamente una delle più particolari. Ricca di emozioni e di sfumature non è da meno neppure sulle parole: ma il personale cercherà anche di dare le dovute spiegazioni o non ci resterà che fare qualche domanda in più!

Fonti mediche
Linee guida Parto Operativo Vaginale Linee guida induzione al travaglio di parto Codice colore nel Taglio Cesareo
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Riccardo Federle
Ostetrico
Laureato in ostetricia nel 2013 con 110/110 e lode, dopo una specializzazione triennale dedicata alla medicina non convenzionale (2017) nel 2020 ho conseguito un master in “Giornalismo e comunicazione istituzionale della scienza” e uno in “Medical Humanities”. Nel 2023 ho terminato un master in “Management per le funzioni di coordinamento delle professioni sanitarie”. Ostetrico e referente rischio clinico presso l’Ospedale Pederzoli di Peschiera del Garda, sono socio fondatore e presidente dell’associazione di divulgazione scientifica “La Lampada delle Scienze”. Mi occupo inoltre di progetti scolastici e consulenze aziendali.
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