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4 Dicembre 2023
9:05

Perché nei Paesi nordici i bambini dormono fuori sotto zero?

In Finlandia, Norvegia Danimarca e altri Paesi del Nord Europa molti genitori lasciano neonati e bambini a dormire da soli all'esterno, nonostante le temperature sotto zero. Lo fanno perché pensano che il riposino all'aperto li aiuti a dormire meglio e rafforzare il sistema immunitario. Questa pratica ha però dei rischi.

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Perché nei Paesi nordici i bambini dormono fuori sotto zero?
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Nei Paesi del Nord Europa non è strano vedere un neonato dormire da solo nel passeggino all’aria aperta nonostante le rigide temperature esterne. I genitori danesi, svedesi, norvegesi e finlandesi lasciano i figli a dormire sotto zero perché sono convinti che stare all’aria fresca aiuti i piccoli a riposare meglio e più a lungo e a rafforzare il loro sistema immunitario.

Passeggiando per una innevata Copenaghen non è raro trovare file di carrozzine e passeggini parcheggiati all’esterno di pub e ristoranti con i bambini che schiacciano pisolini al loro interno, mentre i genitori sorseggiano bevande calde dentro al locale. Capita poi che, quando si è ospiti a pranzo da amici, ai genitori venga offerto il giardino o il balcone come camera da letto dove lasciare dormire il pargolo mentre gli adulti mangiano e chiacchierano. La tradizione nordica, tuttavia, presenta dei rischi legati al pericolo di ipotermia e all’assenza di supervisione da parte dell’adulto.

Nei Paesi nordici i bambini dormono fuori: i vantaggi

Secondo i genitori dell’Europa del Nord dormire all’aria fresca è una pratica che consente ai figli di dormire profondamente e più a lungo rispetto che in uno spazio interno, caldo e rumoroso, e di mantenersi in salute. Tuttavia la tradizione lascia perplessa parte della comunità scientifica, oltre che gli stranieri, non abituati alla consuetudine delle dormite outdoor. Altri motivi sono il rafforzamento del sistema immunitario e la convinzione che ai piccoli dormire all'esterno piaccia e che siano più attivi dopo il sonno rispetto a quando dormono in casa.

Nel 2008 è stato pubblicato uno studio dal titolo “Children sleeping outdoors in winter” in cui vengono esaminate le risposte di un campione di genitori del nord della Finlandia con figli di età inferiore ai 2 anni a un questionario sulla stravagante consuetudine nordica dei sonnellini. Secondo le mamme e i papà intervistati, permettere ai piccoli di dormire all’aperto consente loro di dormire più a lungo rispetto che in casa. Si tratta di una pratica che viene data per scontato in Finlandia, come sottolinea il ricercatore che ha guidato lo studio, Marjo Tourula, generalmente attuata a partire dalle due settimane di vita del neonato e in media una volta al giorno. Nonostante la temperatura esterna vari tra i -27 e i +5 °C, i genitori hanno riportato esperienze positive e la maggior parte di loro non ha affrontano situazioni potenzialmente pericolose, nonostante qualche sintomo come guance rosse e punta del naso fredda. «Probabilmente la limitazione dei movimenti da parte degli indumenti potrebbe aumentare la durata del sonno – si legge nello studio –, e un ambiente freddo rende possibile fasciarli senza surriscaldarli».

Un secondo studio del 2013 ha approfondito il significato culturale che si cela dietro alla pratica del sonnellino fuori dalla porta. Dalla ricerca emerge che la tradizione aumenta il benessere delle famiglie e ha avuto un ruolo nell’adattamento degli abitanti agli inverni gelidi dei loro Paesi.

Come riporta la BBC, alla Forskolan Orren, una scuola materna vicino a Stoccolma, i bambini dormono fuori fino all'età di 3 anni. Secondo genitori e insegnanti trascorrere tempo all’aria fresca anziché in classe, dove i germi si trasmettono più facilmente, preserva i piccoli da raffreddore e tosse.

Esiste un detto che recita: «Non esiste il brutto tempo, solo vestiti sbagliati». Nei Paesi nordici si consiglia di vestire i piccoli con indumenti di lana a contatto con il corpo e di avvolgere i bambini in sacchi a pelo.

Quali sono i rischi della nanna sotto zero

Lasciare il piccolo dormire da solo all’esterno con temperature estreme lo espone a dei rischi, come l’ipotermia o, in estate, i colpi di calore. Se durante il sonno il bambino assume una posizione pericolosa (prona, quindi a pancia in giù) o sonnecchia in un ambiente eccessivamente caldo, sotto alle lenzuola, aumenta il rischio di morte in culla (Sids). I pericoli infatti sono legati anche all’assenza di supervisione dell’adulto e all’esposizione all’inquinamento atmosferico.

Se i genitori non si trovano nelle vicinanze del figlio e non hanno con sé un baby monitor non riusciranno ad accorgersi se, per esempio, il figlio piange, si è girato all'interno del passeggino o, nei casi più tragici, ha smesso di respirare.

Alcuni genitori hanno adottato delle strategie per proteggere i figli. C’è chi posiziona dei termometri nel passeggino per tenere monitorata la temperatura esterna e chi attacca un monitor video alla carrozzina per controllare il figlio a distanza. La maggior parte delle mamme e dei papà avvolge i piccoli in sacchi a pelo e in indumenti di lana e utilizza passeggini con ruote bloccabili per evitare che scivoli via.

Per uno straniero la pratica di lasciare un neonato dormire da solo risulta assurda anche per una questione di sicurezza. In Italia, come negli Stati Uniti, e nei Paesi non nordici è inconcepibile parcheggiare il passeggino fuori dal locale per la paura che il figlio venga rapito, subisca maltrattamenti, sia coinvolto in un incidente o che gli capiti qualcosa di brutto. Tuttavia, da questo punto di vista, va precisato che i Paesi del Nord Europa sono caratterizzati da bassa criminalità, buoni sistemi sanitari e soprattutto alti livelli di coesione sociale. In sostanza, ci si fida degli sconosciuti, quindi lasciare un neonato per strada è considerato relativamente sicuro.

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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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