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29 Febbraio 2024
10:00

Quali sono i lavori vietati per le donne in gravidanza?

Lavori notturni, trasporto di carichi pesanti e incarichi che prevedono l'esposizione a sostanze pericolose sono mansione incompatibili con la gravidanza. Per questo la legge italiana dispone che fin dal momento del concepimento vi sono lavori che le donne incinte non possono più svolgere.

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Quali sono i lavori vietati per le donne in gravidanza?
Quali sono i lavori vietati per le donne in gravidanza?

Continuare a lavorare fino all'inizio del congedo (obbligatorio) di maternità è un diritto, tuttavia ci sono alcune mansioni che una donna in gravidanza non può più continuare a svolgere per tutelare la propria salute e quella del feto.

Tutti i compiti che prevedono l'esposizione a sostanze potenzialmente tossiche, turni troppo lunghi o lo spostamento di carichi pesanti sono, ad esempio, incarichi assolutamente vietati per una lavoratrice in stato interessante.

In simili casi è compito del datore di lavoro garantire la sicurezza della dipendente premurandosi di ridurre i rischi per la lavoratrici o predisporre un cambio di mansioni.

I lavori considerati a rischio in gravidanza?

In Italia, la tutela della salute e della sicurezza delle lavoratrici in gravidanza è regolamentata soprattutto dal Decreto Legislativo 26 marzo 2001 n. 151 che raccoglie le norme in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità.

e stabilisce una serie di divieti e precauzioni per proteggere le donne in gravidanza sul posto di lavoro.

Le mansioni vietati alle donne in gravidanza in Italia dunque comprendono:

  • Lavori notturni: generalmente, sono vietati i lavori svolti tra le 24 e le 6 del mattino, sebbene possano esserci delle eccezioni a seconda del settore di impiego e previa autorizzazione dei servizi sanitari competenti.
  • Lavori pesanti e pericolosi: sono vietati i lavori che comportano l'esposizione a sostanze tossiche, cancerogene, mutagene o agenti biologici che possono compromettere la salute della donna incinta o del nascituro, nonché lavori che richiedono sforzi fisici intensi, come il sollevamento di carichi pesanti. Anche i lavori a grandi altezze, su punteggi o scale mobili sono preclusi alle donne in stato interessante
  • Ambienti nocivi: sono vietati i lavori in ambienti che presentano condizioni estreme o nocive, come radiazioni, vibrazioni, rumore eccessivo, temperature estreme, o che comportano rischi specifici per la sicurezza e la salute della lavoratrice incinta.
  • Turni di lavoro eccessivamente lunghi o flessibili: sono previste limitazioni alla durata del lavoro e alla flessibilità degli orari per proteggere la salute della donna incinta, garantendo riposi adeguati.

Le mansioni vietate in gravidanza

Stando al Decreto del Presidente della Repubblica n.1026 del 1976, i lavori faticosi, pericolosi o usuranti sono:

  • I lavori che espongono le donne ad esalazioni tossiche, radiazioni o sostanze nocive.
  • I lavori che comportano un certo rischio di contrarre silicosi e asbestosi (malattie polmonari favorite da come lavori in miniera o cave)
  • I lavori di manovalanza pesante, che presuppongono dunque un certo sforzo fisico
  • I lavori su scale ed impalcature mobili e fisse
  • I lavori con macchine scuotenti o con utensili che trasmettono intense vibrazioni
  • I lavori di monda e trapianto del riso
  • I lavori a bordo delle navi, degli aerei, dei treni, dei pullman e di ogni altro mezzo di comunicazione in moto
  • I lavori con macchina mossa a pedale, o comandata a pedale, quando il ritmo del movimento sia frequente, o esiga un notevole sforzo
  • I lavori di assistenza e cura degli infermi nei sanatori e nei reparti per malattie infettive e per malattie nervose e mentali
  • I lavori agricoli che implicano la manipolazione e l'uso di sostanze tossiche o altrimenti nocive nella concimazione del terreno e nella cura del bestiame

Tali misure vengono adottate dall'accertamento dello stato di gravidanza fino al compimento del primo un anno del bambino. Per quanto riguarda il lavoro notturno, una madre (o, in alcuni casi, il padre) non può essere obbligato ad accettare turni dopo la mezzanotte finché i figli non avranno raggiunto i tre anni d'età. Nei casi in cui il genitore sia l'unico affidatario convivente dei propri figli o vi sia in casa un minore con disabilità, la soglia per poter rifiutare i turni notturni si alza al compimento del dodicesimo anno di vita.

Cosa deve fare il datore di lavoro?

Il datore di lavoro è responsabile per la presa in carico di tutte le misure possibili per tutelare la salute della futura mamma e del suo piccolo. Ciò significa che il titolare o l'azienda dovrà adoperarsi per rendere il luogo di lavoro adatto ad una donna incinta, riducendo o eliminando i rischi identificati.

Nei casi in cui vi sia l'impossibilità di adattare il posto di lavoro o di reimpiegare la dipendente in un'altra mansione, la lavoratrice può essere collocata in un regime di astensione anticipata dal lavoro per gravidanza a rischio, mantenendo il diritto alla retribuzione.

Cosa fare se in caso di mancato adempimento del datore di lavoro

Se una lavoratrice incinta si trova in una situazione in cui il datore di lavoro rifiuta di modificarne la mansione nonostante esista un rischio per la sua salute o quella del nascituro, esistono diversi passi che può intraprendere per tutelare i propri diritti.

  • Consultazione del medico competente: la lavoratrice può rivolgersi al medico competente aziendale, il quale ha il compito di valutare i rischi specifici per la salute della lavoratrice incinta e del nascituro. Il medico può attestare l'incompatibilità della mansione attuale con lo stato di gravidanza e suggerire un adattamento delle condizioni di lavoro o il trasferimento a una mansione alternativa.
  • Richiesta formale al datore di lavoro: è consigliabile inoltrare una richiesta formale al datore di lavoro, possibilmente tramite raccomandata A/R o posta elettronica certificata (PEC), in cui si espone la situazione e si chiede un adeguamento delle mansioni in base alle indicazioni del medico competente.
  • Rivolgimento ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (RLS): i RLS hanno il compito di promuovere la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Possono fornire assistenza e supporto nella gestione della situazione con il datore di lavoro.
  • Contatto con le autorità competenti: se i passaggi precedenti non portano a una soluzione, la lavoratrice può rivolgersi agli enti preposti alla tutela del lavoro, come l'Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL), per segnalare la situazione. L'Ispettorato ha il potere di effettuare controlli e, se necessario, imporre al datore di lavoro di adottare le misure necessarie per tutelare la salute della lavoratrice e del nascituro.
  • Consulenza legale: in casi di mancato rispetto delle normative sulla tutela della maternità, può essere utile rivolgersi a un avvocato specializzato in diritto del lavoro per valutare l'opportunità di intraprendere azioni legali contro il datore di lavoro per la tutela dei propri diritti.

È importante agire tempestivamente e documentare tutte le interazioni con il datore di lavoro e gli altri soggetti coinvolti, in modo da avere un registro delle proprie azioni qualora fosse necessario intraprendere vie legali. La legge tutela la lavoratrice incinta, e nessuna dovrebbe essere costretta a lavorare in condizioni che mettano a rischio la propria salute o quella del proprio bambino.

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Niccolò De Rosa
Redattore
Dagli studi umanistici all'esperienza editoriale, sempre con una penna in mano e quel pizzico d'ironia che aiuta a colorare la vita. In attesa di diventare grande, scrivo di piccoli e famiglia, convinto che solo partendo da ciò che saremo in grado di seminare potremo coltivare un mondo migliore per tutti.
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