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17 Marzo 2024
18:00

Sculacciare i figli è reato in oltre 60 Paesi, ma non in Italia

Sono più di 60 i Paesi nel mondo in cui sono vietate le sculacciate e le punizioni corporali. Dalla lista è esclusa l'Italia, dove però esiste una sentenza della Corte Costituzionale che si è espressa contro l’uso di schiaffi e percosse in famiglia.

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Sculacciare i figli è reato in oltre 60 Paesi, ma non in Italia
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Sculacciare e schiaffeggiare i figli – oltre che una pratica diseducativa dal punto di vista pedagogico  – è una condotta effettivamente perseguibile giuridicamente in oltre sessanta Paesi. Il primo a introdurre il divieto delle punizioni corporali in famiglia (incluse le sculacciate) è stata la Svezia nel lontano 1979. Per promuovere la legge contro le sculacciate il Governo aveva lanciato una campagna pubblicitaria iconica, il cui slogan era: «Puoi gestire l'educazione dei figli senza sculacciarli». Il successo svedese – la percentuale di genitori che in Svezia sculacciava i figli è crollata dal 90% degli anni Settanta a meno del 10% del Duemila – generò un effetto domino, con diversi Paesi che seguirono le sue orme legalizzando il divieto delle percosse. La seconda fu la Finlandia (1983), seguita da Norvegia (1987), Austria (1989), Cipro (1994), Danimarca (1997), Lettonia (1998), Croazia (1999), Bulgaria (2000), Israele (2000). Superato l’inizio del terzo millennio erano undici gli Stati che avevano dichiarato illegali sberle e botte ai figli, mentre oggi sono più di sessanta, come riporta Save the Children Sweden. In effetti, l’articolo 19 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia chiarisce che è un diritto del bambino crescere in un ambiente estraneo a qualsiasi forma di maltrattamento, compresi quindi sculacciate e scappellotti. In Italia, invece, come funziona?

Le sculacciate in Italia sono legali?

Nel Paese del Tricolore non esiste una legge che sancisca espressamente l’illegittimità di sculacciare o schiaffeggiare i figli come metodo punitivo-educativo. Sulla mappa interattiva dell’End Corporal Punishment, che si occupa di promuovere l’eliminazione universale delle punizioni corporali sui più piccoli, l’Italia è indicata in blu, colore che connota i Paesi che non hanno pienamente riconosciuto a livello giuridico il divieto totale delle botte domestiche sui minori.

Esiste tuttavia una sentenza della Corte Costituzionale del 18 marzo 1996, che si è espressa contro l’uso di percosse nei confronti dei più piccoli. In più, l’articolo 571 del Codice Penale stabilisce che chi «abusa dei mezzi di correzione o di disciplina» provocando un «danno fisico o psichico» rischia fino a sei mesi di prigione.

Le punizioni corporali in famiglia in Europa e nel mondo

Il 2006 ha segnato una svolta dal punto di vista dell’abolizione delle punizioni corporali in famiglia. Quell’anno il Rapporto del Segretario generale delle Nazioni Unite sulla violenza contro i bambini, presentato all’Assemblea generale dell’Onu, ha sottolineato l’urgenza di vietare le percosse in casa. Da allora, il numero degli Stati che hanno eliminato le botte come metodo educativo (inclusi schiaffi e sculacciate) è più che triplicato, superando quota sessanta. Tuttavia, i Paesi del mondo in cui picchiare i figli è legale rappresentano ancora la maggioranza.

Tra gli assenti più “rumorosi” e ingombranti che non hanno dichiarato illegittime le punizioni corporali in famiglia con una legge specifica, oltre all’Italia, spiccano gli Stati Uniti, l’Irlanda del Nord e l’Inghilterra (anche se i due governi decentrati del Regno Unito, Scozia e Galles, hanno legalizzato il divieto).

Nel Paese della Royal Family più celebre del pianeta, nello specifico, una parte della stampa tende a difendere i genitori che ricorrono a schiaffi e sculacciate e ad attaccare l’ingerenza dello Stato, ribattezzato «Stato della tata», che vuole interferire con i metodi educativi delle famiglie. Negli USA, poi, schiaffi e sberle continuano a rimanere pratiche di disciplina infantile ben accettate a livello sociale, con il 64-95% dei genitori americani che sceglie di ricorrere alla sculacciata per punire i figli di età compresa fra i 2 e i 3 anni.

Il 64-95% dei genitori americani sculaccia i figli di 2-3 anni per punirli

C’è chi sostiene che si sta avvicinando il giorno in cui in tanti dei Paesi civilizzati abbandoneremo definitivamente schiaffi e sberle ai figli e li riterremo residui di un’epoca passata, come è accaduto con la pena capitale. Tanti altri, tuttavia, sono più scettici e meno ottimisti. Dopotutto, come riporta l’Unicef, nella maggior parte dei Paesi più di due bambini su tre subiscono una disciplina violenta da parte di chi si prende cura di loro.

La Svezia, comunque, è stata l’aprifila di una tendenza legislativa che fortunatamente si è consolidata nel tempo. Dopo di lei, decine di Paesi in Europa, Africa, America e Asia hanno seguito le sue orme. Secondo un articolo pubblicato su BMJ Paediatrics Open, il sostegno da parte di società di pediatri e professionisti dell’infanzia e il lancio di campagne pubblicitarie e follow-up sono strumenti essenziali per continuare a informare e sensibilizzare le famiglie sugli effetti negativi di percosse, schiaffi e botte nell’educazione dei figli, anche nel caso in cui i divieti siano già stati legalizzati. Anche in questo la Svezia è stata pioniera: in una copia di un opuscolo pubblicitario svedese degli anni Settanta si legge la domanda provocatoria «è possibile allevare i figli con successo senza sculacciarli?».

Il punto di vista di pedagogisti e psicologi

Oggi la comunità scientifica è concorde nel rifiutare qualsiasi forma di maltrattamento come metodo educativo, incluse le sculacciate, le sberle e gli schiaffi, bollati come pratiche non costruttive, inutili o addirittura dannose per la salute dei più piccoli sul lungo termine.

Una ricerca dell’Università del Texas e del Michigan del 2016, che ha coinvolto ben 160.000 bambini, ha concluso che picchiare i figli produce effetti contrari alle attese dei genitori. Scappellotti e botte causano nei figli atteggiamenti sfidanti, comportamenti antisociali, disturbi psicologici, aggressività e comportamenti violenti da adulti.

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista scientifica PLOS ONE, le probabilità di avere genitori che ricorrono a punizioni corporali sono 1,7 volte più alte nei Paesi in cui il loro uso è legale, e i piccoli con madri e padri con “la mano pesante” hanno tassi più elevati di disturbi di salute mentale.

Insomma, «mazze e panelle fanno i figli belli, panelle senza mazze fanno i figli pazzi!» è uno di quei proverbi della tradizione che forse, oggi, meglio dimenticare.

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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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