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5 Luglio 2023
18:00

Famiglie arcobaleno, Riccardo Magi sugli atti di nascita impugnati a Padova: «Si respira un clima persecutorio»

Nelle settimane incendiate dal dibattito sugli atti impugnati dalla procura di Padova e la proposta di legge per trasformare la maternità surrogato in un reato universale, Wamily ha intervistato il deputato di + Europa Riccardo Magi, difensore accanito dei diritti delle famiglie arcobaleno e tra i i principali promotori di una legge per consentire anche in Italia una forma di GPA altruistica e regolamentata.

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Famiglie arcobaleno, Riccardo Magi sugli atti di nascita impugnati a Padova: «Si respira un clima persecutorio»
Wamily intervista Riccardo Magi

Tra la clamorosa decisione della Procura di Padova d'impugnare 33 atti di nascita di bambini nati da coppie omogenitoriali e la proposta di Fratelli d'Italia per rendere la maternità surrogato un reato universale – dibattuta per alla Camera proprio nelle ore in cui i PM padovani notificavano alle famiglie interessate la cancellazione del secondo genitore dagli atti anagrafici – in Italia la questione relativa diritti negati delle famiglie arcobaleno è diventata ormai oggetto di un'aspra diatriba politica.

Se infatti gli esponenti della maggioranza difendono il proprio operato in difesa dei valori della famiglia, opposizioni e associazioni per i diritti civili accusano il Governo di condurre una linea d'azione fortemente discriminatoria.

Di quest'avviso è ad esempio l'Onorevole Riccardo Magi, deputato di +Europa che non solo ha criticato a più riprese le posizioni governative su maternità surrogata e riconoscimento delle famiglie arcobaleno, ma si è anche fatto promotore di una legge per legalizzare la GPA in forma solidale.

Di questa proposta – per la verità non condivisa da molti dei suoi stessi alleati all'opposizione – e dei recenti fatti di Padova, l'on. Magi ne ha parlato con Wamily.

Onorevole Magi, pensa che a Padova la legge sia stata applicata o solamente interpretata?

«Il punto è proprio che non c’è una legge chiara. Esiste solo una giurisprudenza ondivaga che nel dicembre 2022 si è espressa con la Corte Costituzionale riguardo un caso di gestazione per altri ma che negli anni precedenti aveva prodotto tante altre sentenze sia della stessa Corte, sia in sede di Cassazione. Viene da chiedersi se siano davvero queste le priorità della Procura di Padova…»

Lei ha parlato di atteggiamento persecutorio…

«Nel momento in cui si vanno a modificare atti di nascite di bambini o di bambine che hanno già 6 o 7 anni si sta compiendo una scelta molto pesante e credo che ciò non sia slegato dal clima politico che si respira nel Paese. Si è dimostrata una durezza senza misura, anche perché gli atti impugnati riguardavano bimbi nati da fecondazione eterologa e dunque non vi era legame alcuno con la GPA».

Teme arriveranno altri provvedimenti simili?

«Stanno già arrivando, anche se con modalità diverse. Come ha detto la Corte in un’altra pronuncia, c’è un palese vuoto normativo ed il Legislatore è stato più volte richiamato ad intervenire. In questo Paese però quando ci si appella a chi deve legiferare sui diritti dei cittadini poi non accade nulla, come nel caso nella questione del fine di vita. Ripeto, siamo di fronte ad uno scenario estremamente complesso e l’agire delle procure non aiuta a fare giustizia, ma al contrario restituiscono un sapore d’intenzione persecutoria».

Nei giorni scorsi però la Corte di Strasburgo si è pronunciata contro alcune coppie di genitori omosessuali adducendo motivazioni simili a quelle di chi osteggia una nuova legge "perché tanto esiste già la stepchild adoption"

«In quel caso il motivo della sentenza fu più che altro procedurale perché non erano stati percorsi tutti i livelli di giudizio possibili nello Stato membro. In realtà sappiamo bene che da parte delle istituzioni europee perviene la tendenza a riconoscere i figli delle coppie omosessuali e, sostanzialmente, a trascrivere automaticamente gli atti di nascita prodotti in un altro Paese secondo il diritto europeo. Il nostro parlamento però, per volontà della maggioranza di destra, ha respinto tutto ciò».

Riccardo Magi
Riccardo Magi

Insomma, secondo lei approvare una nuova legge sembra l'unica soluzione per uscire dall'impasse

«In assenza di una norma ogni parte politica continuerà ad esaltare ed estremizzare la singola interpretazione giuridica che gli sarà più congeniale. Noi avevamo preparato una proposta già nella scorsa legislatura, quando il tema non era così caldo: una semplice riga da inserire nella Legge 40 per chiarire che, in ogni caso e a prescindere dalla tecnica di PMA utilizzata, la trascrizione degli atti di nascita sarebbe stata automatica e completa per entrambi i genitori. Qui poi ci sarebbe anche un’altra questione controversa troppo spesso sottovalutata…»

Quale?

«Ancora prima dell’intervento della Corte Costituzionale sull’ammissibilità della fecondazione eterologa, la Legge 40 prevedeva  che anche in caso di ricorso di una forma di PMA non permessa dal Paese (com'era appunto l'eterologa fino al 2014, ndr) vi fosse sempre l’obbligo da parte del genitore di riconoscere i figli nati dalla tecnica di procreazione assistita. Questo è un principio importante che si pone dal punto di vista del miglior interesse del minore. Non si parla più di diritto del genitore, ma diritto del bambino. Tale aspetto sfugge molto alla discussione, soprattutto da parte di chi si trova al governo».

Un altro campo sul quale si stava dibattendo proprio il giorno in cui arrivò la notizia di Padova è quello relativo alla proposta dell’On. Varchi di rendere la maternità surrogato un reato universale. A questa proposta però il suo partito non solo si oppone, ma è anche l’unico tra le opposizioni che si dichiara apertamente favorevole alla GPA legalizzata

«Più che altro siamo gli unici ad avere una posizione chiara e coerente sulla questione. Riteniamo sia necessario introdurre una regolamentazione della gestazione per altri in forma solidale. È quello che serve per evitare sfruttamenti e commercializzazioni del corpo della donna. Ci sembra contraddittorio dirsi contrari al reato universale ma favorevoli al reato nazionale. È come dire implicitamente: “andate a commettere il reato da un’altra parte”».

Per quale motivo ritiene che si tratti di una proposta inattuabile?

«Innanzitutto si aprirebbe un contrasto con il diritto internazionale e il diritto europeo: la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea all’Art.49 sancisce che nessun cittadino possa essere condannato per un’azione che non sia reato in base al Diritto interno del Paese in cui viene compiuta o il Diritto internazionale.Qui non siamo in presenza in nessuno dei due casi poiché non vi è alcuna convenzione internazionale che vieti esplicitamente la GPA e in molti Paesi anche europei questa pratica è legale e regolamentata.

Indicare un reato come universale porterebbe a palesi contrasti con il Diritto italiano ed internazionale

Inoltre vi sarebbe in contraddizione anche con la nostra Costituzione e lo stesso codice penale italiano, il quale indica chiaramente i reati per i quali il nostro Paese può prendere un’azione punitiva anche se commessi all’estero e nessuno di questi c’entra nulla con la GPA. Insomma si tratterebbe di un grosso passo indietro da un punto di vista della civiltà giuridica del nostro Paese. Alla faccia del garantismo di alcuni ministri ed esponenti dell’esecutivo…».

Lei ha anche espresso perplessità sull'eventuale cooperazione giudiziaria da parte dei Paesi dove la GPA è legale

«Faccio sempre questo esempio: proviamo a pensare ad un medico italiano che lavora in Canada e riesce a diventare genitore ricorrendo alla GPA, nel rispetto della legge di quel Paese. Costui, quando torna in Italia per le vacanze, dovrebbe essere incriminato. Immaginiamoci ora una procura Italiana che chiede la collaborazione del Canada per procedere: riceverà una bella pernacchia, anche perché si andrebbero richiedere dati personali relativi ai trattamenti sanitari. Anzi, una pretesa del genere sarebbe anche lesiva in termini di rapporti diplomatici».

In Aula e ha più volte sottolineato anche le possibili conseguenze dal punto di vista umano

«Cosa può significare per un bambino o una bambina sentirsi definire dal proprio Stato come dei figli di un reato universale? Mi sembra che tutto prenda una piega molto discriminatoria. Per non parlare poi della libertà negata della donna».

I tanti contrati alla GPA però imputano alla pratica proprio un affronto alla dignità femminile

«Abbiamo una serie di esponenti della maggioranza e non solo che continuano a dirci che la GPA è una schifezza da cancellare dalla faccia della terra perché non può esistere al mondo una donna che scelga liberamente di mettere al mondo un bambino per qualcun altro. Ora, io non so dove vivano queste persone ma noi donne così le abbiamo conosciute e ci abbiamo parlato. Mi sembra davvero odioso che ci si erga a difensori dalla libertà della donna senza ascoltare effettivamente la volontà delle donne».

In che modo consentire la maternità surrogata tutelerebbe la libertà di scelta da parte del mondo femminile?

«Le famiglie italiane che hanno fatto ricorso alla GPA all’estero ci hanno raccontato più volte come le prime ad offrirsi come gestanti fossero proprio le mamme, le sorelle e le cognate di persone che in molti casi avevano subito grossi problemi di salute e dunque non potevano condurre una gravidanza. Secondo noi si sta palesando un profondo problema di disinformazione e speculazione  sulla questione, con la GPA che viene narrata solo attraverso la lente dell’emarginazione e dello sfruttamento economico del corpo femminile».

Voi avete anche deposto una proposta di legge elaborata dai legali dell’Associazione Luca Coscioni 

«Sì ho sottoscritto con piacere questa proposta di legge di GPA solidale e sto cercando anche di allargare l’adesione da parte di esponenti di altri gruppi parlamentari. Penso sia importante che la sottoscrizione sia quanto più trasversale possibile e che serva anche a porre sul tavolo un’alternativa di regolamentazione contro ogni commercializzazione e che non sfoci solamente nel proibizionismo».

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Niccolò De Rosa
Redattore
Dagli studi umanistici all'esperienza editoriale, sempre con una penna in mano e quel pizzico d'ironia che aiuta a colorare la vita. In attesa di diventare grande, scrivo di piccoli e famiglia, convinto che solo partendo da ciò che saremo in grado di seminare potremo coltivare un mondo migliore per tutti.
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