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7 Aprile 2024
9:00

Il ddl sull’affido dei minori tra punti di forza ed errori comunicativi: «Se non si conosce l’affido, si sminuisce ciò che già c’è»

Abbiamo chiesto a Silvia Bruffa, volontaria di ItaliaAdozioni e assistente sociale, che si occupa di accoglienza ed accompagnamento di minori in situazione di vulnerabilità, il suo parere riguardo il nuovo disegno di legge in materia di minori in affido, seppur felice del fatto che venga fatta luce su questo istituto, si è detta preoccupata dagli slogan e dai termini che spesso vengono utilizzati da chi non lavora sul campo.

A cura di Sophia Crotti
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Il ddl sull’affido dei minori tra punti di forza ed errori comunicativi: «Se non si conosce l’affido, si sminuisce ciò che già c’è»
Intervista a Dott.ssa Silvia Bruffa
Assistenza sociale specialista che si occupa di accoglienza operando nella regione Lazio e lavora per ItaliaAdozioni
affido familiare

Dopo l’approvazione al Consiglio dei Ministri del ddl in materia di tutela dei minori in stato di affidamento duplicemente firmato dalla Ministra della famiglia Eugenia Roccella e Carlo Nordio, Ministro della Giustizia si sono alzate molte polemiche.

Noi abbiamo voluto parlarne con chi di affido di minori se ne intende, ne conosce i meccanismi, le dinamiche e le mancanze. Silvia Bruffa è volontaria di ItaliaAdozioni, un’associazione di promozione sociale di adozione e affido, attiva sul web e presente sul territorio nazionale, che ci ha spiegato dal suo punto di vista il rischio di una comunicazione fatta di slogan rispetto ad una materia delicata come l’affido, sulla quale è comunque bene fare luce, dopo anni di assenza di investimenti. Non basta richiamare l'attenzione pubblica, con i titoli che rimandano al "Caso Bibbiano".

Silvia, cosa pensi della rinnovata attenzione all’affido familiare?

Ovviamente sono e siamo tutti favorevoli alla promozione della cultura dell’affidamento familiare, un istituto importantissimo, che per molti anni non è stato preso in considerazione dall’opinione pubblica. A dimostrarlo è il fatto che ad oggi spesso le persone non sappiano bene la differenza tra affidamento e adozione o non conoscano le molteplici forme di affidamento, quello residenziale, quello part-time, le famiglie d’appoggio.

Cosa pensi delle novità introdotte dal ddl firmato da Roccella e Nordio?

Il ddl ha tra i gli obiettivi quello di raccogliere una serie di dati riguardo le comunità e i minori in affido, che ci vede totalmente d’accordo. Sulla necessità di avere dei dati concreti, precisi, puntuali all’interno di una banca dati, noi di ItaliaAdozioni insistiamo da molto tempo. Il problema però è nel modo in cui comunicativamente è stato presentato questo disegno di legge.

Quali sono i punti problematici del ddl?

A me, che sono un’assistente sociale specialista che si occupa di accoglienza, sentire parlare di “istituti” fa venire i brividi. La Ministra ha specificato che a livello normativo le strutture sono ancora intese così, ma continuare a chiamarle con questo nome scardina un ventennio di cultura che ormai prevede solo l’esistenza di comunità a misura di bambino, che hanno tutt’altro aspetto rispetto agli istituti. Usare dei termini impropri fa ripiombare l’opinione pubblica indietro invece che permetterle di guardare avanti.

Le comunità hanno già l’obbligo semestralmente di trasmettere i dati sui minori alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni al Garante per l’infanzia

Poi anche se sono molto favorevole all’intento del ddl di avere dati precisi e controlli più puntuali in materia di accoglienza e affido dei minori, proprio perché quando se ne parla è necessario avere un'attenzione speciale e agire sempre con le massime cautele e accortezze, è importante ricordare che le comunità hanno già l’obbligo semestralmente di trasmettere una documentazione precisa e puntuale alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni ed al Garante per l’Infanzia, relativa ad ogni minore collocato, presente o dimesso. Tale documentazione è oggetto di ispezioni semestrali, da parte delle Forze dell'Ordine (che ricevono l'incarico direttamente dalla citata Procura) unitamente a referenti dei Comuni e delle Asl, dove ha sede la comunità. Questi dati già esistenti, elaborati anche a livello statistico, non vengono debitamente intercettati o letti? Questo ddl sembra non aver tenuto conto di chi sta sul campo, sembra non avere coscienza delle cose che già si fanno, sminuendo ciò che c’è già (a livello operativo, oltre che legislativo). L’opinione pubblica è portata a pensare che oggi non si facciano i controlli e che l’affido non sia adeguatamente normato, ma non è così.

Tu che lavori sul campo, riesci a dirci quali sono i problemi ancora esistenti legati all’affido?

Il primo è di materia economica, questo ddl, come tante altre riforme, non prevede una dotazione economica forte, che servirebbe per migliorare il sistema dell’affido. Abbiamo tutte risorse sottodimensionate, molto spesso  noi di ItaliaAdozioni ci sentiamo dire che sempre più sindaci e amministrazioni locali segnalano in Tribunale e in Regione, l'impossibilità di pagare le rette delle case famiglia, perché sono troppo costose e rischiano che il Comune vada in dissesto finanziario, anche a fronte di situazioni estremamente complesse, che non potrebbero trovare diversa soluzione. Occorre prima rinforzare i servizi che hanno il delicato compito di promuovere l’istituto dell’affido, sostenendolo prima – durante e dopo.

Il secondo è legato al personale organico, stiamo cercando di raggiungere il livello di assistenti sociali di 1: 5000 sui territori, adesso c’è addirittura la proposta di 1 a 4000-4500, ma nella realtà dei fatti siamo lontanissimi da questi livelli.

Mancano i servizi ed i professionisti che si occupano di monitorare e di sostenere gli attori coinvolti nell'affido: dai minori alle famiglie; spesso invece incontriamo casi in cui le famiglie non ricevono nemmeno il contributo economico, previsto per legge.

affido di minori

È vero che esistono le comunità di accoglienza, che sono una soluzione temporanea, che non sostituisce una famiglia. Sarebbe preferibile un inserimento direttamente in una famiglia? In diversi casi (non tutti), sì. Tuttavia non abbiamo le risorse per formare e sostenere le famiglie, gli operatori sul campo continuano purtroppo a lavorare sull’emergenza invece che sulla prevenzione. Ci troviamo di fronte a situazioni ad altissima complessità, che necessitano di risorse formate e supervisionate. La Ministra ha anche parlato dell'importanza degli incontri protetti con le famiglie d’origine per i minori, ma spesso non abbiamo gli spazi protetti in cui organizzarli.

E cosa pensi della promozione da parte della Ministra Roccella della famiglia d’origine del minore in nome dell’interesse preminente del minore?

La legge italiana dico sempre che è estremamente tutelante nei confronti della famiglia di origine, a volte anche a discapito (soprattutto per le tempistiche) dei diritti degli stessi minori. È vero che il diritto del minore a vivere prioritariamente nella sua famiglia di origine è il primo obiettivo a cui tutti, come professionisti e comunità sociale, dovremmo tendere. Se si è arrivati all’affidamento significa che sono già stati messi in campo una serie di interventi che non hanno dato i loro frutti. Collocare un minore in affidamento non è certo la prima scelta, prima si cerca di sostenere la sua famiglia, per garantire la permanenza a casa.

Però bisogna dire che spesso è come se ci fossero degli slogan che non tengono conto della realtà. Anche l’affidamento sine die, contro cui si è scagliata la Ministra, è una contraddizione in termini perché l’affidamento nasce come un'istituzione momentanea, però la materia sociale è di una complessità incredibile, ogni situazione ha la sua specificità e unicità. Ci sono situazioni che non potranno prevedere un'adozione legittimante del minore, ma non prevederanno neppure un rientro nella famiglia d’origine.

Questo è difficile che i media lo raccontino; io faccio parte di una categoria professionale che viene massacrata a suon di slogan e che non può rispondere citando situazioni reali (che sono sotto i nostri occhi tutti i giorni), in nome della privacy dei minori, che è importantissima. E così assistiamo silenziosamente agli show televisivi che raccontano fallimenti legati all’affido o al collocamento in comunità di accoglienza, senza possibilità di replica.

Auspichiamo però che questa nuova ribalta mediatica possa aprire nuovi orizzonti, prevedendo – tra l'altro – anche il coinvolgimento di Associazioni e professionisti, che quotidianamente sostengono famiglie e minori, in situazione di vulnerabilità.

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Sophia Crotti
Redattrice
Credo nella bontà e nella debolezza, ho imparato a indagare per cogliere sempre la verità. Mi piace il rosa, la musica italiana e ridere di gusto anche se mi commuove tutto. Amo scrivere da quando sono piccola e non ho mai smesso, tra i banchi di Lettere prima e tra quelli di Editoria e Giornalismo, poi. Conservo gelosamente i miei occhi da bambina, che indosso mentre scrivo fiduciosa che un giorno tutte le famiglie avranno gli stessi diritti, perché solo l’amore (e concedersi qualche errore) è l’ingrediente fondamentale per essere dei buoni genitori.
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