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10 Novembre 2023
18:00

La tradizione di Santa Lucia spiegata ai bambini

Quella di Santa Lucia è definita “la notte più lunga che ci sia” perché tra il 12 e il 13 dicembre la Santa con il velo e senza occhi consegna dolci e regali nelle case dei bambini. La tradizione è diffusa in alcune città del Nord Italia, come Bergamo, Brescia, Mantova, Cremona e Verona.

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La tradizione di Santa Lucia spiegata ai bambini
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«Cara Santa Lucia…». In alcune città d’Italia le letterine con la richiesta di dolci e regali e la promessa di comportarsi diligentemente viene indirizzata a Santa Lucia, e non a Babbo Natale. Accade a Bergamo, Brescia, Lodi, Cremona, Mantova, e in diverse città in Emilia Romagna (Parma), Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Veneto (Verona e Vicenza). Santa Lucia è la patrona della città di Siracusa, in Sicilia, dove viene festeggiata il 13 dicembre, anche se la ricorrenza viene celebrata pure in Paesi del Nord Europa come Russia, Polonia, Finlandia, Svezia, Danimarca, Cecoslovacchia e Austria. È in quella notte, tra il 12 e il 13 dell’ultimo mese dell’anno che la Santa, cieca e accompagnata dal suo asinello e dal suo aiutante Castaldo, lascia nelle case doni e leccornie, mentre i più piccoli dormono. Il suo arrivo non è mai silenzioso: al suo passaggio, si sente suonare un campanello in lontananza. Drin, drin, è arrivata Santa Lucia!

Chi era Santa Lucia

Santa Lucia nacque il 13 dicembre a Siracusa, in Sicilia, tanti anni fa, quando in Italia dominavano gli antichi romani. Da poco era arrivata nell’Impero la religione di Gesù, il Cristianesimo, e Lucia, che all’epoca era una bellissima e giovane ragazza, ne rimase affascinata. Decise allora di cambiare vita: lei, che era di ricca famiglia, rinunciò ai suoi averi per regalarli ai poveri e seguire la via indicata da Gesù. In quel periodo storico, però, i seguaci del Cristianesimo venivano perseguitati, e Lucia, quindi, fu processata e condannata. Quegli uomini cattivi riuscirono ad ucciderla e le strapparono i suoi bellissimi occhi, togliendole la vista e rendendola cieca. Da allora, Lucia è protettrice degli occhi e simbolo di luce.

Secondo la leggenda, una volta arrivata in Paradiso, Lucia fu accolta da un Santo anziano. Il vecchio si complimentò con la dolce Lucia per il suo animo buono e generoso, tanto che decise di ricompensarla. «Tu sei speciale, Lucia, perché hai sempre aiutato i più deboli. Voglio premiarti: esprimi un desiderio, e sarà realizzato!» le disse il Santo. La giovane, raggiante, espresse la sua volontà: «Voglio rendere felici i bambini del mondo portando loro i giochi che desiderano».

L’uomo sorrise, prima di rispondere: «Che bel desiderio, cara Lucia. Avrai tanto lavoro da sbrigare… Per fortuna però non sei l’unica!». Il vecchio spiegò a Lucia che, già prima di lei, più personaggi avevano iniziato ad accontentare le richieste dei piccoli. C’era San Nicola, che il 25 dicembre si travestiva da Babbo Natale e volava dal Polo Nord su una slitta guidata dalle renne per portare doni, c’erano i Re Magi, provenienti dai Paesi orientali, c’era Gesù Bambino e c’era la Befana, un’ex strega che ogni anno, per l’Epifania, volando sulla scopa entrava nelle case e riempiva le calze dei bambini.

Nonostante fossero in tanti, però, non riuscivano ad arrivare da tutte le famiglie: in molte città del mondo non veniva mai nessuno a portare i regali. «Quindi dei bambini rimangono senza doni? Devo assolutamente rimediare» esclamò Santa Lucia. E così iniziò a consegnare regali ai bambini nella notte del suo compleanno, il 13 dicembre.

La Santa, tuttavia, non aveva né una slitta volante né una scopa magica. Inizialmente, vista la sua giovane età, correva da una casa all’altra per accontentare i piccoli. Poi, con il passare del tempo, quando le lettere dei bambini diventarono più lunghe e pretenziose, decise di trovarsi degli aiutanti. Un bel giorno vide un asinello, costretto a lavorare duramente in un campo agricolo. Santa Lucia, presa dalla compassione, lo liberò: da allora, il somarello viaggia con la giovane nella notte del 13 dicembre per consegnare regali e dolci alle famiglie. Alla coppia, si aggiunse presto anche Castaldo, un vecchietto che viveva in solitudine e che Santa Lucia trovò seduto sul ciglio della strada. È un buon uomo che la aiuta con le consegne, anche se ha qualche vizietto: il suo buffo naso rosso è dovuto al bicchiere di vino che si scola per combattere il gelido freddo di dicembre.

La tradizione del 13 dicembre

Nella notte tra il 12 e il 13 dicembre Santa Lucia gira con l’asinello e Castaldo di casa in casa per consegnare regali, cioccolatini e caramelle. Al risveglio, i più piccoli esplodono di gioia, ringraziando la Santa e i suoi aiutanti. Ma il lavoro di Santa Lucia inizia decisamente prima.

I giorni prima del 13 dicembre

Nelle sere che precedono il 13 dicembre, capita che si senta suonare un campanello in lontananza: è santa Lucia, che è in giro per le strade per segnarsi il percorso che dovrà percorrere la notte del 13 dicembre. Quando è di passaggio lascia qualche caramella e raccoglie le letterine. In più, frequentare le abitazioni dei piccoli a cui porterà i doni le permette di capire se quei bimbi si stanno effettivamente comportando bene e si meritano i regali.

Dove lasciare la lettera di Santa Lucia

Si consiglia ai piccoli di scegliere un punto della casa dove gli ultimi giorni di novembre o i primi di dicembre depositare la letterina, che Santa Lucia verrà a recuperare, lasciando al suo posto qualche dolcetto per rassicurare il piccolo di aver raccolto la sua richiesta. In genere le posizioni più gettonate nelle abitazioni sono: in cima alle scale, davanti alla porta d’ingresso, sul comodino della camera da letto, sul tavolo della cucina.

Il cibo per Santa Lucia e i suoi aiutanti

La sera del 12 dicembre, prima dell’arrivo della Santa, le famiglie preparano del cibo e delle bevande per ristorare la Santa e i suoi due aiutanti, affaticati dal viaggio. Di solito si lasciano una tazza di latte e qualche biscotto per Lucia, una minestra (senza vino!) per il buon Castaldo, e acqua, fieno e carote per l’asinello.

La leggenda della cenere negli occhi

Esiste una diceria secondo cui se qualche bambino (che non è andato a letto in tempo) vede Santa Lucia e la guarda in viso, lei gli getta la cenere negli occhi, tuttavia si tratta di una menzogna bella e buona! Lucia, essendo una Santa, non può essere vista, in più, essendo cieca, indossa un velo bianco che le copre il viso. Lei, che è la protettrice della vista, non rovinerebbe mai gli occhi dei suoi amati bambini.

Perché in alcune città d’Italia arriva Santa Lucia?

Perché in alcune città del Nord Italia è Santa Lucia a portare i regali, al posto di Babbo Natale? Il legame si spiega con la storia.

A Bergamo il culto di Santa Lucia aveva preso piede nel periodo in cui la città lombarda era sotto l’egida della Repubblica di Venezia. Ancora oggi, ai piedi dell’altare del Santuario della madonna dello Spasimo, in via Venti Settembre, vengono raccolte le letterine spedite alla Santa.

Per quanto riguarda Brescia, si narra che intorno al XVI secolo il territorio fu colpito da una grave carestia e che alcune signore di Cremona avessero organizzato una distribuzione di sacchi di grano da lasciare sulle porte delle famiglie bresciane. Il frumento arrivò a Brescia nella notte tra il 12 e il 13 dicembre, trasportato su carovane trainate da asini, e la popolazione interpretò il gesto come il segno di grazia di Santa Lucia. Secondo le testimonianze, nelle case si accoglievano i pellegrini infreddoliti, i quali, per ringraziare dell’ospitalità, lasciavano un dono prima di ripartire. In questo modo, si consolidò l’usanza dei regali in occasione del 13 dicembre.

A Verona si racconta che nel XIII secolo scoppiò un’epidemia di “dolore agli occhi” tra la popolazione infantile. Gli abitanti chiesero la grazia a Santa Lucia, protettrice della vista, impegnandosi in un pellegrinaggio a piedi scalzi e senza mantello fino alla chiesa di Sant’Agnese, dedicata anche a Santa Lucia. I genitori promisero ai piccoli che, se avessero partecipato al pellegrinaggio sfidando il freddo e le intemperie, la Santa li avrebbe ricompensati con dei doni. In effetti, l’epidemia terminò. Da allora i bimbi la notte del 12 dicembre aspettano l’arrivo di Santa Lucia che porta i doni su un asinello.

Siracusa, invece, è la città natale della Santa, che ne è diventata patrona. Qui vengono organizzate manifestazioni in suo onore, tuttavia non è diffusa l'usanza dei regali ai bambini.

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Celebrazione del Saint Lucy Day nel Nord Europa

Ricette facili di Santa Lucia

In attesa del 13 dicembre, le famiglie si divertono in cucina preparando i dolci tipici della festa di Santa Lucia, come le arancine (o arancini), i gatti di Santa Lucia, i taralli dolci, il mandorlato veneto e i biscotti di pasta frolla.

Gatti di Santa Lucia

La ricette dei Gatti di Santa Lucia proviene dalla Svezia. Sono dei dolci morbidi costituiti da un impasto brioche aromatizzato allo zafferano e decorato con chicchi di uvetta. Il nome è dovuto alla loro forma: richiamano le code arrotolate dei gatti.

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Occhi di Santa Lucia

I cosiddetti occhi di Santa Lucia sono dei piccoli taralli dolci pugliesi, inventati a Bari. Sono preparati con farina, olio e vino bianco e, una volta cotti, ricoperti di una glassa a base di zucchero.

Biscotti di pasta frolla

I biscotti di pasta frolla richiedono pochi ingredienti: burro, zucchero, farina, lievito, vanillina, uovo, latte e zucchero a velo. Una volta amalgamato l’impasto, si stende con il mattarello e si ritagliano diverse forme con gli stampini a forma di stelle. Dopodiché si cuociono in forno per 15 minuti.

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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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