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11 Maggio 2023
14:00

Le mamme italiane sono sole, precarie e stanche: lo dice il rapporto “Le Equilibriste” di Save the Children

Il rapporto "Le Equilibriste" di Save the children per l'ottavo anno consecutivo descrive come stanno le mamme italiane. Sono sempre più stanche, si sentono sempre più sole e sono sempre più precarie.

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Le mamme italiane sono sole, precarie e stanche: lo dice il rapporto “Le Equilibriste” di Save the Children
mamme italiane

Le mamme italiane sono stanche, sole, precarie. Non hanno aiuti, si sentono abbandonate, in un paese che chiede di fare più figli, ma poi lascia i genitori, soprattutto le madri, a doversela cavare senza alcun sostegno. Il quadro che emerge dal rapporto annuale di Save the Children sulle condizioni di vita delle mamme italiane mette i brividi. Non a caso il rapporto si chiama "Le equilibriste".

Le mamme di bimbi piccoli sono quelle che soffrono di più. A volte ci sono i nonni a dare una mano, altrimenti sono sole a dover affrontare la crescita dei pargoli e il ritorno al lavoro, con posti all'asilo nido che scarseggiano (o che hanno costi troppo esosi). Sono mamme equilibriste, che devono organizzare tutto, non far mancare niente, risparmiare e cercare di far quadrare ogni cosa. Il carico di lavoro è tutto sulle loro spalle, già indebolite da lavori precari e sottopagati.

“Le Equilibriste – La maternità in Italia 2023”, il nuovo rapporto sulle mamme italiane

Come ogni anno Save the Children rende noto il rapporto "Le Equilibriste – La maternità in Italia 2023", per capire come stanno le mamme italiane. E i dati che emergono sono davvero tristi. 1 famiglia con figli su 4 in Italia è a rischio povertà. Il numero di neonati e neo mamme è in netto calo. Il primo parto avviene a un'età media di 32 anni. Spesso le famiglie vorrebbero allargarsi, ma lavoro, situazione economica e condizioni di vita non lo permettono: il 43% delle mamme non desidera altri figli, per la troppa fatica (40%), difficile conciliazione lavoro/famiglia (33%), mancanza di supporto (26%), scarsità dei servizi (26%).

Il divario di genere a casa e in famiglia è ancora troppo profondo

L'indagine IPSOS per Save the Children svela che il divario di genere nel lavoro e nella cura famigliare è ancora ampiamente presente nel nostro paese. Le mamme vivono con difficoltà il dover conciliare il parto con la gestione di una vita familiare sempre più sulle loro spalle. E il divario si fa più pesante tra regioni d'Italia.

Nascite in calo in Italia

Nel 2022 abbiamo assistito al minimo storico di nascite in Italia, con un calo dell'1,9% (392.598 registrazioni all’anagrafe). Da decenni la natalità è in calo nel nostro paese e se finora la componente straniera della popolazione aveva risollevato un po' i dati, ora la denatalità riguarda anche questa fetta di cittadini.

Sono troppe le famiglie che vivono in condizione di povertà assoluta

I primi figli nati nel 2021 sono il 34,5% in meno di quelli nati nel 2008. Il numero di figli nati da entrambi i genitori stranieri nel 2021 è stato di 56.926 contro i 79.894 del 2012.
La situazione economica, soprattutto, spinge a fare meno figli o a non farli affatto, soprattutto se si considera che il 12,1% delle famiglie con minori (762mila famiglie) vive in condizioni di povertà assoluta, mentre una coppia con figli su quattro è a rischio povertà.

mamme stanche

Mamme e lavoro in Italia

In Italia si diventa madri sempre più tardi: oggi l'età media al parto è di 32 anni, una delle più alte in Europa. Tra le cause, oltre a un rinvio della maternità per ragioni personali e bassa fecondità, si parla anche di problemi legati al gap di genere ancora presente in ambito lavorativo. Nel 2022 il divario tra uomini e donne era del 17,5%, ma aumentava in caso di figli: nelle donne con età compresa tra 25 e 54 anni, in presenza di un figlio minore il tasso di occupazione delle mamme è al 63% contro il 90,4% dei papà. Con due figli si passa al 56,1% contro il 90,8%. Peggiori i dati al Sud, con l'occupazione delle donne con figli ferma al 39,7% (46,4% se i figli non ci sono), mentre è il 71,5% al Nord (78,9% senza figli).

Gli uomini, nella maggior parte dei casi, si dimettono perché hanno trovato un nuovo lavoro

I dati si fanno ancora più preoccupanti, invece, quando si parla di dimissioni. Nel 2021 delle delle 52.436 convalide totali, 37.662 (il 71,8%) appartengono a lavoratrici madri, contro 14.774 (28,2%) dei lavoratori padri. Per gli uomini, nel 78% si tratta di dimissioni motivate da un nuovo lavoro trovato e solo per il 3% dei casi per la difficoltà di conciliare lavoro e famiglia. Per le donne questa difficoltà è la motivazione del 65,5% delle dimissioni.

Il lavoro di cura a casa è ancora sulle spalle delle donne

Il gap lavorativo, come osserva Antonella Inverno, Responsabile Politiche Infanzia e Adolescenza di Save the Children Italia, è cruciale per le mamme equilibriste. Ma nel nostro paese anche l'esperienza della maternità è un tasto dolente. La parità di genere non è ancora stata raggiunta, in famiglia come al lavoro. E per questo motivo le donne si sentono sole, sfiduciate, stanche, dal parto in poi. Anche perché spesso manca il supporto anche fuori dall'ospedale, non solo per quello che riguarda la cura dei neonati, ma anche per il supporto morale ed emotivo alla neo mamma.

In Italia pensare di avere un secondo figlio è impossibile

Le mamme ogni giorno dedicano alla cura del figlio 16 ore, contro le 7 del partner. Il 40% delle intervistate non riesce a trovare del tempo per sé e la stessa percentuale racconta di crisi dopo la nascita del figlio. 6 mamme su 10 non hanno accesso al nido e in molti casi questo è dovuto a carenze del servizio pubblico. Il 63% delle donne usufruisce dell'assegno unico, ma solo il 15% del bonus nido.
Pensare di avere un secondo figlio diventa, in questo quadro, impensabile per metà delle donne intervistate: per la fatica (40%), per le difficoltà a conciliare lavoro e famiglia (33%), per mancanza di supporto (26%) o per insufficienza dei servizi disponibili (26%). Per le equilibriste è diventato impensabile riuscire a fare tutto, in un paese in cui si chiede di risolvere la crisi delle nascite senza dare aiuti concreti a chi si occupa effettivamente dei bambini.

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