video suggerito
video suggerito
16 Novembre 2023
17:00

Il 45% dei teenager è connesso più di 5 ore al giorno ma il 42% non ha competenze digitali: rischi e lacune della “piccola tribù digitale”

Il 78,3% degli 11-13enni naviga in rete quotidianamente e il 45% degli adolescenti è connesso oltre 5 ore al giorno, eppure l’Italia è quartultima in Europa per competenze digitali tra i giovani. L’ultimo rapporto di Save the Children evidenzia l’urgenza di una corretta attività di educazione al digitale e di prevenzione dai rischi della rete.

3 condivisioni
Il 45% dei teenager è connesso più di 5 ore al giorno ma il 42% non ha competenze digitali: rischi e lacune della “piccola tribù digitale”
Immagine

Quella tra nuove generazioni e digitale è una delle sfide più ambiziose del nuovo millennio, eppure né la scuola, né le famiglie, né la «piccola tribù digitale», protagonista della rivoluzione in atto, sono preparati, corazzati e addestrati per fronteggiarla adeguatamente, correndo il rischio di soccombere ai pericoli della rete e di non godere, invece, dei suoi vantaggi. A suggerirlo sono i numeri dell’esposizione sconsiderata dei minori all’online (fin dai primi mesi di vita) e dell’uso improprio e disinformato del web, dati che, con la pandemia da Covid-19, sono peggiorati. A evidenziarlo è il rapporto “Tempi digitali” a cura di Save the Children, pubblicati in vista della Giornata mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza di lunedì 20 novembre 2023.

Quanto tempo trascorrono connessi?

In Italia il 78,3% dei piccoli tra gli 11 e i 13 anni utilizza Internet quotidianamente e il mezzo privilegiato per navigare è lo smartphone. L’età del primo cellulare si è abbassata ulteriormente: oggi nel Mezzogiorno e nelle isole quasi la metà dei bambini tra i 6 e i 10 anni (48%) usa lo smartphone tutti i giorni. Per quante ore rimangono connessi? Il 45% degli adolescenti tra gli 11 e i 19 anni nel nostro Paese naviga sul web per più di cinque ore al giorno.

Cosa fanno in rete?

Inviare messaggi e guardare video sono le due attività in rete più diffuse tra i nativi digitali. Dopo le scuole medie si iniziano a prediligere i social rispetto ai videogiochi (il 93% dei 14-17enni è iscritto a Instagram, TikTok o Snapchat), mentre la lettura di ebook rimane all’ultimo posto sia prima dei 13 anni che alle superiori.

Al liceo si utilizzano sensibilmente di più le email rispetto agli anni precedenti, il che non sorprende. Preoccupa piuttosto il dato sull’uso dei social prima dei 14 anni: il 40,7% di loro frequenta almeno una piattaforma social nonostante in Italia, secondo il decreto legislativo 101/2018, l’età minima per l’iscrizione sia 14 anni (13 se la registrazione è effettuata con il consenso dei genitori).

Attività online degli 11-13enni

  1. Inviare messaggi (l’83,8% degli 11-13enni chatta)
  2. Guardare video (l’80,5% degli 11-13enni)
  3. Giocare ai videogiochi (il 79,8%)
  4. Guardare video a pagamento (il 53,7%)
  5. Utilizzare email (il 41%)
  6. Usare i social (il 40,7%)
  7. Leggere notizie e informarsi (il 17,4%)
  8. Leggere o scaricare ebook (il 16,7%)

Attività online dei 14-17enni

  1. Inviare messaggi (il 93% dei ragazzi delle superiori chatta)
  2. Guardare video (l’84% dei 14-17enni, in crescita)
  3. Usare i social (il 79%), specialmente Instagram, TikTok e Snapchat
  4. Giocare ai videogiochi (il 72,4%) con un evidente distacco tra i maschi (l’81% gioca online) e le femmine (il 63,6% si diverte con i videogame)
  5. Utilizzare email (il 71%)
  6. Guardare video a pagamento (il 68%)
  7. Leggere notizie e informarsi (il 37%)
  8. Acquistare online (il 28%)
  9. Svolgere corsi online (il 27%)
  10. Leggere o scaricare ebook (il 22%)

Da che età utilizzano smartphone e tablet?

I piccoli iniziano a conoscere, maneggiare e ad avere dimestichezza con i dispositivi digitali già da lattanti, prima di iniziare a camminare o a pronunciare una frase con soggetto, verbo e complemento. Secondo quanto riporta Save the Children, il 58% dei bambini tra gli 11 e i 15 mesi di vita trascorre del tempo davanti allo schermo della tv, del computer, del tablet o di un telefono cellulare. Significa che più della metà della popolazione infantile intorno al primo anno di vita è già stato esposto direttamente a dispositivi digitali, nonostante la Società Italiana di Pediatria (SIP) raccomandi di evitare totalmente l’esposizione agli schermi prima dei 2 anni e limitarla a meno di un’ora al giorno tra i 2 e i 5 anni, sotto la supervisione di un adulto.

Il 58% dei bambini di 1 anno trascorre del tempo davanti agli schermi digitali

Alla questione dei neonati allo schermo si lega a doppio filo il tema dello sharenting (dalle parole inglese share, “condividere", e parenting, “genitorialità”), un fenomeno allarmante che consiste nella sovraesposizione dei minori in rete, in particolare sui social dei genitori.  Come riporta Save the Children, l’81% dei bambini che vive nei Paesi occidentali è presente online prima dei 2 anni e in Italia il 14% dei genitori posta i risultati delle ecografie di gravidanza. Mamme e papà, mossi dalle più innocue intenzioni, condividono regolarmente la prima pappa, i primi passi, il bagnetto, i sorrisi dei figli sottovalutando tuttavia i rischi che si nascondono dietro la pubblicazione online di contenuti di minori. Pericoli come la violazione della privacy, la persistenza online di video e foto, eventuali danni emotivi sui figli, il digital kidnapping (dall’inglese “rapimento digitale”), lo sfruttamento sessuale delle immagini o la diffusione di dati come il nome, il luogo in cui vivono, la scuola che frequentano, i gusti, gli orari delle giornale, informazioni che mettono a rischio la sicurezza fisica dei piccoli. Pochi sanno, ad esempio, che si perde la proprietà della foto una volta caricata sui social.

Le “malattie” digitali

Secondo quanto riporta il rapporto “Tempi digitali”, in Italia gli 11enni, 13enni e 15enni che mostrano un uso problematico dei social media sono il 13,5% del totale. Dalla social media addiction (“dipendenza da social media”) all’internet gaming disorder (partecipazione a videogiochi online in maniera compulsiva), dal ritiro sociale degli hikikomori, alla dipendenza da sexting (cioè il sesso virtuale). Sono alcuni dei comportamenti compulsivi associati all’uso sregolato dei dispositivi digitali, che rientrano sotto l’etichetta comune di Internet Addiction Disorder (“dipendenza da Internet”). Sono fenomeni in aumento, che compromettono lo svolgimento delle attività scolastiche e i rapporti affettivi, e che sono correlati a disagi di diverso genere, come, tra gli altri, ansia sociale, depressione e insonnia. Secondo studi recenti, poi, l’uso di strumenti digitali comporta a livello cerebrale uno sviluppo meno adeguato nella fascia d’età 0-3 anni dal punto di vista cognitivo e motorio.

Il ruolo della scuola

Proprio per evitare un uso scorretto del virtuale e i rischi che ne derivano, è opportuno incentivare una corretta educazione al digitale, agendo sulla prevenzione. Chattare, condividere video su TikTok e saltare da un’App all’altra non significa possedere e padroneggiare le competenze digitali. L’Italia è alla quartultima posizione in Europa per competenze digitali dei ragazzi di età compresa tra i 16 e i 19 anni. La quota di giovanissimi con scarse o nessuna competenza è del 42%, contro una media europea del 31%. Tra le abilità digitali rientrano l’alfabetizzazione all’informazione e ai dati, la comunicazione e la collaborazione, la creazione di contenuti digitali, la sicurezza e la risoluzione dei problemi in rete, competenze che, secondo le analisi, sono legate al livello di istruzione.

Il 42% degli adolescenti in Italia non possiede competenze digitali

A chi spetterebbe l’alfabetizzazione digitale per un uso sicuro e adeguato degli schermi? Alla scuola, anche se, secondo quanto emerge nel rapporto di Save the Children, il 30% degli istituti scolastici non è raggiunta dalla banda ultra-larga (velocità di connessione) e sussistono forti disuguaglianze nella dotazione di strumenti per la didattica digitale e nella formazione dei docenti. Carenze che si spera che, almeno in parte, vengano colmate con i fondi del Pnrr destinati alla scuola.

No, i giovani non sono alieni nati con lo smartphone a prolungamento della mano e l’auricolare senza fili sottocutaneo. Sono bambini e adolescenti venuti al mondo e cresciuti in un’epoca di transizione digitale, esposti fin dalla tenera età a strumenti tecnologici che, se adeguatamente utilizzati, hanno potenzialità e vantaggi. I giovani, di conseguenza, non vanno spaventati: vanno accompagnati, guidati, informati ed educati a un corretto utilizzo degli schermi. La speranza è che quella tra nuove generazioni e digitale smetta di essere una sfida a braccio di ferro e diventi un gioco di squadra.

Le informazioni fornite su www.wamily.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
Avatar utente
Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
Sfondo autopromo
Famiglia significa NOI
api url views