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30 Aprile 2023
9:00

“Mio figlio non gioca con gli altri bambini”. Quali sono i motivi della scarsa interazione sociale del piccolo?

“Nostro figlio sembra isolato”, “Quando lo porto al parco non si avvicina agli altri bambini”, “Preferisce di gran lunga lo scivolo ai giochi di interazione”, “Le maestre ci hanno segnalato che raramente inizia un gioco con i compagni”. Potrebbero essere i pensieri di un genitore, che si chiede se qualcosa non va nel figlio. Ecco alcuni utili consigli su quando è giusto consultare uno specialista nel caso di scarsa interazione del piccolo con i pari.

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“Mio figlio non gioca con gli altri bambini”. Quali sono i motivi della scarsa interazione sociale del piccolo?
Psicologa
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I motivi che portano i bambini ad avere scarsa interazione con i pari possono essere di vario tipo. Per questo, è importante fare un po’ di chiarezza e, prima di preoccuparsi, capire quali caratteristiche o difficoltà portano il minore a manifestare una scarsa interazione con i pari. Alcuni bambini potrebbero non giocare con gli altri perché semplicemente sono ancora troppo piccoli d'età, altri invece potrebbero avere difficoltà ad allontanarsi dalla figura genitoriale, altri ancora potrebbero mostrare difficoltà nel gioco a causa di iperattività, oppositività e scarso rispetto delle regole oppure potrebbero essere presenti difficoltà della comunicazione e interazione sociale. Nel caso in cui il piccolo abbia difficoltà a giocare con i coetanei, i fattori da considerare, quindi, sono l'età, l'ansia, l'iperattività e l'opposività e l'isolamento socio-comunicativo-relazionale del bambino. Vediamoli più approfonditamente.

Fattore età

Se il bambino appare poco interessato a giocare con gli altri bambini per prima cosa è bene fare attenzione all’età:

  • Il gioco di interazione con i pari non si osserva nei primi mesi di vita. Intorno ai 4-5 mesi è normale che il bimbo non sia interessato agli altri bambini perché il suo gioco viene definito esploratorio. Dunque, il bambino inizierà a giocare con oggetti con l’obiettivo di esplorare e non sarà interessato agli altri piccoli.
  • Tra i 12 e i 18 mesi i bambini iniziano a sviluppare il gioco funzionale, ovvero iniziano ad agire sugli oggetti con l’obiettivo di verificarne la funzione. La macchina viene spinta per farla muovere su una pista, il cucchiaio viene utilizzato nel gioco con la sua funzione ovvero “dare da mangiare alla bambola”.
  • Tra i 18 e i 24 mesi il gioco diventa più astratto e questo permette ai bambini di poter iniziare il gioco del far finta. Per esempio, un mattone diventa una macchina e papà diventa un cavallo.
  • Solo intorno ai 4-6 anni possiamo osservare il vero e proprio gioco sociale che prevede il giocare attivamente con altri bambini, tenere conto delle regole e dei compagni di gioco.

Fattore ansia

Un altro motivo che per cui il bambino potrebbe avere difficoltà di interazione e di gioco con gli altri coetanei potrebbe essere legato alla difficoltà a separarsi dai genitori.

Un’ eccessiva ansia al momento del distacco si manifesta con la cosiddetta “ansia di separazione”. Questa compare nei bambini piccoli con manifestazioni di pianto, lamentele ed “aggrappamento” nel momento in cui avviene il distacco (“Mamma dove vai?”, “Ti prego mamma non andare”, “Stai qui accanto a me”).

Prima dell'anno di vita il piccolo potrebbe manifestare preoccupazione alla separazione dal genitore

Un certo livello di ansia da separazione è sano e fa parte del normale sviluppo dei bambini fino a 6 anni. Una prima manifestazione di preoccupazione alla separazione si riscontra, per esempio, intorno agli 8-10 mesi di vita quando il bambino piange ed è preoccupato della presenza di un estraneo. Intorno ai 18-24 mesi il piccolo può poi sperimentare lievi livelli di preoccupazione quando compie i primi passi verso l’esplorazione del loro ambiente, tornando frequentemente vicino al genitore alla ricerca di sicurezza.

Bambini con un disturbo d’ ansia da separazione, al contrario, manifestano preoccupazioni eccessive e di gran lunga superiori rispetto a quelle dei loro coetanei e potrebbero essere incapaci di staccarsi da mamma per andare a giocare con gli altri. Quando queste caratteristiche sono tali da costituire un disturbo (spesso associato a vomito, mal di testa e sintomi gastrointestinali) che compromette la serenità e il funzionamento del bambino nei vari contesti di vita, allora è opportuno consultare uno specialista neuropsichiatra o psicologo.

Come aiutare il bambino in caso di disturbo d'ansia da separazione:

  • Comunicare al bambino che l’ambiente è sicuro
  • Far percepire al bambino che il genitore è presente e tranquillo
  • Evitare di scomparire completamente dalla visuale del bambino
  • Facilitare l’avvio del gioco con i pari facendo in modo che il bambino proponga agli altri un gioco che conosce
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Fattore iperattività e oppositività

Un altro motivo che potrebbe portare a difficoltà di interazione e gioco del bambino potrebbe essere la presenza di difficoltà ad accettare e rispettare le regole, eccessiva irrequietezza, prepotenze nei confronti dei compagni e oppositività.

In questo caso il genitore potrebbe accorgersi che il figlio appare interessato agli altri bambini e in grado di giocare con loro ma, per difficoltà nella gestione del comportamento e delle regole del gioco (per esempio, rispettare il turno) rinuncia all’interazione e al gioco con i pari. Questo si osserva maggiormente nei bambini in età scolare, quando il gioco sociale diventa più complesso, più sedentario, con un numero maggiore di regole da tenere a mente. Bambini con un temperamento oppositivo e iperattività potrebbero manifestare disagio e questo potrebbe portarli a sperimentare sofferenza ed emarginazione. Anche in questi casi è opportuno iniziare a preoccuparsi solo se le caratteristiche del comportamento che avete osservato causano disagio in più di un contesto e compromettono significativamente il benessere di vostro figlio.

Come aiutare il bambino in caso di iperattività e opposività:

  • Il genitore dovrà chiarire inizialmente al bambino quali sono le regole del gioco in gruppo utilizzando un tono deciso
  • Non scendere a compromessi sul rispetto della regola
  • Prevedere delle pause tra un gioco e l’altro
  • Gratificare i comportamenti positivi

Fattore isolamento socio-comunicativo-relazionale

Un altro motivo che potrebbe portare a difficoltà di interazione e gioco con gli altri bambini potrebbe risiedere nella presenza di caratteristiche atipiche dello sviluppo socio-comunicativo-relazionale. In questo caso i genitori potrebbero iniziare ad osservare, nel periodo di sviluppo in cui ci si aspetta che il bambino ricerchi il gioco con i pari, alcuni comportamenti di isolamento e/o completo disinteresse verso gli altri.

Nella maggior parte di questi casi la tendenza all’isolamento o al gioco isolato e ripetitivo viene osservata a partire dai 18 mesi, ma è possibile che diventi maggiormente evidente quando i bambini iniziano ad avere più occasioni di interazione con i pari. In questo caso, la presenza di isolamento potrebbe essere associata ad altre difficoltà dello sviluppo come: difficoltà di linguaggio e comunicazione oppure comportamenti e interessi ripetitivi. In situazioni di questo tipo è opportuno consultare lo specialista in modo tale da avviare una valutazione e il giusto intervento abilitativo.

Come aiutare il bambino in caso di isolamento socio-comunicativo-relazionale:

  • Prediligere piccoli gruppi o il gioco a due
  • Condurre fisicamente il bambino vicino all’altro bambino
  • Fare in modo che entrambi i bambini utilizzino lo stesso giocattolo
  • Mediare la turnazione nel gioco (il genitore scandirà i tempi del gioco)
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Elisabetta Lupi
Psicologa
Sono una Psicologa Specializzanda in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale. Ho conseguito la Laurea Magistrale presso Dipartimento di Patologia Chirurgica, Medica, Molecolare e dell’Area Critica dell'Università di Pisa nel 2016. Ho lavorato presso il Servizio di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell’Adolescenza dell'IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. Ho svolto, in qualità di docente, corsi di formazione per il personale sanitario inerenti la diagnosi, la valutazione e il trattamento dei Disturbi dello Spettro Autistico. Ho collaborato alla scrittura di articoli scientifici pubblicati su riviste internazionali. Mi occupo di valutazione, diagnosi e trattamento dei Disturbi del Neurosviluppo, in particolare del Disturbo dello Spettro Autistico. Effettuo incontri di Parent Training per i genitori di bambini con difficoltà nello sviluppo.
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