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28 Settembre 2023
12:45

Chi è l’assistente materna che, nel 2024, aiuterà le mamme nei primi mesi di vita del bambino

Il Governo sta pensando ad una manovra di 100-150 milioni di euro per finanziare l'introduzione di nuove figure adatte a supportare per le neo-mamme durante i primi sei mesi di vita del bambino con consigli professionali e visite a domicilio. La notizia però non sembra entusiasmare gli esperti del sistema sanitario che anzi sollevano dubbi sulle mansioni e le competenze richieste.

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Chi è l’assistente materna che, nel 2024, aiuterà le mamme nei primi mesi di vita del bambino
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Il 2024 dovrebbe essere l'anno che vedrà la nascita di una nuova professione a supporto della genitorialità. È l'assistente materna, una figura che stringerà un rapporto personale e diretto con le neo- mamme e le aiuterà nella cura dei loro figli durante i primi sei mesi di vita dei piccoli.

A dare l'ufficioso annuncio è stata l'ANSA, la quale ha anticipato anche un possibile un fondo di circa 100/ 150 milioni di euro che il Governo Meloni avrebbe in mente di stanziare proprio al fine d'istituire questo riferimento assistenziale ispirata a realtà già presenti in Francia, Germania e in diversi ordinamenti del Nord Europa.

A differenza delle altre professioni mediche però, all'assistente alla maternità non dovrebbe essere richiesta alcuna laurea, ma solo il superamento di un corso di formazione.

Di cosa si occuperà l'assistente materna?

Il compito dell'assistente materna sarà quello di supportare le madri nei primissimi mesi di vita dei loro bimbi attraverso un rapporto diretto, costruito con  telefonate o video-call personalizzate e persino visite a domicilio per rispondere "sul campo" alle eventuali esigenze di una mamma in difficoltà.

Dai consigli sul modo migliore per attaccare il piccolo al seno durante l'allattamento ai modi migliore per fasciare il bebè, passando anche per la gestione del pianto e dei possibili contraccolpi psicologici della nuova maternità, come la depressione post partum: tutte queste situazioni potranno essere affrontate insieme all'assistente materna, la quale – almeno nelle intenzioni – dovrebbe diventare una figura di riferimento stabile e fissa sul territorio.

Stando alle prime previsioni infatti, l'idea del Governo sarebbe quella di garantire almeno tre assistenti ogni 20mila abitanti.

Come si diventa assistente materne?

Dal momento che la stessa introduzione della nuova figura rimane ancora un'ipotesi, la modalità di reclutamento di queste professioniste appare ancora tutta da scoprire.

Stano ai primi rumors però, l'assitente materna non rientrerà nel novero delle professioni sanitarie (e infatti non servirà la laurea) e chi chiunque volesse intraprendere tale carriera dovrà partecipare ad un corso di formazione di sei/nove mesi.

I pareri contrastanti

L'avvento dell'assistente materna rientrerebbe nel pacchetto di misure adottate dal Governo per sostenere le famiglie e dare una spinta alla natalità.

L'annuncio anticipato dalle testate giornalistiche non ha però mancato di scatenare numerosi reazioni da parte del sistema sanitario.

Il giorno stesso della notizia infatti, la Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica  (Fnopo) ha subito inviato una lettera aperta indirizzata al Ministro della Salute Orazio Schillaci per esprimere tutto il disappunto della categoria e lamentare una sovrapposizione di mansioni

«Le cure post-natali a sostegno della neomamma rappresentano il “core” dell’attività dell'ostetrica che, osservando e promuovendo la fisiologia, sa riconoscerne tempestivamente la deviazione e la comparsa di situazioni patologiche che possono richiedere l’intervento anche di altri specialisti – si legge nel comunicato, che poi rincara – Crediamo che il supporto alle madri debba essere in primis garantito attraverso l’apporto professionale altamente qualificato e specialistico delle ostetriche che possono promuovere la salute per tutta la famiglia. L'ostetrica di famiglia e di comunità che tanto abbiamo chiesto di attivare avrebbe esattamente anche questo compito».

Forse, conclude la Fnopo, sarebbe meglio destinare le risorse dei contribuenti ad forme di sostegno come pasti a domicilio o servizi di lavaggio biancheria o pulizia della casa «che non richiedono di inventare nuove professionalità ma solo di trovare soluzioni rispettose dei bisogni delle famiglie ma anche di chi da sempre se ne fa carico».

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Niccolò De Rosa
Redattore
Dagli studi umanistici all'esperienza editoriale, sempre con una penna in mano e quel pizzico d'ironia che aiuta a colorare la vita. In attesa di diventare grande, scrivo di piccoli e famiglia, convinto che solo partendo da ciò che saremo in grado di seminare potremo coltivare un mondo migliore per tutti.
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