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1 Maggio 2023
18:00

Parenti troppo invadenti? Serve parlarsi per trovare una linea educativa comune

Non sempre il bambino passa la maggior parte della sua giornata con i genitori. Tante figure intervengono e si affiancano nella sua educazione. Persone con trascorsi differenti e idee a volte divergenti su cosa sia meglio per il piccolo. La dottoressa Chiara Peloli ci ha parlato dell’importanza del dialogo e della cooperazione tra adulti, per fornire al bimbo il miglior ambiente possibile in cui crescere.

A cura di Sophia Crotti
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Parenti troppo invadenti? Serve parlarsi per trovare una linea educativa comune
In collaborazione con la Dott.ssa Chiara Peloli
Psicologa e Psicoterapeuta dell’età evolutiva
famiglia allargata

Tantissime figure gravitano attorno al nostro bimbo, dai nonni, agli zii, alle tate, fino ad arrivare alle maestre. Tutti giocano un ruolo fondamentale nell'educazione del piccolo, ma è ottimale che mantengano una linea comune a quella di noi genitori. A volte questa linea non c’è e il dialogo tra adulti lascia il posto a conflitti e rabbia, perché ognuno di noi crede di star facendo la cosa migliore per la crescita del bambino.

Tutti noi sogniamo perdendoci tra i ricordi d’infanzia, pensando divertiti a quel gelato dopo cena che il nonno ci ha regalato di nascosto, con la scusa di una passeggiata insieme. La zia che ci ha permesso di mangiare il ghiacciolo sul divano. La tata che ci ha lasciati correre in giardino a piedi nudi. Piccoli vizi che ci sembravano enormi conquiste fatte sotto al naso dei nostri genitori, che ce lo avevano sempre impedito.

Un gioco di piccoli segreti che faceva sentire grandi e ci faceva volere ancor più bene a chi ci permetteva di infrangere le regole. Ma tutto questo può distruggere il piano educativo dei genitori? Ne abbiamo parlato con la psicologa e psicoterapeuta dell’età evolutiva Chiara Peloli.

Trovare una linea comune

Il nonno, la zia, la tata, chiunque si occupi del bambino, magari anche per molte ore durante il giorno, è una figura di supporto importante per noi genitori. Non solo, anche per lo sviluppo del bambino e per la sua educazione: ci sono situazioni in cui il piccolo trascorre più tempo con loro che con noi genitori durante la settimana.

Parlando di educazione, però, devono cercare di porsi in  linea di continuità con i metodi educativi dei genitori. Infatti alla base di un rapporto sano tra tutte queste figure che ruotano intorno al bambino, è necessario un dialogo costante: «l’obiettivo comune delle figure che gravitano intorno al bambino, deve essere quello di garantire al piccolo un ambiente stabile e prevedibile» spiega la psicologa Chiara Peloli.

Ciò che conta è garantire al piccolo un ambiente stabile e prevedibile

«Un conto sono le eccezioni alle regole, i piccoli vizi che vengono concessi come qualcosa di speciale e che devono essere spiegati come tali al bambino, diverso è se diventano la normalità». Il cioccolatino in più, il giocattolo che tanto desidera, un altro pacchetto di figurine, non sarà certo questo strappo alla regola a distruggere il progetto educativo dei genitori.

Il piccolo, però, desidera raggiungere ciò che vuole e «se la concessione diventa la costante – spiega la dottoressa Chiara Peloli – il bambino tenderà a rivolgersi verso chi gli dice di sì e questo può alimentare il conflitto tra gli adulti. Per questo serve parlarsi e scegliere di essere coerenti a livello di sì e di no».

Un ambiente stabile è necessario al piccolo che sta imparando le regole, i limiti e i divieti. Se si sente dire a volte sì, altre no, a proposito della stessa situazione, senza alcuna spiegazione, rischia solo di essere in uno stato di grossa confusione.

I nonni e il salto generazionale

Parlando nello specifico dei nonni, bisogna ricordare che negli ultimi decenni i metodi educativi usati in famiglia sono molto cambiati. Siamo passati da una famiglia di stampo patriarcale e normativo, di inizio Novecento, in cui erano i genitori a scegliere per i figli, alla famiglia affettiva dove la costante è il dialogo, in qualsiasi situazione.

Siamo passati da una famiglia di stampo patriarcale e normativo in cui erano i genitori a scegliere per i figli, alla famiglia affettiva dove la costante è il dialogo

I nonni sono stati genitori in un'epoca diversa e sicuramente hanno applicato metodi educativi differenti da quelli di oggi. «Affrontano il tema del salto generazionale per svolgere bene il loro ruolo, devono accettare di essere collocati a un altro livello della scala familiare, lasciando che i loro figli imparino a fare i genitori».

Anche i genitori del piccolo hanno un ruolo nuovo, che può essere complicato assumere, pensando alla loro educazione passata così diversa da quella moderna.

nonni bambini

I problemi della famiglia di oggi sono svariati: spesso i genitori possono sentirsi sbagliati, soli, proprio a causa di questo salto generazionale. Una ricerca svolta da Ipsos per Save the Children nel 2012, testimoniava che il 98% dei genitori ritenesse molto impegnativo educare il proprio figlio e il 65% domandasse aiuto a qualcuno per poterlo fare al meglio.

Le proteste dei bimbi sono molto enfatiche, ma sono un momento importante di disregolazione emotiva

Sentirsi dire “Mamma sei brutta e cattiva!” non fa benissimo però, ci ricorda la dottoressa Peloli «anche se a volte le proteste dei bambini sono molto enfatiche, dobbiamo tenere a mente che i capricci sono un momento di disregolazione emotiva importante. I bambini dalla tenera età all’adolescenza non hanno le capacità di autoregolazione emotiva che hanno invece gli adulti».

Dunque noi genitori dobbiamo farci forza pensando al capriccio come a un momento di crescita e sostenendo nel modo migliore possibile lo sviluppo delle competenze che il bambino sta iniziando a fare proprie.

Il confine sottile tra aiutare e invadere

Pensando a gesti concreti poi, quanti di noi lasciano una copia delle chiavi di casa a nonni, zii, tate, per motivi organizzativi? Magari nel pomeriggio sono loro ad andare a prendere il piccolo a scuola e stanno con lui a casa, così che abbia i suoi spazi e tutto l’occorrente per fare i compiti.

«Avere le chiavi di casa del bambino, non vuol dire di certo avere un accesso libero a casa sua – dice la dottoressa Peloli – a meno che questo non sia stato preventivamente concordato».

I limiti dipendono da quello che si è deciso insieme

I limiti dipendono sempre da quello che si è deciso insieme, i conflitti tra gli adulti che gravitano attorno al bambino dipendono dalla mancanza di dialogo o da quei “non detti” che creano aspettative che possono divergere.

«Alcune famiglie si trovano bene con contatti frequenti, altre richiedono maggiore riservatezza, tutto dipende anche dal momento della vita che stanno attraversando» spiega la psicologa Chiara Peloli. Solo una buona comunicazione tra adulti può prevenire liti e incomprensioni.

La separazione dei genitori non è sinonimo di conflitti educativi

Secondo i dati ISTAT, nel 2020 i divorzi sono stati 66.662, tanti sono i cambiamenti che in questa circostanza coinvolgono il bambino e la sua stessa educazione.

lite genitori

Il piccolo spesso vive in continuo spostamento tra due case, dunque tra due contesti di vita diversi, ognuno dei quali ha regole differenti. «A prescindere da quello che succede nella coppia, bisogna pensare al bimbo tenendo presente che già sta sperimentando la trasformazione della sua famiglia. Certo ci sono situazioni di conflitto tra ex coniugi, più pesanti di altre, allora serve chiedere aiuto» sottolinea la psicologa Chiara Peloli. In questi casi è necessario intraprendere un percorso di supporto alla genitorialità per ritrovare un’alleanza sul piano genitoriale.

E se il piccolo preferisce i nonni?

I conflitti ovviamente non si sperimentano solo in caso di divorzio o separazione. A volte i genitori (o uno dei due) rischiano di sentirsi un po’ “i vigili”, perché a loro spettano dire di no, insegnare regole e limiti. Questo può portare ad “invidiare” il rapporto che il piccolo instaura con altre figure che passano diverso tempo con lui.

Invidiare il rapporto che il nostro bimbo ha con altre figure è un sentimento del tutto umano

Questo sentimento è del tutto umano, bisogna affrontarlo tenendo presente che educare il bambino non è facile. «É normale che il piccolo abbia maggiore affiliazione verso le figure che si pongono meno nel ruolo di “controllori”, ma ciò deriva semplicemente dal fatto che non sta certo ai nonni, agli zii o alle tate dare le regole, ma ai genitori» dice la dottoressa Chiara Peloli.

Se il bambino poi si lamenta per esempio con i nonni dell’estrema severità dei genitori, come è normale che faccia, nessuno deve avvalorare le sue idee. Si può dialogare con lui, spiegandogli il perché di certi no.

Tutte queste figure hanno a cuore l’educazione del piccolo, nel tentativo di fare la scelta migliore per lui, però, può accadere che commettano degli errori. Dialogare e non remarsi contro crea un ambiente sano e sereno per il bimbo e per tutti noi.

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Sophia Crotti
Redattrice
Credo nella bontà e nella debolezza, ho imparato a indagare per cogliere sempre la verità. Mi piace il rosa, la musica italiana e ridere di gusto anche se mi commuove tutto. Amo scrivere da quando sono piccola e non ho mai smesso, tra i banchi di Lettere prima e tra quelli di Editoria e Giornalismo, poi. Conservo gelosamente i miei occhi da bambina, che indosso mentre scrivo fiduciosa che un giorno tutte le famiglie avranno gli stessi diritti, perché solo l’amore (e concedersi qualche errore) è l’ingrediente fondamentale per essere dei buoni genitori.
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