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Quando fate un figlio? La domanda scomoda di chi ha il nostro orologio biologico al polso

Coppie che per avere un figlio ricorrono alla PMA, che sono in attesa dell'abbinamento per l'adozione, che un figlio non lo vogliono o non possono averlo. Infiniti sono i drammi e le gioie che si vivono tra le mura di casa propria, per questo una domanda come "Quando ci fate un bambino?" seppur fatta con le migliori intenzioni può pesare molto su chi se la sente porre.

A cura di Sophia Crotti
10 Marzo 2023
17:00
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Quando fate un figlio? La domanda scomoda di chi ha il nostro orologio biologico al polso
Quando fate un figlio
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Siamo andati a convivere letteralmente da appena due mesi, magari non è nemmeno arrivato il divano, eppure lì, dietro la porta di casa, si affaccia chi è pronto a porci la domanda scomoda per eccellenza: "Allora quando ce lo fate un bambino?". Come se i bambini poi si mettessero al mondo per far contenti gli altri. Certo, i nonni hanno il desiderio di vivere i nipotini il più possibile e spesso, nel fare questa domanda, sono mossi dalla paura di poter stare con loro troppo poco tempo. Gli amici non vedono l’ora di festeggiare con un baby shower il nuovo arrivato, ma a noi, chi pensa?

Mettere al mondo un bimbo è e deve rimanere una scelta libera da ogni stigma sociale. Non possiamo temere cene e incontri perché non sappiamo come rispondere a tutte quelle persone che sembrano avere il nostro orologio biologico al polso. Nemmeno continuare a sorridere facendo finta di nulla. Bisognerebbe educare ed educarsi a non porre domande che, per qualcuno, possono essere scomode o troppo intime. Per capire quali interrogativi rientrano in questa categoria, basta guardarsi intorno e comprendere che dietro il silenzio imbarazzato di chi non risponde ad una domanda, potrebbe esserci anche un dolore rumorosissimo.

Ad ogni famiglia le sue scelte

C’è chi sceglie di non diventare genitore, perché semplicemente non vuole. La genitorialità non è una vocazione alla quale ogni individuo è chiamato. Proprio per questo nessuno merita di subire pressioni sociali di alcun tipo, che lo facciano sentire inadatto o diverso.

La genitorialità non è una vocazione alla quale ogni individuo è chiamato

Certo, magari infrangerà i sogni di chi gli sta intorno e immaginava dei pargoletti tra i piedi, ma non importa, chi non è nella coppia dovrà farsene una ragione, perché la scelta di diventare genitori dipende solo dai genitori stessi.

PMA e adozioni

C'è chi invece vorrebbe diventare genitore con tutte le sue forze, ma un bimbo proprio non arriva. Da anni fantasticano chiedendosi se il loro bimbo avrà gli occhi di mamma o il sorriso di papà. Eppure sono 2 anni che provano ad averlo, ma quella seconda linea sul test di gravidanza non compare mai. Sentirsi chiedere di continuo quando faranno un figlio, potrebbe buttare in continuazione alcol su una ferita, che così non si rimarginerà più.

infertilità

Sono coppie che magari hanno iniziato un percorso di PMA, lungo e che non sempre porta ad una gravidanza. Oppure hanno intrapreso un iter adottivo, che impiega fino 4 anni per attivarsi, è dispendioso e lascia per diverso tempo col fiato sospeso. Tra colloqui con gli assistenti sociali, domande scomode dagli psicologi e abbinamenti che non vanno a buon fine.

Famiglie omogenitoriali

Ci sono coppie alle quali, forse, nemmeno viene fatta questa domanda, eppure un figlio lo desiderano, lo cercano da tempo. Per esempio le coppie dello stesso sesso.

La genitorialità se arriva è priva di qualsiasi tutela

Ma vivono in un Paese, il nostro, in cui l’adozione e l’accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita sono concesse solo alle coppie eterosessuali. Quindi a causa del loro orientamento sessuale vivono una genitorialità che, se arriva, è priva di qualsiasi tutela.

Famiglie monogenitoriali

Ci sono anche famiglie che non sono coppie, si chiamano monogenitoriali e nel 2048 supereranno quelle costituite da due persone. Il loro diritto di diventare genitori non esiste, infatti non si aspettano alcuna domanda riguardo il loro desiderio di diventare mamma o papà, perché nessuno gliela pone. Aspettano solo che le leggi si evolvano e lo Stato conceda loro di diventarlo, anche da soli.

Conciliare famiglia e lavoro

Ci sono coppie che un bimbo già lo hanno e non dormono da mesi. Magari, quella che doveva essere la gioia più grande, ha messo in crisi il loro rapporto. Sono genitori stanchi, non riescono a conciliare famiglia e lavoro, lo Stato non li aiuta e alla domanda: "Quando fate il prossimo?" vorrebbero scomparire. Perché magari si sentono sbagliati o additati come egoisti perché non vogliono dare un fratellino o una sorellina al loro bimbo.

Famiglia esausta

Ci sono giovani donne e giovani uomini che, come rileva l'ultimo report-natalità dell’Istat, lasciano la casa dove sono cresciuti tardi, perché gli affitti costano troppo e il mondo del lavoro li incasella in una situazione di precariato.

Non si può dover scegliere tra lavoro e famiglia nel 21esimo secolo

L’età media in Italia alla quale si fanno figli è 31,6 anni, questo dato è in continua crescita, tra le motivazioni che rileva l’Istat c’è anche un divario ancora enorme tra salario delle donne e quello degli uomini, o tra occupazione femminile e maschile. Non si può dover scegliere tra lavoro e famiglia nel 21esimo secolo.

E poi ci sono famiglie che desiderano dei bimbi e li hanno, senza problemi biologici, ma che sono libere di decidere come e quando diventare genitori, perché il momento più adatto per gli altri potrebbe essere quello meno adatto per loro.

Cosa possiamo iniziare a dire

Consapevoli di tutta la sofferenza che una domanda, posta anche con le migliori intenzioni, può arrecare, possiamo iniziare a porre domande diverse. Piuttosto che chiedere “Quando fate un bambino?”, potremmo iniziare a dire ai nostri amici o parenti: “Come va?”, “Posso darti una mano?”, “Non preoccuparti se a volte crolli, fare i genitori non è facile”. “Ti starò vicino, e combatterò con te, affinché, se desideri diventare genitore e non puoi, un giorno potrai”.

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Sophia Crotti
Redattrice
Credo nella bontà e nella debolezza, ho imparato a indagare per cogliere sempre la verità. Mi piace il rosa, la musica italiana e ridere di gusto anche se mi commuove tutto. Amo scrivere da quando sono piccola e non ho mai smesso, tra i banchi di Lettere prima e tra quelli di Editoria e Giornalismo, poi. Conservo gelosamente i miei occhi da bambina, che indosso mentre scrivo fiduciosa che un giorno tutte le famiglie avranno gli stessi diritti, perché solo l’amore (e concedersi qualche errore) è l’ingrediente fondamentale per essere dei buoni genitori.
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