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16 Aprile 2023
17:00

Teoria Gender: significato e qualche riflessione

Il termine di Teoria Gender è spesso usato negli ambienti conservatori per identificare le ideologie a sostegno dei diritti nel campo LGBT. Ma qual è la reale origine ed il significato? La storia risale al 1970, quando iniziarono ad uscire i cosiddetti Studi di Genere, negli anni successivi messi alla berlina da una serie di detrattori.

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Teoria Gender: significato e qualche riflessione
Teoria gender

Si parla spesso di teoria del gender, o semplicemente teoria gender, con un trasparente riferimento agli studi psicologici e sociologici di genere del 1970 e 1980 in America. Ma se questi, di fatto, si proponevano di chiarire le questioni riguardanti la percezione di un individuo nella società che lo accoglie, ad oggi le sfumature sulla gender theory hanno assunto tinte fosche.

Da qualche tempo si torna a parlare di teoria gender prendendo spunto da quanto sostenevano i primi detrattori della sua versione originaria. Il termine ha infatti assunto una sua accezione negativa, causata dalle interpretazioni fatte negli ambienti conservatori, soprattutto cattolici, su quegli studi di genere di cui si parlava in precedenza.

Di fatto, proprio queste ricerche di tipo antropologico, furono bollate in modo negativo e sono viste ancora oggi come un manifesto ideologico che sostiene omosessualità e transessualismo, ma anche l'avanzare dei diritti in campo civile da parte di queste minoranze.

Al contrario, i Gender Studies degli anni ‘70, erano approcci metodologici trasversali, che analizzavano l’identità sessuale, ma senza dare indirizzi.

La storia della teoria del gender: gli studi di genere

Le ricerche in questione, che abbracciavano una serie di discipline affini ma differenti, miravano a scansionare l’individuo nel suo contesto. Il soggetto, visto da un punto di vista di identità sessuale, era immaginato come un costrutto derivato da quattro componenti.

  1. Il sesso biologico, derivato dalla genetica e quindi dalla presenza di genitali maschili o femminili
  2. L’identità di genere, cioè la sua identificazione come maschio o femmina
  3. Il ruolo di genere, cioè le aspettative di comportamento legate alla nascita maschile o femminile
  4. L’orientamento sessuale, ossia l’attrazione fisica percepita verso uomini o donne

Gli studi di genere, quindi, andavano a fare chiarezza su questi aspetti della persona sessuale, senza fornire indicazioni di sorta. Di fatto analizzavano e descrivevano degli scenari, semmai promuovendo una non discriminazione nei confronti delle minoranze.

Ma quelli che dovevano servire come spunti contro omofobia e transfobia, hanno subito nel tempo un processo di strumentalizzazione da parte delle fasce della società conservatrici. Oggi la teoria gender, che spesso è chiamata anche ideologia gender, travisando completamente le origini degli studi di genere, è qualcosa di negativo che addirittura punta a destabilizzare l’ordine delle cose.

Cosa si intende per teoria gender?

Gli anni ’90 hanno visto la nascita ufficiale della teoria gender, come detto, in risposta a quegli studi di genere del ventennio precedente. Negli ambienti cattolici e conservatori, la scelta di adoperare questo arzigogolo letterario, è servita a identificare un nemico della famiglia tradizionale.

Per molte associazioni di culto occidentali, dietro la teoria gender c'è una potente arma distruttiva che i sostenitori delle unioni civili e delle famiglie con due mamme o due papà hanno. Se gli studi di genere volevano in origine eliminare la paura nei confronti del mondo LGBT, fornendo concetti di tipo antidiscriminatorio, la teoria gender ha mistificato ogni obiettivo primario.

A tal proposito, sono emblematici i video e gli articoli di alcuni enti cattolici, in cui si parla di teoria gender come di un mezzo che, anziché appianare le disuguaglianze tra i sessi, porterebbe confusione soprattutto tra i giovanissimi.

La teoria gender si insegna a scuola?

Ha fatto e fa paura l’idea che l’uguaglianza, vista sotto questa chiave, possa essere insegnata nelle scuole. Molti genitori sono perplessi e spaventati all’idea che ai propri figli venga insegnato non a rispettare le differenze, ma ad essere indirizzati a fare parte di quel mondo “non binario” che tende, a torto o a ragione, a sconvolgere gli animi.

Si omette però un fatto importante: la conoscenza, per sua natura, non impone, è invece un carico di informazioni di cui il singolo può fare tesoro. Se ti viene insegnato il rispetto per chi professa una religione diversa dalla tua, non ti si chiede una conversione, ma solo di guardare ad un tuo simile senza pregiudizio.

Ed in modo uguale, se nelle scuole si affrontano tematiche presenti nella società corrente, che riguardano il variegato mondo arcobaleno, perché dare per scontato che portino malessere. In classe i nostri ragazzi affrontano le materie canoniche, ma l’attualità di cui i media parlano, scatenano domande e dubbi.

E le domande a cui non sono date risposte, generano pensieri scomodi, ma soprattutto alimentano profonde fobie. La teoria gender vorrebbe che ci si schierasse da una parte o dall’altra, famiglia tradizionale o arcobaleno, matrimonio tra uomo e donna o unione civile. Ma siamo certi che le cose debbano escludersi e non possano convivere?

In Italia l’Associazione Italiana di Psicologia e lo stesso Ordine degli Psicologi hanno voluto riportare il discorso sul piano scientifico, ricordando le origini dei Gender Studies. Sì, con buona pace di chi resta affezionato agli stereotipi di genere e non vorrebbe che le cose cambiassero, ma anche con una grande verità: che la conoscenza aiuta, non danneggia.

In una società dove, parlando del nostro Belpaese, la stessa Costituzione guarda in cagnesco le discriminazioni, sapere chi sono i soggetti che la abitano, aiuta a rendere il tessuto sociale più forte e non più fragile. E, cosa più importante, fa sentire ognuno a proprio agio e libero di essere sé stesso.

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