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17 Novembre 2023
13:00

Affido in ritardo per una coppia di papà. La figlia 17enne scrive al giudice: «Vorrei, finalmente, sentire di appartenere a qualcuno»

Una ragazza di 17 anni di Palermo ha scritto una lettera alla giudice, perché velocizzi le pratiche per il suo affido. Marcello Carini, uno dei due papà ci ha detto: «Il tarlo che i rallentamenti siano legati alla nostra omogenitorialità c'è, ma Maria ha diritto ad avere una famiglia».

A cura di Sophia Crotti
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Affido in ritardo per una coppia di papà. La figlia 17enne scrive al giudice: «Vorrei, finalmente, sentire di appartenere a qualcuno»
due papà

«Marcello e Gianluca mi hanno insegnato a dare valore alla vita, a prendermi cura di me» sono le parole che una ragazza di 17 anni (che chiameremo con il nome di fantasia di Maria) ha scritto in una lunga lettera molto accorata, rivolta al Tribunale dei minori di Palermo, per affrettare le pratiche di affido che i suoi papà hanno avviato diverso tempo fa.

Marcello Carini, uno dei due papà, che abbiamo intervistato ci ha spiegato: «Dopo la lettera che ha scritto Maria, abbiamo sentito la necessità di raccontare questa storia, affinché sia un'opportunità per altre coppie che stanno vivendo l'affido. Tutti i bambini e i ragazzi che sono stati allontanati dalla loro famiglia d'origine hanno il diritto di trovare una famiglia che si prenda cura di loro»

La ragazza nella sua lettera parla chiaro, mette in luce le sue emozioni, affinché il suo appello venga ascoltato: «Per favore giudice, emetta al più presto questo decreto, lo faccia per una ragazza di 17 anni, che ha sempre pensato di non poter avere un futuro felice».

Maria, che ha fretta di poter chiamare, anche legalmente, Marcello e Gianluca i suoi papà, prima di incontrarli, infatti, ha avuto una vita molto complessa. La sua infanzia difficile ha portato i servizi sociali ad allontanarla alla sua famiglia biologica. A soli 12 anni è stata affidata alle cure di una comunità per i minori, nella quale è stata per 4 anni.

Parallelamente una giovane coppia di ballerini, Marcello Carini e Gianluca Mascia, che danzano al Teatro Massimo di Palermo e nella vita si amano molto, anche se per la legge sono semplici "conviventi", hanno iniziato il percorso per poter prendere un minore in affido.

Marcello ci ha spiegato il loro avvicinamento al mondo dell'affido:«Almeno 2 anni fa ci siamo approcciati all'affido tramite i salotti organizzati da un ente locale, l'Afap. Seguendo i corsi abbiamo capito quanto l'affido sia importante, perché sono moltissimi i minori nelle case famiglia». I due dopo diversi incontri singoli e di coppia con gli assistenti sociali, sono stati ritenuti dal Tribunale di Palermo idonei all'affido.

È a questo punto che la loro vita e quella di Maria si sono intrecciate, i due si sono rivolti alla casa famiglia dove Maria viveva ormai da anni, a dicembre si sono incontrati per la prima volta, trovandosi davanti una ragazza timida, insicura e convinta che, vista la sua età, nessuno l'avrebbe voluta. Spesso i futuri genitori affidatari preferiscono prendersi cura di bimbi più piccoli, invece loro non hanno potuto fare a meno di volerle bene.

Marcello Carini, uno dei due papà, ci spiega che a mancare è un piccolo, ma importantissimo, cavillo burocratico: «Siamo in attesa dell'ultima firma per il decreto finale di affidamento, che però sta tardando ad arrivare, nonostante Maria viva già con noi. Nell'ultimo decreto c'erano i nostri nomi, quello di Maria, la possibilità per lei di trasferirsi ma mancava la dicitura più importante: affidamento».

Maria da luglio vive in casa con Marcello e Gianluca che chiama papà ma purtroppo, formalmente, risulta ancora residente nella casa famiglia, e tutto perché la conclusione dell'iter burocratico per l'affido è stata rimandata. Manca ancora una firma, che però è stata posticipata al mese di luglio, quando Maria avrà 18 anni e di quella firma non avrà neanche più bisogno burocraticamente, ma Marcello ci spiega: «Maria ha 17 anni, un suo pensiero riguardo la vicenda ed è giusto che si concluda per il meglio, affinché, come chiede nella lettera al giudice, si possa sentire parte integrante della famiglia».

Maria nella lettera alla giudice spiega infatti quanto la mancanza di quella firma le stia togliendo: «Gentile giudice le scrivo per chiederle il perché del ritardo nell'emettere il mio decreto finale. Senza quel documento lei mi sta togliendo molte cose, sa? Ad esempio quello di poter dare viaggi con i miei nuovi genitori, o conoscere i loro familiari».

Marcello Carini, ci ha poi spiegato quali potrebbero essere i motivi del rallentamento dell'iter burocratico avvenuto fin ora: «Sicuramente siamo incappati nel pieno della riforma Cartabia che ha rallentato tutto». A seguito della riforma Cartabia, i Tribunali dei minori sembrerebbero essere stati dotati di nuovi software, i quali non hanno ancora a disposizione tutte le anagrafiche dei genitori disponibili all'affido.

«Non nego però che il tarlo che a rallentare tutto sia stato anche il nostro orientamento sessuale è saltato alla nostra mentente, purtroppo».

Nulla però, secondo l‘articolo 2 della legge per l’affidamento, impedisce a una coppia omosessuale di prendere in affido un minore, una volta ottenuta l'idoneità.

Il minore temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo, nonostante gli interventi di sostegno e aiuto disposti ai sensi dell'articolo 1, è affidato ad una famiglia, preferibilmente con figli minori, o ad una persona singola, in grado di assicurargli il mantenimento, l'educazione, l'istruzione e le relazioni affettive di cui egli ha bisogno. (Art.2 Legge 184/83)

Avere un atto di affido firmato, ci spiega Marcello, ha un doppio significato, uno legale, necessario per sbrigare tutte le pratiche legate anche alla salute di un minore, come per esempio fare un vaccino accompagnata dai propri genitori, e uno simbolico, forse ancora più importante, di appartenenza.

Maria conclude la sua lettera scrivendo: «Sa Signor giudice, mi piacerebbe, finalmente, sentire di appartenere a qualcuno». Questo è il suo interesse, poter chiamare Marcello e Gianluca " i suoi papà" ed essere "loro figlia". Ecco cosa dovrebbe essere al centro dell'affido, e di gran lunga più importante delle tempistiche di pratiche e beghe burocratiche.

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Sophia Crotti
Redattrice
Credo nella bontà e nella debolezza, ho imparato a indagare per cogliere sempre la verità. Mi piace il rosa, la musica italiana e ridere di gusto anche se mi commuove tutto. Amo scrivere da quando sono piccola e non ho mai smesso, tra i banchi di Lettere prima e tra quelli di Editoria e Giornalismo, poi. Conservo gelosamente i miei occhi da bambina, che indosso mentre scrivo fiduciosa che un giorno tutte le famiglie avranno gli stessi diritti, perché solo l’amore (e concedersi qualche errore) è l’ingrediente fondamentale per essere dei buoni genitori.
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