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9 Novembre 2023
11:00

Antonio Ornano, il comico che racconta l’adozione di sua figlia: «La risata è una delle chiavi per denudare i pregiudizi»

Antonio Ornano è un comico ligure che ha saputo raccontare, dissacrandola un po', l'adozione e i pregiudizi razziali di molte persone. Nella sua carriera ha ricoperto diversi ruoli ma il più bello e complesso è quello di papà di Leonardo e Maria Derartu, arrivata ormai 11 anni fa dall'Etiopia per completare le loro vite.

A cura di Sophia Crotti
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Antonio Ornano, il comico che racconta l’adozione di sua figlia: «La risata è una delle chiavi per denudare i pregiudizi»
Antonio Ornano e i suoi figli

Professore, avvocato, etologo amante delle bestie feroci e biologo sono tutti ruoli che Antonio Ornano, comico ligure, ha interpretato calcando i palchi più famosi d'Italia e partecipando a programmi di successo come Zelig e, più recentemente, Only Fun. Tra le mura domestiche però riveste il ruolo più complesso, quello di papà, per il quale non esistono copioni già scritti e si può solo improvvisare: «Invidio i genitori pieni di sicurezze, ma navigo a vista, annaspando spesso».

Ad aspettarlo quando torna dalle sue trasferte lavorative ci sono sua moglie, il biondissimo Leonardo, dai riccioli d'oro e alle prese con i primi segnali dell'adolescenza e Maria Derartu, nata in Etiopia 12 anni fa. Due figli che, come spesso dice sul palco, esteticamente non gli assomigliano per nulla, ma che lo hanno completato, dando lui un nuovo equilibrio e rivelandogli, senza saperlo, il senso della vita.

Ma ci sono cose per le quali un comico non ride? Moltissime, prima fra tutte il razzismo, che combatte parlando sul palco dell'adozione di sua figlia, ma anche imparando a relativizzare i commenti delle persone, spesso legati a un retaggio culturale che proprio le risate che lui con i suoi sketch provoca, possono mettere a nudo. «Un comico non ti insegna la vita, ma può lasciarti importanti spunti di riflessione»

Antonio, ci racconti la tua famiglia?

La mia famiglia è composta da me, mia moglie, Leonardo, che è il nostro primogenito biologico e ha quasi 15 anni, e Maria Derartu, la nostra secondogenita nata in Etiopia nel 2011. Mi piace scherzosamente definire Leonardo "un incidente di percorso" rispetto alle procedure d'adozione che avevamo iniziato, convinti che non avremmo mai potuto avere un figlio in maniera naturale, e che alla fine ci hanno portato a incontrare Maria.

Antonio ornano

Quando io e mia moglie abbiamo iniziato a cercare di avere un figlio, è stato evidente che non riuscissimo biologicamente. Ci siamo sottoposti a una serie di visite e mia moglie, come moltissime altre donne, è risultata affetta da endometriosi. È seguita un'operazione ma ciò nonostante i medici sono stati molto chiari fin da subito con noi, specificando che per noi sarebbe stato impossibile avere dei figli in maniera naturale.

A questo punto è sorta in maniera spontanea l'idea dell'adozione, dal momento che stavamo già adottando un bambino a distanza e abbiamo quindi avviato le pratiche. Qui è iniziata un'attesa lunghissima, durante la quale, ancora prima di ricevere l'idoneità dal Tribunale dei minori, abbiamo girato 14 enti autorizzati CAI in giro per l'Italia, per poi sceglierne uno vicino a noi che era presente sul territorio Etiope e della Colombia. Abbiamo ottenuto l'idoneità e una volta firmate e completate tutte le pratiche siamo rimasti in attesa della famosa chiamata che confermasse l'abbinamento con una bambina o un bambino.

Il giorno che abbiamo scoperto che mia moglie era incinta è stato lo stesso in cui il Tribunale ci ha chiamato per dirci che eravamo stati abbinati a un bambino

La cosa più romanzesca di questa storia è la coincidenza più incredibile che potesse capitarci. Una sera torno a casa dal lavoro e mia moglie mi dice che aveva avuto un ritardo nel ciclo e quindi aveva deciso di fare un test di gravidanza, che contro ogni previsione era risultato positivo. Il giorno dopo, per avere la certezza di essere in attesa di un bimbo, siamo andati dalla ginecologa che, incredula, ci ha detto che mia moglie era incinta da due settimane. Un'ora dopo, con un tempismo clamoroso, arriva la telefonata che aspettavamo da ormai 3 anni e mezzo, eravamo stati abbinati a un bimbo.

Abbiamo dovuto rinunciare all'adozione perché avevamo fatto domanda come coppia senza figli e il fatto che ora stessimo per diventare genitori, se avessimo mandato avanti le pratiche, avrebbe solo rischiato di far rimanere quel bimbo appeso a chissà quale intoppo burocratico.

Una volta nato Leonardo, però, abbiamo ricominciato l'iter per l'adozione, siamo stati abbinati a una bimba, ma l'abbinamento non è andato a buon fine, causa la mancanza di alcuni documenti in Etiopia e alla fine, nel 2012 è arrivata Maria, uno scricciolo di appena un anno di vita, a completare la nostra famiglia.

Cosa significa per te essere papà?

Essere papà per me significa da un lato spostare completamente i miei orizzonti verso i figli e dall'altro lato sentire che i miei figli sono ciò che mi da più senso in assoluto. Sembra una banalità ma i miei figli mi hanno completato, dandomi un equilibrio che prima non avevo. Sono un papà che, come penso faccia ogni genitore, naviga a vista. Invidio tantissimo chi ha grandi certezze, io annaspo, imparo a fare il papà strada facendo.

Antonio Ornano

Ora per esempio sono alle prese con la gestione dell'adolescenza, per la quale non ho esperienze.  La cosa che mi è stata chiara fin da subito è che comunque, come accade in qualsiasi famiglia, non potevo pensare di avere lo stesso approccio educativo con due fratelli.

Leonardo e Maria hanno due identità chiare e distinte, ed è importante trovare il modo per comunicare ed essere empatico. Poi mia figlia, sicuramente si porta dietro un enorme bagaglio per il quale bisogna portare molto rispetto, ma le difficoltà che ho riscontrato con i miei figli fin ora sono di carattere generale, non legate all'adozione per esempio.

Hai detto in precedenti interviste che per te le due esperienze di paternità, quella biologica e quella adottiva, sono state "equipollenti". Hai provato le stesse emozioni la prima volta che hai preso i tuoi figli in braccio?

In termini di intensità ho provato le stesse emozioni, ovviamente si tratta di due situazioni completamente diverse. Avendo partecipato al parto di Leonardo, quando l'ho visto venire al mondo, per me è stata la gioia più forte mai provata fino a quel momento. Mi sono chiesto poi, riprendendo in mano dopo 3 anni le carte per l'adozione se avrei provato la stessa intensità.

Antonio Ornano e i figli

Ed è stato così, anche Maria l'ho vista per la prima volta quando siamo arrivati in Etiopia, non l'avevo mai vista nemmeno in fotografia, sapevo solo che fosse una bambina. Ho provato delle emozioni potentissime, lei è scesa da una macchina sulla quale c'erano anche tre tate e altri 2 bimbi, oltre a lei, ognuno dei quali sarebbe diventato il figlio di una delle coppie che li aspettava, insieme a me e mia moglie, guardandoli dalla finestra di una stanzetta lì vicino. Quando me l'hanno data in braccio per la prima volta, è stato un momento di una potenza infinita.

Sono state esperienze diverse ma come è diversa la genitorialità mia rispetto a quella di mia moglie, o il modo di approcciarsi a un figlio, piuttosto che a un altro, ma non è diverso in termini di intensità.

Nei tuoi sketch comici parli di adozione e dei pregiudizi della gente, dissacrandoli. Ridere è la chiave per sensibilizzare su questa realtà?

È una delle chiavi, non l’unica. La risata aiuta a denudare determinati meccanismi a volte anche inconsci, dettati forse da retaggi culturali. Però in generale io riguardo i pregiudizi delle persone e a ciò che dicono penso che si debba anche saper andare oltre. Penso che le parole siano importanti ma che sia altrettanto fondamentale saperle interpretare e contestualizzare, in base alle intenzioni di chi le pronuncia.

Ovviamente esiste un gergo pericoloso, ma non ci si può fermare al primo impatto.

Antonio ornano sul palco

Per esempio di recente mi è capitato di andare allo stadio con mia figlia che è del Genoa come me, davanti a noi, nella fila sotto, c'era un signore sui settant'anni che rivolto verso un giocatore della squadra avversaria lo apostrofa con insulti razziali. Alla terza volta che usava le stesse parole nei confronti del giocatore gli ho chiesto di smetterla, lui si è un po' alterato dicendomi di non gridare. Quando poi all'intervallo lui si è girato e ha visto mia figlia, che non si era accorta di nulla tra l'altro, mi ha fatto molta tenerezza, provava a chiedere scusa a mia figlia, a scusarsi con me. È stato questo il caso dell'utilizzo comunque improprio di una parola terribile ma che sono riuscito a contestualizzare, per poter andare oltre.

Come raccontate l'adozione ai vostri figli?

In maniera molto spontanea e naturale, è stato tutto molto chiaro fin dal principio, non c'è stato un momento in cui abbiamo rivelato qualcosa.

È stato tutto molto chiaro fin dal principio, non c'è stato un momento in cui abbiamo rivelato qualcosa.

Mio figlio Leonardo è venuto con noi in Etiopia quando aveva 3 anni e mezzo, per conoscere Maria, e lei ha un suo libro di ricordi nel quale noi abbiamo documentato tutta la sua storia, oltre a essere supportata da una psicologa anche nella crescita. Fin da subito le abbiamo parlato della mamma di cuore e della mamma di pancia che le ha dato la vita, tutto questo rimane nel suo bagaglio e in generale il tema dell'adozione viene sempre fuori.

C'è qualcosa sull’adozione che prima di adottare tua figlia non sapevi?

Dell'adozione non sapevo essenzialmente le cose che riguardavano me. Quando ho iniziato il percorso dell'adozione, mi sono accorto che nel mio immaginario mi auguravo di avere un bimbo piccolo, che fosse in qualche modo simile a un bambino appena nato. A noi è successo così, ma frequentando corsi, associazioni, altri genitori adottivi, psicologi e assistenti sociali, mi sono reso conto che alla fine anche se il bimbo avesse avuto 7 o 8 anni sarei stato pronto ad essere suo padre. Questa è stata una scoperta mia personale, però.

Antonio Ornano

In generale tante cose si scoprono attraverso alle associazioni, dal confronto con chi ha già vissuto questa esperienza si comprendono tante cose, anche le problematiche a cui si può andare in contro, poi tutto dipende dal bambino che accogli o dal Paese di provenienza per esempio. Ci sono per esempio alcuni bimbi che prima dell'adozione vivono diversi anni in contesti anaffettivi, mia figlia però proviene dall'Africa e, come prevede la cultura del luogo, a prendersi cura di lei prima che arrivasse da noi, quando i suoi genitori biologici non c'erano più, è stato il villaggio.

Leonardo, come ha vissuto e vive l’adozione di sua sorella?

In maniera sana, come i fratelli accolgono le loro sorelle, bisticciando in continuazione.

Io e mia moglie, quando abbiamo deciso di riprendere le carte per l'adozione, ci siamo domandati cosa stessimo facendo, volevamo chiudere un cerchio? Benissimo, ma tra noi c'era anche Leonardo, non potevamo più scegliere solo io e lei.

Ragionando ci siamo resi conto che per Leonardo avere una sorella adottiva sarebbe stato qualcosa di meraviglioso e dal forte impatto emotivo. Vivere questa esperienza gli ha dato l'opportunità di avere tra le mura di casa una grossissima apertura nei confronti del mondo, che per ignoranza a volte non si ha. Leonardo, che conosce bene la storia di sua sorella, sa, come tutti noi, quanto sia stato fortunato, e sa anche che molte persone devono andarsene dal luogo in cui nascono se desiderano avere le opportunità di tutti gli altri.

L’arrivo dei vostri figli ha cambiato qualcosa nella coppia?

Sì, l'arrivo dei figli cambia tutto. Sono cambiate proprio le priorità, la quotidianità mia e di mia moglie è cambiata lentamente, ponendo al centro loro.

L'arrivo dei figli cambia tutto ma la genitorialità è entusiasmante per la coppia

Questi cambiamenti non si traducono nel togliere spazio alla coppia in quanto tale, ma nel vivere situazioni che non si potrebbero vivere senza i figli, lo sport, le amicizie, i primi traguardi. La genitorialità è entusiasmante per la coppia sotto molti aspetti.

Ci sono delle frasi della gente che ti danno particolarmente fastidio su tua figlia o sull'adozione in generale?

Io sono molto sensibile al tema del razzismo e dell'intolleranza in generale. Basti pensare che il pezzo comico che ho fatto sulla mia esperienza di adozione, è nato come un pezzo che io avrei dovuto scrivere contro il razzismo.

Il problema è che quando si fanno pezzi comici su temi delicati e importanti, il rischio è quello di essere banali, retorici o predicatori. Se io mi metto nei panni di uno spettatore non voglio che il comico mi insegni la vita. Prima di tutto il comico mi deve far ridere e in secondo luogo, deve lasciarmi uno spunto di riflessione o per lo meno un punto di vista, con il quale posso o non posso essere d'accordo, di certo non una verità assoluta. Dunque su suggerimento dei miei autori ho deciso di raccontare la mia esperienza dell'adozione. Nel racconto ovviamente vi è il mio punto di vista ma non ho certo la presunzione di credere che sia incontestabile.

Antonio Ornano

Del razzismo non riesco ad accettare che quando ce la si prende con un profugo, una persona che attraversa un deserto a piedi o rischia di morire su un gommone, si perde di vista innanzitutto che si è incredibilmente fortunati e in secondo luogo che queste persone stanno andando alla ricerca di cibo, che è una cosa ancestrale.

Odio la retorica che vi è dietro, per me è inconcepibile, non è solo il problema politico, ma anche quello ideologico. Il grande paradosso è che per esempio mia figlia non ne sia soggetta perché stando con me o con mia moglie, non è neanche più percepita come una bimba con il colore della pelle diverso dal nostro. Quando invece è da sola, so benissimo che il rischio è più alto.

E Maria e ha ascoltato il tuo sketch sull'adozione?

Sì certo, Maria è venuta proprio a teatro. Ma devo dire che per entrambi i miei figli è normale che io salga sul palco, non la vivono male, non si esaltano perché il loro papà va in televisione. Lo vivono semplicemente come "il lavoro di papà", nulla di più.

Sei spesso in giro per lavoro, come si concilia la tua vita lavorativa con quella genitoriale?

È complesso, anche se da un lato man mano che i bimbi crescono assumono sempre più autonomia, tornano da scuola da soli, possono stare a casa anche da soli, e hanno tantissimi impegni sportivi, Maria fa atletica, Leonardo fa calcio.

Antonio Ornano

Noi cerchiamo di esserci, li portiamo agli allenamenti, stiamo vicino a loro quando hanno momenti di difficoltà, li aiutiamo con i compiti, è tutto un soppalco settimanale tra me e mia moglie che cerchiamo di organizzarci.

La tua professione è quella di un artista, pensi che questa influisca sulla tua persona e sul tuo modo di essere genitore?

No è più il mio modo di essere genitore che influisce sulla mia capacità di intrattenere le persone. Poi c'è un grande paradosso per chi ama fare il comico e recitare, che si ha il privilegio di andare sul palco e scoprire di essere ancora più autentico lì, rispetto a quanto tu lo sia nella vita. Quello che mi piace cercare di solito è far ridere e trovare un'autenticità nel far ridere, che è la mia autenticità.

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Sophia Crotti
Redattrice
Credo nella bontà e nella debolezza, ho imparato a indagare per cogliere sempre la verità. Mi piace il rosa, la musica italiana e ridere di gusto anche se mi commuove tutto. Amo scrivere da quando sono piccola e non ho mai smesso, tra i banchi di Lettere prima e tra quelli di Editoria e Giornalismo, poi. Conservo gelosamente i miei occhi da bambina, che indosso mentre scrivo fiduciosa che un giorno tutte le famiglie avranno gli stessi diritti, perché solo l’amore (e concedersi qualche errore) è l’ingrediente fondamentale per essere dei buoni genitori.
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