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14 Maggio 2023
17:00

Chi sono le mamma single in Italia?

In Italia le mamme single sono sempre di più ma a fronte di una società che cambia, le difficoltà quotidiane continuano ad essere sempre le stesse...

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Chi sono le mamma single in Italia?
In collaborazione con la Dott.ssa Agnese Vitali
Professoressa Associata di Demografia presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento
Mamme single

In un Paese che, dati alla mano, continua ad assistere ad un restringimento del numero di componenti per nucleo familiare, il fenomeno delle mamme single appare sempre più rilevante e che ci racconta molto dei profondi mutamenti che stanno interessando la società.

Se infatti da un lato la figura della madre senza partner non corrisponde più necessariamente a quella della vedova o della moglie abbandonata, dall'altro le complicate circostanze socio-economiche del nostro Paese e quel pizzico di pregiudizio sempre duro a morire continuano a rendere quello della mamma single un compito "per cuori forti".

Cosa ci dicono i dati demografici

Un un tempo la maggior parte dei nuclei monogenitoriali andava a formarsi quando uno dei due genitori veniva a mancare. Oggi però vedovi e vedove non risultano più la componente preponderante, soppiantata da genitori single e, in particolare, da mamme che vivono solamente con i propri figli.

Ma quante sono queste madri? L'ultimo rapporto annuale ISTAT del 2022 ci parla di circa un milione e 800 mila nuclei con un solo genitore (non vedovo). Ben un milione in più rispetto a venti anni fa.

Di questi, ben l'86,4% è rappresentato da famiglie in cui l'unico genitore è una donna (1,5 milioni circa), anche se negli ultimi anni l’incidenza dei padri single appare in leggero aumento (oggi siamo al 19,1% contro il 15/16% di qualche anno fa).

«Prima la componente "genitore vedovo" era alta e comprendeva la stragrande maggioranza dei nuclei monogenitoriali – ci spiega Agnese Vitali, Professoressa Associata di Demografia presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento – Ora, invece, complice la diminuzione della mortalità e dei cambiamenti sociali, assistiamo ad una prevalenza di divorzi e scioglimenti delle unioni».

Nel conteggio rientrano naturalmente anche le donne single che hanno deciso di diventare madri recandosi all'estero per ricorrere a tecniche di PMA, tuttavia al momento non esistono rilievi statistici che possano quantificarne l'esatto numero.

Mamme sole? Non per forza

Le nuove e più snelle regole in fatto di scioglimenti di coppie hanno dunque contribuito in modo significativo a modificare l'aspetto delle famiglie italiane. Tale metamorfosi però non presenta una sola ed univoca chiave di lettura.

La maggiore elasticità del diritto di famiglia ha indubbiamente semplificato divorzi e separazioni, tuttavia i recenti approcci giurisprudenziali (come il sempre più diffuso l'affidamento congiunto) hanno contribuito a favorire un nuovo tipo di rapporto tra ex-partner dove, a meno di rotture traumatiche o particolarmente conflittuali, entrambi i genitori si trovano a collaborare per la crescita e l'educazione dei figli.

«È cambiato il modo di separarsi e si è andato molto verso la genitorialità condivisa – riassume la demografa Vitali –  quindi formalmente il figlio viene “assegnato” ad un solo genitore, ma passa molto tempo anche con l’altro».

Un bel passo in avanti, che però molto spesso non basta a diminuire il numero di sfide che le madri single in Italia devono affrontare ogni giorno.

La sfida delle mamme single

Al netto dei miglioramenti dell'ultimo decennio, in linea di massima il nucleo monogenitoriale continua a disporre di minori risorse economiche e possibilità.

«Le famiglie monogenitori tendono ad avere livello d’istruzione minore, minore percentuale di occupati in posizioni qualificate, percentuale di non occupati maggiore, soprattutto tra le mamme sole» afferma Vitali, che sottolinea anche come le famiglie monogenitoriali siano anche quelle maggiormente esposte ad un più alto rischio di povertà.

Secondo i dati di Openopolis, nel 2021 la percentuale di nuclei monogenitoriali con minori a carico in povertà assoluta si è fissata all'11,5%.  Si tratta perlopiù di mamme con figli e anche se la maggioranza di loro (63,8%) risulta occupata, in molti casi le risorse sembrano non bastare per soddisfare tutti i bisogni essenziali di una famiglia.

Una persona sola, dopotutto, ha mediamente meno reddito di una coppia e la conciliazione lavoro-famiglia risulta ancora più complicata se non si ha la fortuna di poter contare sull'aiuto di amici o parenti: la maggior parte degli impieghi in Italia non offre ancora la flessibilità necessaria per mantenere una mansione qualificata e, al contempo, badare a tutte le esigenze di cura dei figli, anche perché i servizi pubblici a supporto dei genitori risultano spesso inaccessibili o troppo costosi (come nel caso degli asili).

Il tutto si traduce quindi in un largo ricorso a impieghi part-time che, in certi casi, può condizionare anche le possibilità di spesa per un'abitazione adatta alle esigenze della famiglia, soprattutto tenendo in considerazione il fatto che In Italia il gender gap rimane un problema di forte attualità e che gli stipendi delle donne rimangono mediamente inferiori a quelli degli uomini.

Il dovere di non voltarsi dall'altra parte

Come facilmente intuibile, una simile centrifuga quotidiana rischia di comportare notevoli ripercussioni anche a livello sociale per le mamme single e i loro figli.

Maturare un senso d'isolamento e alienazione nei confronti di mondo ostile e frenetico è molto facile quando non si ha nemmeno un secondo per tirare il fiato e godersi i frutti della propria fatica.

Per questo negli anni molte organizzazioni non-profit hanno cominciato a concentrarsi sull'aiutare le madri single a trovare lavoro, offrendo loro programmi di formazione e supporto per l'imprenditorialità, anche se solo l'attuazione di serie politiche socio-economiche – come l'attivazione di servizi più accessibili ed efficienti o l'incentivazione allo smart-working – potranno imprimere una svolta decisiva alla situazione.

La speranza va dunque in che uno Stato che finalmente sta aprendo gli occhi sulla necessità di venire incontro alle famiglie, magari non si occupandosi solamente dei bambini che devono ancora venire al mondo, ma iniziando a sostenere anche chi genitore lo è già e ha bisogno di tutto il supporto possibile per garantire a  propri figli una vita dignitosa e soddisfacente.

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Niccolò De Rosa
Redattore
Dagli studi umanistici all'esperienza editoriale, sempre con una penna in mano e quel pizzico d'ironia che aiuta a colorare la vita. In attesa di diventare grande, scrivo di piccoli e famiglia, convinto che solo partendo da ciò che saremo in grado di seminare potremo coltivare un mondo migliore per tutti.
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