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5 Agosto 2023
14:00

I bambini possono fare il bagno quando l’acqua del mare è sporca?

Fare il bagno in acque marine sporche è un rischio per i piccoli. Il mare non è sterile e vi si trovano batteri. In caso di acque contaminate, aumenta il pericolo di contrarre infezioni cutanee, virus e malattie.

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I bambini possono fare il bagno quando l’acqua del mare è sporca?
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Quando l’acqua salata è sporca è meglio che i piccoli stiano alla larga dal mare. Tenere a freno il desiderio di tuffarsi non è semplice, specie se la temperatura esterna è elevata, tuttavia si raccomanda ai genitori di considerare la qualità delle acque in cui si immergono i figli prima di concedere il bagno. Il contatto con acqua di mare contaminata da batteri, infatti, rischia di provocare malattie, infezioni ed eruzioni cutanee nei piccoli. Inalare e/o ingerire  acqua inquinata causa malattie respiratorie, infezioni agli occhi, alle orecchie e al naso, gastroenterite, dissenteria. Ecco perché è importante sapere se l’acqua del mare è sporca o pulita prima di nuotarci dentro. Capirlo non è semplice: non è detto che l’acqua cristallina sia pulita.

Quali sono i rischi per il bambino

Fare il bagno quando l’acqua del mare è sporca e inquinata non è indicato né per i grandi né per i piccoli. I bambini, in particolare, sono più esposti degli adulti al rischio di contrarre infezioni e malattie.

In generale, comunque, l’acqua del mare non è sterile, nonostante possa apparire pulita alla vista. I batteri entrano nel corpo per contatto con occhi, orecchie, naso, oppure attraverso tagli e graffi sulla pelle.

Tra i rischi di toccare, inalare, ingerire acqua inquinata sono inclusi:

  • Malattie respiratorie
  • Infezioni a occhi, orecchie, naso
  • Eruzioni cutanee e problemi della pelle
  • Gastroenterite, con nausea, diarrea, vomito, mal di stomaco, mal di testa, febbre
  • Febbre tifoide, epatite, dissenteria (in caso di acque fortemente inquinate)

Come capire se l’acqua del mare è sporca

Esistono una serie di consigli pratici da tenere presenti per evitare che i bambini si immergano in acque marine sporche e inquinate:

  • Controllare gli avvisi di nuoto e cercare cartelli o bandiere in spiaggia: avvisi, messaggi, cartelli di divieto sono modi diversi per avvertire che è vietato o sconsigliato entrare in contatto con quell’acqua
  • Evitare il contatto con l’acqua immediatamente dopo forti piogge e temporali per il rischio che, nelle acque, siano confluiti inquinanti dagli scarichi fluviali e dalle acque piovane
  • Evitare di nuotare vicino a fossati e scarichi fognari, dove è alta la concentrazione di agenti contaminanti
  • Non imitare altri nuotatori: solo perché altri bagnanti sono a mollo, non significa che l’acqua sia pulita
  • Cercare le dita dei piedi: se non si riescono a vedere i piedi del piccolo mentre si cammina in acqua, a volte è meglio stare alla larga dal mare, anche per il rischio di calpestare qualcosa di appuntito

I segnali per capire se il mare è sporco sono diversi:

  • Schiuma gialla dovuta alla decomposizione delle alghe marine e/o agli sversamenti in acqua di fertilizzanti agricoli, che causa irritazione alla pelle e agli occhi
  • Superficie dell’acqua lattiginosa e iridescente, schiuma, fondali coperti da una patina di colore bruno, stelle marine e ricci senza vita, segni della presenza di alghe tossiche (Ostreopsis Ovata), che causano problemi alla pelle e alle vie aeree
  • Bagnasciuga liscio, senza conchiglie e fauna selvatica, dovuto ai fertilizzanti e alla scarsa salute del litorale
  • Chiazze di colore bruno sulla superficie del mare dovute ad alghe e batteri presenti in acqua, alle alte temperature e/o al sistema fognario
  • Scogli privi di mitili, vongole, ricci, coralli e ostriche, a causa dell’acidificazione delle acque
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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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