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24 Marzo 2024
14:00

Pop-it, il gioco per bambini per combattere l’ansia funziona davvero?

Il pop-it è un giocattolo per bambini utilizzato, oltre che a scopo ludico, come anti-stress. Ma funziona davvero?

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Pop-it, il gioco per bambini per combattere l’ansia funziona davvero?
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Un tempo quella inspiegabile sensazione di piacere e compiacimento si otteneva schiacciando le bolle d’aria del pluribull, il materiale da imballaggio che riveste gli articoli fragili nelle scatole di cartone. Oggi l’anti-stress improvvisato è stato rimpiazzato da un giocattolo multicolore, il pop-it, che rientra nella categoria dei “fidget toys” (letteralmente, “giocattoli inquieti”, anche se il termine è quasi intraducibile) e che, come la sabbia cinetica, lo “slime” e gli “spinner”, ha conquistato i più piccoli. Si tratta di una tastiera quadrangolare in silicone con, al posto dei tasti, delle piccole protuberanze tondeggianti che, se premute verso il basso, producono un soddisfacente “pop”. Ideato da due designer di giochi israeliani, Theo e Ora Coster, negli ultimi anni è diventato popolarissimo tra i bambini, tanto che il Wall Street Journal l’ha ribattezzato «the toy of the pandemic», «il giocattolo della pandemia». Al passatempo di gomma sono state attribuite diverse (presunte) funzioni, oltre a quella ludica: dal rilassamento allo sviluppo cognitivo, della motricità fine e delle competenze logico-matematiche. Sono stati sollevati pure dei dubbi sulla sicurezza del pop-it, sconsigliato sotto ai 3 anni di età.

A cosa serve il pop-it ai bambini

Perché i piccoli si divertono a “scoppiare” i pulsanti di quei morbidi aggeggi in silicone? Se lo stanno domandando perfino i ricercatori, che negli ultimi anni hanno pubblicato degli studi a riguardo.

I dischi di gomma sono innanzitutto dei giocattoli che attirano i bambini per i colori sgargianti o confetto e per il materiale deformabile e piacevole al tatto. Oltre ai pop-it più tradizionali quadrangolari, in commercio ne esistono ormai per tutti i gusti: a forma di unicorno, mela, stella, emoji con la linguaccia, gatto…

Più dibattuta è la presunta funzione “terapeutica”, rilassante e calmante, del pop-it. Uno studio pubblicato nel 2023 sulla rivista La Pediatria Medica e Chirurgica ha indagato l’efficacia del giocattolo come mezzo per contrastare l’ansia nei piccoli pazienti dei reparti pediatrici durante la terapia inalatoria. La ricerca ha conferito un valore positivo al pop-it, «consigliato come giocattolo alternativo negli ospedali».

Ai giocattoli “agitati”, nello specifico al fidget spinner, è stata attribuita la capacità di alleviare lo stress e migliorare la concentrazione e il controllo motorio. Uno studio più recente ne ha avvalorato la tesi, suggerendo che i “fidget toys” siano particolarmente efficaci in classe in caso di bambini con ADHD, irrequieti, nervosi e impazienti, perché in grado di acquietarli.

A volte il pop-it viene utilizzato per sfogare la rabbia, come uno strumento di autoregolazione del temperamento emotivo, paragonabile al “barattolo della calma” di stampo montessoriano (anche se la sua efficacia non è mai stata confermata dalla scienza).

C’è perfino chi lo impiega con lo scopo di sviluppare competenze logico-matematiche. Docenti e ricercatori di matematica sostengono che la manipolazione faciliti l’apprendimento della disciplina dei numeri. Trovano quindi nel pop-it uno strumento in grado di unire l’insegnamento delle abilità matematiche al gioco. Come? Ad esempio, si riempiono i buchi del pop-it con biglie per aiutare a contare.

Per riassumere, i vantaggi che sono stati associati all’utilizzo dei pop-it sono:

  • Sviluppo di competenze cognitive
  • Sviluppo di motricità fine
  • Rilassamento e anti-stress
  • Concentrazione
  • Sviluppo di competenze logico-matematiche

Ricordiamo, comunque, che ad oggi mancano prove scientifiche su larga scala che ne confermino l’efficacia come mezzo per combattere lo stress e l’ansia.

È pericoloso per i bambini?

Tuttavia, tanti sono più scettici e cauti nel definire il pop-it uno strumento adatto, o addirittura consigliato, per i più piccoli.

Rischio di soffocamento

Innanzitutto, non va lasciato nelle mani dei bambini prima dei 3 anni di età per ragioni di sicurezza. C’è il rischio che si stacchino delle parti del giocattolo (come le bolle) e che il piccolo le ingerisca, soffocandosi.

In generale, comunque, anche dopo i 36 mesi è opportuno controllare che il bimbo non metta il pop-it in bocca. In caso si notino segni di usura o lacerazione, si consiglia di sostituirlo con uno nuovo. In più, siccome alcuni pop-it vengono realizzati con diversi tipi di plastiche, potrebbero contenere tracce di contaminanti (come gli ftalati) e potrebbero rilasciare sostanze allergizzanti.

Un’utile accortezza è quella di verificare che sia presente sul pop-it la marcatura CE e l’indicazione del produttore per essere certi che rispetti le direttive sulla sicurezza dei giocattoli.

Distrazione

Come abbiamo già sottolineato il pop-it cattura l’attenzione del piccolo, che si concentra su quell’affare dalle sfumature arcobaleno. Il che non è sempre un aspetto positivo. C’è chi infatti sostiene che ne vada fatto un uso limitato poiché è un giocattolo che distrae i bambini, specie in classe. Sono tanti gli scolari che lo portano sui banchi, essendo un gingillo piccolo, non rumoroso e maneggevole, utilizzandolo come diversivo dalle noiose lezioni, più che come innocuo anti-stress.

Non è un accessorio da cucina

I pop-it non vanno assolutamente usati in cucina e non vanno messi a contatto con gli alimenti. Eppure, sul web circolano video con milioni di visualizzazioni in cui i dischi in silicone vengono utilizzati impropriamente come stampini per biscotti e muffin o per ottenere il ghiaccio a palline. Il Bfr, l’Istituto Federale Tedesco per la Valutazione del Rischio è intervenuto rilasciando un comunicato per chiarire le potenziali criticità che derivano da un uso scorretto del pop-it, che non deve entrare in contatto con cibi e bevande.

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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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