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19 Giugno 2023
15:30

Il caso dei TheBorderline e il problematico rapporto tra giovani e social. I 10 segnali che dovrebbero far allertare i genitori

Le insidie del mondo online sono innumerevoli, il recente caso di cronaca che ha visto coinvolti i The Borderline, ha riacceso i riflettori su una problematica esistente da tempo. Ecco quali sono i segnali che nostro figlio è rimasto intrappolato nelle insidie della rete e come intervenire.

A cura di Sophia Crotti
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Il caso dei TheBorderline e il problematico rapporto tra giovani e social. I 10 segnali che dovrebbero far allertare i genitori
In collaborazione con la Dott.ssa Elisabetta Lupi
Psicologa
rischi online

Con il recente caso di cronaca che ha visto coinvolti i The Borderline, 5 giovani ragazzi che tra i loro contenuti proponevano challenge al limite, come specificava il nome del loro canale, chiuso dopo l'incidente che ha visto coinvolte 2 persone e la morte di un bambino di 5 anni, molti genitori si sono posti domande riguardo l'utilizzo che i loro figli fanno dei social.

Quali canali seguono? Riescono a percepire cosa è giusto e cosa è sbagliato online? Quante ore passano davvero in rete?

Sembrano domande banali, alle quali ogni genitori, che trascorre tempo con i suoi figli, dovrebbe saper rispondere, ma in un mondo che vede tutte le generazioni, grandi e piccini, sempre connesse, quali sono i segnali che qualcosa non va? E come si possono cogliere?

I segnali che qualcosa non va

La dipendenza dai social network, l'adescamento online, l'essere vittima di cyberbullismo o diventare un cyberbullo, incontrare contenuti espliciti in tenera età, avere come idoli esempi malsani, sono solo alcune delle trappole della rete nelle quali spesso i nostri ragazzi inciampano. Ecco i segnali che dovrebbero far pensare a noi genitori che è il momento di intervenire:

  1. La porta sempre chiusa della loro cameretta: i ragazzi spesso, si rinchiudono in camera e ci stanno tutto il pomeriggio, dopo la scuola. Noi genitori diamo per scontato che siano lì a fare i compiti, invece delle 4 ore che trascorrono con i libri aperti, la metà sono online sul cellulare, davanti ai video di YouTube o ai videogame. Possiamo accorgercene perché da quella stanza non hanno voglia di uscire neanche per mangiare, per fare pipì o bere un bicchier d'acqua.
  2. Rabbia e ansia apparentemente immotivate: il ragazzo poi, privato dei social network, del suo cellulare o del pc, potrebbe diventare molto ansioso, essere facilmente irritabile e reagire male a qualsiasi nostro gesto, anche questo è un segnale che qualcosa non va.
  3. Necessità di essere sempre online: se siamo in cantina a fare dei lavori e chiediamo a nostro figlio di aiutarci, se andiamo tutti insieme a fare una gita in montagna e il telefono non prende nel ragazzo si scatena il panico. Paura di rimanere tagliato fuori dai programmi dei suoi amici, di non potersi tenere aggiornato con le loro pubblicazioni sui social.
  4. Necessità di devices tecnologici sempre più all'avanguardia: il fatto che nostro figlio ci chieda continuamente dispositivi digitali nuovi, è sintomatico del fatto che si sta sempre di più immergendo in questa realtà digitale.
  5. Ansia quando qualcuno entra improvvisamente in camera: se nostro figlio cerca di coprire gli schermi, nasconde il cellulare, risulta molto spaventato quando entriamo in camera, cerchiamo di indagarne il motivo.
  6. Bugie sul tempo di utilizzo dei dispositivi: parlando con i nostri figli se tergiversano al posto di rispondere seccamente alla domanda "Quanto sei stato online oggi?" . Oppure se messi alle strette, chiedendogli infatti di poter controllare dal loro telefono quanto sono stati online rispondono in maniera molto aggressiva potrebbe essere un sintomo di dipendenza.
  7. Cambiamento improvviso nel comportamento: se nostro figlio inizia ad utilizzare un lessico violento, a raccontare di challenge che ha visto online con leggerezza, modifica il modo di porsi e comportarsi, potrebbe essere stato indotto da qualcuno online a farlo.
  8. Isolamento: se nostro figlio non parla più, risulta privo di stimoli, non è interessato a comunicare con noi, parenti o amici, qualcosa non va. Perché è il chiaro segnale che la vita reale ha perso di importanza.
  9. Rifiuto a darci in mano il loro cellulare: siamo in macchina il nostro telefono ha la batteria ko, allora chiediamo a nostro figlio di prestarci il cellulare, posizionandolo sull'apposito appoggio per il navigatore, ma lui si rifiuta categoricamente, o il cellulare è nelle sue mani o non possiamo utilizzarlo.
  10. Dismorfismo o autolesionismo: purtroppo sono solo alcune delle estreme conseguenze che l'utilizzo smodato dei social può causare negli adolescenti, già molto fragili nei riguardi della loro immagine. Se continuano a dirci che non si piacciono, se notiamo tagli o ferite o lividi sulla loro pelle, è evidente che la situazione necessità del nostro intervento.

Come intervenire

In un mondo digitale nel quale siamo tutti perfettamente inseriti, in cui passiamo metà della giornata sul pc per lavoro e l'altra metà sui social o guardando la tv, sembra molto difficile pensare di poter intervenire quando i social diventano un problema per i nostri figli.

essere presenti

Dobbiamo innanzitutto essere consapevoli che in quel mondo digitale che ora critichiamo siamo immersi anche noi e che nostro figlio ci vede sguazzare lì dentro da quando è nato. Per questo dobbiamo puntare sul responsabilizzare i ragazzi, spiegando loro cosa va e cosa non va e intervenire imparando a chiedere loro come stanno:

  • La cosa prima cosa da fare è cercare di essere, per quanto possibile, buoni esempi. I ragazzi si approcceranno alla rete, consapevoli dell'educazione che gli abbiamo dato. Parliamo loro dei rischi, ascoltiamoli e osserviamoli, intervenendo già ai primi segnali. Togliamo noi per primi gli occhi dallo schermo e torniamo a guardarci in faccia, almeno a tavola.
  • Accompagniamo poi i ragazzi nella creazione dei loro profili online, almeno all'inizio, imporre delle regole fa parte del nostro ruolo genitoriale, non vuol dire limitare la loro libertà ma proteggerli.
  • Chiediamogli di fare dei gesti di digital detox: imporsi un orario di utilizzo massimo dei dispositivi digitali, controllare il tempo di utilizzo, addormentarsi col telefono lontano da loro, così non saranno tentati di utilizzarlo prima di addormentarsi.
  • Facciamoli uscire di casa: ormai il mondo fuori dalle mura domestiche ci terrorizza, ma i ragazzi possono trovare insidie anche online, cerchiamo di uscire dalla concezione secondo la quale i ragazzi, tutto il giorno in casa sono al sicuro.
  • Se i nostri figli palesano malessere o disagio, oltre a chiedere loro come stanno, agiamo contattando un esperto.
  • Facciamogli capire che per qualsiasi cosa ci siamo e che se hanno commesso qualche errore, devono poterne parlare con noi, per cercare di risolvere.

Il parere della psicologa

I rischi di avere una vita per la maggior parte spesa sui social è che si crea una disconnessione tra ciò che è online e quello che è vita vera, dunque i ragazzi sono sempre meno portati alle relazioni fatte di pelle, suoni, odori, volti. Questo li porta ad isolarsi ed è il pericolo maggiore.

Quindi poi i ragazzi vivono i soli limiti dei social che non sono limiti reali, perché non ci sono confini personali ed emotivi tangibili.

Questa assenza di confini li porta nella vita reale ad avere due tipologie di atteggiamento, alcuni  hanno comportamenti che sono o esagerati o sregolati per sperimentare proprio quei confini. Altri, invece, hanno il terrore di non sapere se esistono questi limiti e ciò li porta ad isolarsi, chiudendosi nelle loro stanze, intimoriti dal mondo esterno.

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Sophia Crotti
Redattrice
Credo nella bontà e nella debolezza, ho imparato a indagare per cogliere sempre la verità. Mi piace il rosa, la musica italiana e ridere di gusto anche se mi commuove tutto. Amo scrivere da quando sono piccola e non ho mai smesso, tra i banchi di Lettere prima e tra quelli di Editoria e Giornalismo, poi. Conservo gelosamente i miei occhi da bambina, che indosso mentre scrivo fiduciosa che un giorno tutte le famiglie avranno gli stessi diritti, perché solo l’amore (e concedersi qualche errore) è l’ingrediente fondamentale per essere dei buoni genitori.
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